venerdì 26 febbraio 2010

La Gelmini e il nucleare: gli studenti devono conoscerlo

Gli studenti dovrebbero avere gli strumenti e le informazioni di base per conoscere una fonte di energia come il nucleare. L’obiettivo di far cadere nelle scuole il tabu del nucleare, tema impopolare soprattutto tra i giovani, è stato annunciato dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. «Bisogna fare una corretta informazione sui rischi, che sono davvero limitati—ha dichiarato durante la presentazione di un progetto europeo sulla conservazione e sicurezza del patrimonio culturale —. Riteniamo che il nucleare debba entrare a pieno titolo anche nelle conoscenze dei ragazzi ».

«Insieme al ministro della Salute Fazio—ha aggiunto—stiamo costituendo un tavolo con esperti di medicina, con il coinvolgimento degli enti di ricerca competenti, per offrire al Paese conoscenze approfondite su un tema propedeutico a scelte politiche ».

mercoledì 24 febbraio 2010

Obama, la scelta nucleare USA ed il silenzio verde in Italia

A fronte della scelta coraggiosa di Obama riguardo l'atomo, sorgono spontanee alcune domande da rivolgere agli oppositori “organici” nostrani al nucleare che pochi giorni fa avevano invaso i media per sparare a zero contro il provvedimento del Governo che dettava norme precise e chiare per l’individuazione dei siti nazionali delle centrali.

Per esempio, vorremmo chiedere alla Presidente uscente del Piemonte come si pone di fronte all’uscita USA visto che lei aveva sostenuto che “il nucleare è una scelta non economica, pericolosa e non più adottata all’estero”. Analogamente, come si giustifica oggi la posizione vetero-ecologista dell’Italia dei Valori contraria al nucleare quando un presidente democrata compie un passo in avanti di tale portata?

Obama ha spiazzato tutti coloro che sin dalla sua elezione lo avevano innalzato ad icona mistica della purezza ambientale basata sul risparmio e l’uso delle fonti rinnovabili: un sogno che non tiene conto del fatto che un paese ha bisogno di energia 24 ore su 24, in maniera continua e regolare, e che questo non si può ottenere dalle fonti rinnovabili, utili ma aggiuntive alle sorgenti primarie. Finché non si troverà qualcosa di nuovo, volenti o nolenti, gli idrocarburi, il carbone ed il nucleare sono scelte dalle quali non si può prescindere. Il nucleare, peraltro, è la sola scelta che permette una reale diminuzione dei gas serra come dimostra il caso della Francia che, con le sue 56 centrali nucleari, è l’unico paese che è riuscito a rispettare i vincoli del Protocollo di Kyoto.

La scelta di Obama, inserita in un piano globale, ha sparigliato i giochi degli oppositori nostrani proprio nel momento in cui il nostro Governo sta rilanciando il nucleare. Sarà interessante vedere le reazioni dei prossimi giorni: aspettiamoci sottili distinguo, frasi furbescamente bizantine del tipo “ negli USA si che la scelta si può fare, ma da noi, con il nostro territorio..”. Per ora tutto tace grazie al rimestio nel fango di questi giorni e che durerà sino alle prossime elezioni amministrative. Da un punto di vista prettamente tecnico lascia estremamente perplessi il titolo con cui Il Sole 24 Ore riportava la notizia e che, non è chiaro su quali basi scientifiche, parla di “Nucleare Verde”! Forse qualcuno gli ha soffiato in anteprima quale sarà il colore delle mura esterne degli impianti che saranno realizzati in Georgia.

Da: L'Occidentale

Il prezzo dell’energia nucleare

Uno dei principali vantaggi dell’energia nucleare in Italia è l’aspetto economico, oltre a quello ecologico. Lo ha affermato il ministro per lo sviluppo economico Claudio Scajola intervenuto il 18 febbraio alla trasmissione “Otto e mezzo” su La 7.

Il ministro ha ricordato che il costo di una centrale nucleare è di circa 4-4,5 miliardi e «già con una quotazione del petrolio di 50 dollari al barile questa energia è più conveniente».

Ma soprattutto c’è la certezza che i costi non subiranno grandi oscillazioni, perché «la materia prima incide per il 10% contro l’80% delle centrali tradizionali».

Infine, Scajola ha dichiarato che «la costruzione delle nuove centrali sarà pagata dal mercato, che deciderà anche la localizzazione dei siti».

lunedì 22 febbraio 2010

Da Obama la lezione nucleare

Dopo aver deluso i pacifisti e chi sognava la sanità pubblica, Obama rompe anche il grande tabù dei Verdi annunciando un piano nucleare da 8 miliardi di dollari. Il governo offrirà questa “garanzia” alle imprese che hanno vinto l’appalto per due nuove centrali atomiche in Georgia. “I nuovi impianti – ha detto il Presidente dalla sede del sindacato degli elettrici – ridurranno le emissioni di CO2 di 16 milioni di tonnellate ogni anno, il che equivale a togliere dalle strade tre milioni e mezzo di automobili”.

Con questa mossa, il Presidente ha ottenuto tre risultati contemporaneamente. Il primo è aver trasformato il nucleare in una parola d’ordine ambientalista, ripensando da sinistra a forme di energia non inquinanti. Il secondo è aver spazzato via la vulgata per cui nel mondo non si costruirebbero più centrali atomiche. Non è così perché siamo in piena new wave dell’atomo: Germania, Olanda, Scandinavia, tutte nazioni che hanno governi e opinioni pubbliche particolarmente attente e consapevoli dal punto di vista ambientalista, nei prossimi anni costruiranno nuove centrali o proseguiranno nei loro programmi precedenti. Lo Stato pioniere, la Francia, che ha fatto dell’atomo la sua principale fonte di energia, progetta 5 impianti e la Gran Bretagna e gli Usa (l’America di Bush e quella di Obama) fanno altrettanto.

C’è poi un terzo risultato che mostra l’abilità politica del Presidente: aver spiazzato i radicali del Partito Democratico è servito ad aumentare il suo consenso in pezzi non trascurabili dell’elettorato indipendente e repubblicano. Come ha fatto Obama a raggiungere questo risultato bipartisan? Esponendosi in prima persona senza farsi condizionare troppo dalle possibili reazioni dell’elettorato alla parola “nucleare”. Grazie a una visione chiara e una progettualità condivisa, visto che l’atomo può essere un ottimo oggetto di scambio con i governatori degli Stati americani e i politici delle comunità locali che ospiteranno le centrali, compresi i suoi avversari (commesse, compensazioni, pochi ma qualificati posti di lavoro, eccetera).

Noi che il nucleare ancora non l’abbiamo dovremmo prendere esempio da quello che è accaduto in America. Non è un discorso che riguarda i Verdi e gli ambientalisti di casa nostra, che se si parla di nucleare paiono francamente irrecuperabili a qualsivoglia forma di dialogo con il governo. Ci rivolgiamo invece a quella parte della classe politica che ha deciso di (ri)lanciare questo progetto. Nel nostro Paese continuiamo a vivere con lo spettro di Chernobyl e a pensare che il mondo possa fare a meno del nucleare. Così anche la nostra classe politica, quella favorevole alle nuove politiche del governo, teme che l’elettorato possa reagire malamente alle centrali – come dimostra la campagna elettorale per le regionali, con Vendola e la Bonino che ripropongono le loro nostalgiche ma ancora propizie battaglie giovanili, senza trovarsi di fronte avversari pronti a sventolare con la stessa chiarezza la bandiera del nucleare, bensì dicendo “sì ma non a casa mia”.

Proceda, allora, il ministro Scajola, nell’accelerazione dei tempi per la costituzione della Agenzia per la sicurezza nucleare – tassello fondamentale – confrontandosi apertamente con la società italiana, che non è detto sia pregiudizialmente contraria alla ripresa dell’atomo.

Fonte L'Occidentale

giovedì 18 febbraio 2010

I finlandesi sono sempre più favorevoli all’energia nucleare

Il 48% dei finlandesi sono favorevoli all’energia nucleare, e solo il 17% sono contrari. Il 29% si dichiarano neutrali e il 5% non sanno rispondere. È il risultato di un sondaggio condotto nel gennaio 2010 dalla società di statistica TNS Gallup Oy e commissionato dalla confederazione delle industrie energetiche finlandesi (Energiateollisuus, ET).

Secondo l’ET, lo scarto fra i favorevoli e i contrari non era mai stato così ampio in 28 anni di sondaggi: emerge chiaramente che negli ultimi tempi il nucleare sta costantemente guadagnando consensi.

Il sondaggio ha mostrato che anche fra le donne, tradizionalmente più restie, il favore al nucleare è in crescita: 33% di favorevoli e 23% di contrarie. Anche la fascia d’età fra 15 e 24 anni ha fatto registrare il picco di favorevoli, con il 30%, e il minimo di contrari, con il 10%. L’andamento è lo stesso anche fra i simpatizzanti del partito dei Verdi: i contrari sono scesi dal 57% del 2005 al 37% di oggi, con un 21% di favorevoli.

Secondo Jukka Leskela, direttore della produzione energetica dell’ET, la crescita dei consensi per il nucleare è legata alla consapevolezza del suo ruolo nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica e quindi del riscaldamento globale.

La Finlandia ha al momento 4 reattori in attività, che soddisfano il 27% del fabbisogno elettrico nazionale. Un quinto reattore, il primo al mondo del modello di terza generazione Epr, è in costruzione a Olkiluoto, ed entro l’estate del 2010 il Parlamento deciderà su un sesto reattore.

mercoledì 17 febbraio 2010

La rinascita del nucleare

Sulla rubrica di Beppe Severgnini ho letto una lettera "Nucleare: perché in Italia guardiamo sempre al passato?", a firma di Diego M. Stendardo, che racchiude molte delle solite critiche che si oppongono allo sviluppo del nucleare.
Al sig.Stendardo è evidentemente sfuggita la notizia dell'appoggio pubblico accordato dal Presidente degli Stati Uniti, giusto ieri, alla costruzione di 2 nuove unità nucleari a Burke, in Georgia. Un atto non estemporaneo, ma assolutamente coerente con la strategia enunciata da Obama nel recente Discorso sullo stato dell'Unione : "… we need more production, more efficiency, more incentives, and that means building a new generation of safe, clean nuclear power plants in this country."

Una chiara presa di posizione, in un contesto - quello americano - nel quale il nucleare non solo è vivo (104 reattori in funzione) ma ha già ripreso slancio (altro che "moribondo") da tempo: sono già state presentate richieste di costruzione per 28 nuovi impianti! Forse non è il caso di soffermarsi sulle analisi del 1985… chi è che guarda al passato?

Anche sui dati relativi alle emissioni di CO2 converrebbe informarsi meglio: anche considerando - come è giusto fare! - l'intero ciclo di vita dell'impianto e non solo l'emissione netta durante il funzionamento, a una centrale nucleare si possono associare 10-15 grammi di anidride carbonica per ogni kWh prodotto, contro i 360 g/kWh del più efficiente ciclo combinato a gas!! Ogni tanto alle parole tipo "poco" o "moltissimo" bisognerebbe affiancare le cifre e confrontarle tra loro…

I problemi di siccità nel 2003 ci sono stati, vero, ma non mi pare che la Francia la Spagna o la Germania abbiano rinunciato ad usare i loro (nell'insieme) 84 (!!) reattori … la Francia produce il 76% della sua energia elettrica col nucleare, la "verde" Germania il 28% (e un altro 40% abbondante col carbone, per la cronaca).

Lo stoccaggio è un tema rilevante, ma le soluzioni ci sono e Paesi come sono la Finlandia – che ha già iniziato i lavori – la Svezia, la Svizzera le stanno mettendo in pratica.

In ultimo un commento sulle paure legate al terrorismo. Nel mondo sono già in funzione 436 reattori, e chissà quante centinaia di siti contenenti materiale fissile militare e non: i malintenzionati non hanno certo bisogno di aspettare altri 10 anni per procurarsi materiale radioattivo nelle future centrali italiane ...

martedì 16 febbraio 2010

Obama finanzia nuove centrali nucleari dopo trent'anni

Barack Obama rilancia il nucleare. Per difendere l'ambiente, combattere il cambiamento climatico e ridurre anche la dipendenza dal petrolio straniero, il presidente degli Stati Uniti, dopo più di trent'anni di stop, commissiona nuove centrali atomiche. Martedì 16 febbraio sarà annunciato lo stanziamento di oltre 8 miliardi di dollari, circa 6 miliardi di euro, per costruire due nuovi impianti termonucleari in Georgia, i primi sul suolo americano dal 1979, quando i progetti di sviluppo di centrali furono bloccati a seguito dell'incidente a Three Mile Island.

I soldi andranno alla Southern Company, una delle quattro compagnie elettriche che si divideranno il budget di 18 miliardi di dollari, circa 13 miliardi di euro, stabilito l'anno scorso per il settore nucleare. Gli impianti saranno ultimati tra il 2016 e il 2017. Già nel suo primo Discorso alla Nazione, lo scorso 27 gennaio, Obama parlò di una «nuova generazione di centrali nucleari sicure e pulite». Il ricorso all'atomo civile, nella strategia del presidente, si inserisce in una nuova politica energetica il cui pilastro è comunque la ricerca sulle fonti alternative.

I due reattori georgiani dovrebbero essere in grado di produrre energia sufficiente a soddisfare i bisogni di circa 1,4 milioni di persone. I cantieri dovrebbero creare circa 3mila nuovi posti di lavoro e, una volta costruito, l'impianto dovrebbe occupare stabilmente circa 850 persone.
Al momento negli Usa sono attivi 104 reattori sparsi in 31 stati che producono circa il 20% dell'energia elettrica utilizzata dal paese. Inoltre rappresentano il 70% delle fonti energetiche che non provocano emissioni atmosferiche inquinanti, assieme all'eolico, il solare e l'idroelettrico.

Fonte

lunedì 15 febbraio 2010

Il nucleare non danneggia la salute. Parola di Umberto Veronesi

Il nucleare non fa male alla salute. A dirlo è uno dei più famosi scienziati italiani, Umberto Veronesi, direttore scientifico dell’Istituto europeo di Oncologia.

In un articolo apparso sul numero di febbraio del mensile indipendente Le Formiche, Veronesi analizza i rischi del ritorno del nucleare in Italia, iniziando dal suo campo più specifico: «Il rischio cancerogeno dell’energia nucleare con i moderni reattori è di fatto vicino allo zero». Anzi: «Complessivamente i rischi dell’industria nucleare moderna sono molto inferiori a quelli di altre attività industriali, in particolare quella dei trasporti».

Secondo Veronesi la contrarietà di molti italiani al nucleare è legata al ricordo dell’incidente di Cernobyl, che però «era un impianto obsoleto e carente di sistemi di sicurezza», molto diverso dalle centrali attualmente in costruzione. Un problema più reale è quello della gestione delle scorie radioattive, sulla cui soluzione comunque Veronesi è molto fiducioso: «sono state messe a punto tecniche di stoccaggio ad altissima sicurezza; vengono trattate per renderle inerti e quanto rimane viene sotterrato a una profondità di 600 o 800 metri, in luoghi geologicamente stabili, o conservato in blocchi di cemento e vetro all’interno di depositi isolati».

Veronesi è convinto che l’Italia debba puntare sul nucleare e sulle fonti di energia rinnovabili, ma fa una precisazione: per le rinnovabili «ancora non abbiamo le tecnologie che ne rendano accessibili i costi di trasformazione, e resta ancora molto da investire in ricerca tecnologica».

Invece il nucleare è conveniente anche economicamente. Veronesi cita uno studio patrocinato dalla Commissione europea svolto in collaborazione con il Dipartimento per l’energia degli Stati Uniti, secondo cui l’energia nucleare è economicamente competitiva: «È vero che per costruire un reattore nucleare occorre un notevole investimento, tuttavia, una volta ultimato, può funzionare per 40 anni e più a un costo di esercizio minimo. Il prezzo del combustibile nucleare infatti è molto inferiore al prezzo per chilowattora di energia elettrica».

venerdì 12 febbraio 2010

«Cara sinistra, sostieni il nucleare. Come Obama»

Chicco Testa, oggi, è favorevole al ritorno dell'Italia al nucleare. Non solo, alle sue tesi ha dedicato un libro nel 2008, diversi articoli di giornale e un blog che si chiama "newclear". Un'autentica conversione. Di nucleare, si occupava già nel 1987. Solo che sosteneva il referendum abrogativo. Tra il prima e il dopo è stato segretario, poi presidente, di Legambiente, presidente di Enel e deputato nelle file nel Pci. Oggi è managing director della banca di investimento Rothschild Italia, presidente di Telit e di Energie Valsabbia, start up nata tre anni fa attiva nel fotovoltaico. Il resto del tempo lo dedica al blog («controllo gli accessi ogni sera») e all'energia, «autentica passione». La fede politica, però, è sempre la stessa. Testa è ancora un uomo di sinistra, solo che non sopporta il dibattito «da tifo calcistico» e l'approccio «fantascientifico» di alcuni suoi esponenti. Tanto da sposare la politica energetica del centrodestra. Lo incontriamo a margine del Green technologies investment forum (Gtif), organizzato dall'Associazione Iban (Italian Business Angels Network) a Milano.

Con il decreto siglato ieri il governo ha aperto la strada del ritorno al nucleare. Le amministrazioni regionali di centrodestra hanno subito detto «sì, ma altrove». Quello di centro-sinistra semplicemente «no». Dopo le elezioni il clima cambierà?
Certo, le elezioni accentuano i toni e la sindrome nimby. Però stiamo vivendo la peggiore delle situazioni: poteva essere un'occasionie per fare un dibattito serio sulle nostre politiche energetiche, invece è diventato un tema di scontro politico. Si riconduce a una inutile questione di principio ricadendo in vecchi stereotipi. La raccolta differenziata è di sinistra, i termocombustori di destra. I treni di sinistra, le strade di destra. E così il nucleare è di destra. E' una enorme stupidaggine.

Fonte

giovedì 11 febbraio 2010

Mai così alta la sicurezza nucleare

La sicurezza nucleare nel mondo non è mai stata così alta. Lo ha annunciato il 1 febbraio la World Association of Nuclear Operators (WANO) nel corso di un convegno a New Delhi (India). La WANO ha infatti portato a termine una delle sue missioni principali: ogni reattore commerciale del mondo è stato sottoposto a peer review, il meccanismo di “revisione da parte di pari grado” su cui si basano le pubblicazioni scientifiche. Inoltre gli strumenti offerti dalla WANO, fra cui missioni di supporto tecnico e seminari, «sono largamente usati come risorse dai singoli gestori».

«L’industria nucleare ha fatto grandi progressi per quanto riguarda la sicurezza e l’affidabilità. Con il rinascimento nucleare in corso dobbiamo mantenere questo slancio e questo tenore di sicurezza», ha dichiarato Laurent Stricker, presidente della WANO, che ha aggiunto: «L’energia nucleare ha un ruolo importante da giocare nel futuro del pianeta, dato che sempre più Paesi si rivolgono al nucleare come fonte sostenibile di elettricità. Perciò è sempre più decisivo il compito della WANO».

Questo non vuol dire che non ci sia ancora molto da fare: il convegno ha anche affrontato i cambiamenti avvenuti e quelli in corso nel panorama dell’industria nucleare mondiale. Sono quindi necessari anche cambiamenti nell’organizzazione della WANO, sempre mantenendo come obiettivo centrale la sicurezza nucleare.

mercoledì 10 febbraio 2010

Rinnovabili e nucleare: conoscere l'energia

La società energetica americana Public Service Energy Group (PSEG) ha inaugurato il 25 gennaio il nuovo Energy and Environmental Resource Center, un centro visitatori per favorire l’informazione sull’energia, l’ambiente e le soluzioni contro i cambiamenti climatici. I temi principali presenti sono infatti l’energia nucleare, le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica.

Il centro, che sorge nei pressi della centrale nucleare di Salem (nel New Jersey, sulla costa Est degli Stati Uniti), consiste in un piccolo museo della scienza con modelli “hands on”, che cioè i visitatori possono letteralmente toccare con mano e con cui interagire, per esempio spingendo pulsanti e osservando gli effetti delle proprie azioni.

Fra le dotazioni del centro spicca la riproduzione di una struttura di contenimento in cui i visitatori possono scoprire il funzionamento di un reattore nucleare, le dotazioni di sicurezza e la gestione del combustibile usato. Sono a disposizione del pubblico inoltre un’aula informatica, un laboratorio e un display in tempo reale sulla produzione di energia.

«Il nuovo centro mostra l’importanza dell’energia nucleare ma anche il ruolo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Ci auguriamo che in questo modo il pubblico impari di più su questi temi e si renda conto di come ognuno di noi gioca un ruolo importante nella protezione dell’ambiente», ha commentato Ralph Izzo, amministratore delegato della PSEG.

«Apprezzo molto la realizzazione di questo centro da parte della PSEG, che non solo informa sul riscaldamento globale, ma mostra anche le soluzioni energetiche, come il nucleare e le fonti rinnovabili, che il nostro Paese può perseguire per un futuro energetico pulito», ha dichiarato il senatore Tom Carper, presidente del sottocomitato del Senato per la qualità dell’aria e la sicurezza nucleare. Carper ha poi aggiunto: «Sono convinto che centri come questo funzionano come scintille per accendere l’ingegno degli americani – la più grande fonte di energia della nazione».

lunedì 8 febbraio 2010

Vuoi conoscere la radioattività nell’ambiente? In Francia si può

In Francia chiunque può sapere in tempo reale i valori della radioattività, in particolare (ma non solo) in prossimità delle centrali e degli altri siti legati all’industria nucleare. L’iniziativa, unica finora in Europa, si è concretizzata il 2 febbraio 2010 grazie a www.mesure-radioactivite.fr. Il sito raccoglie e mette a disposizione del pubblico i risultati di tutte le misurazioni dei livelli di radioattività nell’ambiente eseguite in Francia.

Il sito è stato sviluppato dall’Autorité de Sûreté Nucléaire (ASN) e dall’Institut de radioprotection et de sûreté nucléaire (IRSN), in collaborazione con gli altri enti interessati, fra cui il ministero della Salute, il ministero dell’Ecologia, dell’energia e dello sviluppo, la Marina, le agenzie sanitarie, le associazioni di protezione dell’ambiente e naturalmente tutti i grandi enti nucleari: EDF, ANDRA, AREVA, CEA. Il sito raccoglie così in un’unica struttura centralizzata le circa 15.000 misurazioni effettuate ogni mese dai diversi enti.

Inoltre, vengono riportati i documenti di sintesi sulla situazione radiologica nel territorio e la valutazione delle dosi di radioattività a cui è esposta la popolazione. È presente infine una rubrica di informazione generale sulla radioattività: che cos’è, da dove viene, quali effetti ha, come si misura.

Esplode una centrale a Middletown

Esplode una centrale elettrica gas/diesel in costruzione nel Connecticut. I telegiornali italiani, dopo aver dato notizia dell'accaduto tornano a parlare di Sanremo e di Morgan. E se l'incidente, anche di entità inferiore a quanto accaduto fosse avvenuto in una centrale nucleare, in Italia non si parlerebbe d'altro.

giovedì 4 febbraio 2010

Made in Italy di qualità anche per il nucleare episodio 2

Nel dettaglio, secondo Enel la composizione dei costi per la realizzazione di una centrale EPR è così suddivisa:
  • forniture meccaniche 29%
  • opere civili 20%
  • montaggi 18%
  • Project Management e ingegneria “proprietaria” (cioè la parte sicuramente tutta del progettista Areva) 17%
  • forniture elettriche 10%
  • forniture di I&C 6%

La seconda obiezione è che quand’anche gli appalti potessero andare tutti a imprese italiane, ciò non accadrà, perché in Italia non ci sono imprese abbastanza qualificate.
Se questo fosse vero, qualcuno - per carità di patria – dovrebbe correre immediatamente ad avvisare i francesi di Areva, che per la centrale in costruzione a Flamanville (Francia) ha chiamato a lavorare oltre una quarantina di “incompetenti” imprese italiane (queste le principali in ordine alfabetico: Acciaierie Valbruna / Ansaldo Componenti Breda / Ansaldo Componenti DTM / ASFO / Aturia Finder / Bassi L. / Belleli / C Blade Forging & Manufacturing / CMF Fucine / Dalmine / DVM / Fedriga / Fittinox / Fomas / Forgiatura Modena / Forgital Italy / Mame / Mangiarotti Nuclear / Marcora / Mega / Microcast / Monchieri / Morandini / Ofar / Officine Meccaniche Righi / Petrol Raccord / Safas / Sdf Terni / Sesia Fucine / SIAG / Tectubi / Tectubi Raccordi).

E certo non è un caso che parecchie di queste stesse imprese stiano lavorando sulle centrali nucleari in realizzazione o in adeguamento in Romania, Slovenia, Bulgaria, Repubblica Ceca e altrove. Né è un caso che al primo incontro indetto da Enel e Confindustria il 19 gennaio a Roma, per estendere il processo di qualificazione dell’industria italiana, abbiano partecipato oltre 400 imprese, tutte convinte di poter competere a livello internazionale (e non a parole, ma investendo parecchi soldi su questa scommessa).

Enormi ricadute economiche e occupazionali sono previste da ANCE (l’Associazione dei costruttori edili), dall’OICE (l’Associazione delle società di ingegneria) e da ANIE (la Federazione delle imprese elettrotecniche). Secondo quest’ultima l’attuazione del programma nucleare annunciato dal Governo può portare un incremento di 10.000 unità lavorative solo nel proprio comparto (+ 16% di tutti gli occupati).

Senza dimenticare che non si tratta di spartirsi una torta per poi tornare a digiunare. Le competenze acquisite per una sola centrale nucleare valgono per sempre, in un mondo che delle centrali nucleari non può fare a meno.

Made in Italy di qualità anche per il nucleare – episodio 1

Nell’immaginifico valzer delle ragioni antinucleari, quella che va di moda in questi giorni afferma che realizzare nuove centrali qui in Italia non converrebbe, perché la nostra industria non ha sufficiente esperienza e dunque finirebbe che a guadagnarci sarebbero solo le imprese francesi.

Che è un modo di ragionare di cui ancora una volta viene gratificato solo il nucleare. Naturalmente il discorso non vale per autovetture o apparati elettronici che sono assemblati fino all’ultima vite all’estero; vale invece per le centrali nucleari che dovranno essere interamente costruite, mattone su mattone, in Italia.

Vediamo allora qual è la suddivisione dei compiti e il livello di competenze necessari per partecipare alla realizzazione di una centrale elettronucleare.
Il problema deriva dal fatto che per un’opera altamente specializzata come una centrale, la realizzazione della parte più critica (in questo caso la cosiddetta “isola nucleare”) se la riserva il progettista (Areva) che poi ne deve garantire l’affidabilità. Siccome per una centrale nucleare EPR da 1.600 MW, come quelle proposte da Enel, circa il 50% dei costi complessivi di realizzazione dell’impianto sono imputabili appunto all’isola nucleare, ne deriverebbe che le industrie italiane potrebbero spartirsi solo il rimanente 50%. Troppo poco, obiettano gli oppositori, anche se questo 50% è pur sempre una fetta da oltre 2 miliardi di euro.

In realtà questo modo di ragionare è sbagliato. È vero che circa il 50% dei costi sono attribuibili all’isola nucleare, ma questa non è fatta solo del reattore vero e proprio. È fatta anche di scavi e movimentazione di materiale, di muri e carpenteria metallica, di cemento e materiali vari, di apparati di controllo e sistemi informatici, e anche del sudore di alcune migliaia di persone. Per questo motivo l’AD di Enel può tranquillamente dire che la quota di commesse riservate ad Areva e altre imprese estere è del 30% al massimo, mentre oltre il 70% delle commesse resterà in Italia.

martedì 2 febbraio 2010

Svezia: cambiare la legge per costruire nuovi reattori

Nel 1980 la Svezia era stata la prima nazione a vietare con un referendum la costruzione di nuove centrali nucleari. I 10 reattori presenti nel Paese scandinavo sono rimasti comunque in attività, fornendo il 40% del fabbisogno elettrico nazionale. Ma ora gli svedesi vogliono andare oltre: cambiare la legge e costruire nuovi reattori.

Per questo la società di ricerca e sviluppo energetico Elforsk ha organizzato il 21 gennaio 2010 a Stoccolma un convegno con la partecipazione di esperti di diverse discipline. Hans Blix, ex direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA), si è detto «assolutamente convinto» della necessità di nuovi reattori. Portando l’esempio della Francia, che esporta elettricità nucleare nei Paesi vicini (Italia, Spagna, Germania e Belgio), Blix ha detto di vedere la Svezia come possibile esportatore di elettricità nell’Europa settentrionale. L’esperto legale Ingvar Persson si occupa invece degli aspetti normativi necessari per elaborare una nuova legge e della ripartizione delle responsabilità.

Il governo presenterà le sue modifiche il 22 marzo, per rendere effettive le nuove norme entro la fine di giugno. Intanto l’Autorità regolatoria per la sicurezza radiologica ha iniziato a lavorare a un processo per l’autorizzazione di nuovi reattori, che dovrebbe essere pronto nel 2013.

Anche nell’opinione pubblica le cose sono cambiate dal 1980. Nell’aprile 2004 il 77% della popolazione trovava prioritario limitare le emissioni di gas serra, e solo il 17% era a favore di eliminare il nucleare. Oltre l’80% degli svedesi invece erano favorevoli a mantenere le centrali esistenti, e il 21% anche a sviluppare ulteriormente il settore. Nel marzo 2005 la percentuale della popolazione a favore del nucleare è salita all’83%, e nel giugno 2008 il 40% degli svedesi erano a favore dell’aumento della produzione di energia nucleare. Il governo ha fatto sua questa tendenza nel 2009: «I cambiamenti climatici sono una priorità, e perciò l’energia nucleare resterà in futuro una parte importante per la produzione dell’elettricità in Svezia».

lunedì 1 febbraio 2010

Il nucleare darà lavoro. La competenza deve essere solo dello Stato

In un'intervista all'Unità, il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, elenca i motivi per cui è conveniente tornare al nucleare. Anche con il petrolio a buon prezzo.

L’Italia si appresta a tornare al nucleare. Perché lei ritiene che sia conveniente per il Paese?
Perché paghiamo l’energia elettrica il 30% in più della media europea e il 50% in più della Francia, che ricava dal nucleare il 70% della propria elettricità. Perché dobbiamo ridurre la dipendenza dall’estero, mentre oggi importiamo l’85% dell’energia che consumiamo. Perché il nucleare è tra le fonti energetiche più sicure. Perché dobbiamo affrontare la sfida del cambiamento climatico e il nucleare non emette gas serra: per questo anche esponenti del centrosinistra preoccupati per la salute e per l’ambiente, come Umberto Veronesi e Chicco Testa, lo ritengono necessario. Nel mondo ci sono 439 reattori in funzione, che generano il 16% dell’energia elettrica globale, 53 centrali sono in costruzione e oltre 60 in progettazione, perché tutti i grandi Paesi stanno investendo sul nucleare. Solo noi ne siamo usciti col referendum dell’87 che ci è costato oltre 50 miliardi di euro. E continua a costarci caro: ci sono molte imprese che non sono più in grado di sopportare l’eccessivo costo dell’energia elettrica in Italia. Stiamo facendo i salti mortali per tentare di convincere a restare nel nostro Paese la multinazionale statunitense dell’alluminio Alcoa che impiega duemila persone in Sardegna e Veneto. Se avessimo una quota di energia nucleare non avremmo questi problemi, i posti di lavoro sarebbero tutelati e potremmo eliminare uno dei fattori più importanti che riducono la competitività del Paese.

Con la Legge Sviluppo approvata dal Parlamento a fine luglio, abbiamo riaperto la possibilità di realizzare centrali nucleari in Italia. Ma poi le centrali le costruiranno e le finanzieranno le imprese energetiche. Se non è conveniente farlo non lo faranno, nessuno le obbliga. Ma è evidente che non è così, perché le centrali nucleari sono già convenienti con il petrolio a 55-60 dollari al barile, mentre oggi il petrolio oscilla tra i 70 e gli 80 dollari ed è destinato ad aumentare ancora man mano che la ripresa economica si rafforzerà. Quello di Olkiluoto è il primo reattore Epr in costruzione, quasi un prototipo. Quando cominceremo a costruirli noi, saranno già collaudati.

Visto l’indebitamento di Enel (intorno ai 50 miliardi) come potrà sostenere il costo finanziario dell’operazione?
Enel è una società quotata e ha piena autonomia gestionale. Se nel mondo ci sono 53 centrali in costruzione e oltre 60 in progettazione, debbo pensare che l’energia nucleare sia economicamente conveniente. E se è conveniente è finanziabile, anche se si configura come un investimento ad alta intensità di capitale. E ci sono altre imprese interessate a costruire centrali in Italia.

L'intervista completa