lunedì 30 novembre 2009

Il nucleare non passerà, i luoghi comuni di Beppe Grillo

Ritorno sull'argomento per "rilanciare" quanto scritto da Chicco Testa sul proprio blog, che trovo molto interessante e pienamente condividibile. Di seguito un estratto:
Con un titolo vagamente minaccioso “Il nucleare non passerà” il blog di Beppe Grillo si occupa di nucleare civile. L’essere contro è una costante del dibattito energetico: siamo anti- petrolio, anti- atomo, anti-biofuels, anti- vento, anti-dighe, ecc. Ma non possiamo permetterci di essere contro tutto e soprattutto non possiamo esserlo a prescindere, senza conoscere numeri e situazione.
Premesso che io non credo che il nucleare sia privo di problemi ma ritengo che ne abbia meno dei combustibili fossili e chiarito che non sono contro le rinnovabili ma penso che siano complementari, non posso che sobbalzare quando leggo alcune delle affermazioni del blog di Grillo.

Da canto suo Grillo muove una serie di accuse ad ampio raggio. Afferma:
Non esistono centrali nucleari sicure. Non esiste una sola assicurazione al mondo che abbia accettato di assicurare una centrale nucleare. I dati ci dicono che dal 1987, all’indomani di Chernobyl, fino ad oggi tutti i reattori nucleari in esercizio nel mondo hanno lavorato per 10mila anni/reattore oppure 8o milioni di ore senza che si verificasse alcun incidente. Mentre secondo i dati OMS, ogni anno si registrano un milione di morti per inquinamento da fonti fossili.

Non è stato trovato un sistema sicuro per smaltire le scorie radioattive. Le scorie radioattive sono trattate da svariati decenni in Francia, Gran Bretagna, Usa, tra gli altri. La tecnologia Epr, che verrà adottata da Enel ed EDF per le centrali da costruire in Italia, consente di ridurre al minimo la produzione di scorie. Anche in questo caso sono le cifre a confortarci: in un impianto Epr da 1650 MW le scorie cosiddette di alta radioattività, che hanno cioè tempi più lunghi per lo smaltimento, sono pari a nove metri cubi all’anno, ovvero ne viene riempito l’equivalente di un container in 7 anni, mentre le scorie relative a radioattività media e breve sono poco più di un container l’anno. Inoltre, la ricerca avanza velocemente per ridurre dei volumi e la vita media delle scorie radioattive facendola scendere da molte migliaia di anni a qualche centinaio. Con l’avvento della IV generazione si produrrà energia bruciando le scorie, e oggi nei reattori ad acqua leggera si impiega il MOX, combustibile generato dal riprocessamento dal combustibile bruciato in altri reattori. A fine trattamento, lo scarto da stoccare, a questo punto è veramente rifiuto inutilizzabile ma anche estremamente ridotto: rappresenta il 6% (di cui 0,001% ad alta reattività) del volume iniziale del ciclo di vita del combustibile.

Il nucleare è antieconomico. La questione dei costi finisce per essere una querelle più politica che economica. Esistono diversi studi sulla valutazione dei costi del nucleare, qualcuno anche in questo sito, e la forchetta del costo per kWh va da 4 ai 9 cents di euro. Decisamente più conveniente dell’attuale FV ma non necessariamente competitivo con le fonti fossili e soprattutto del carbone e del gas, ora a quotazioni decisamente basse. Affermare che il nucleare è costoso è approssimativo, dobbiamo chiederci rispetto a che cosa e accordarci su quale valore attribuire a questo delta. Perché se la variabile costo è determinante allora tanto vale affidarci completamente ai combustibili fossili. Ma anche se non c’importa un accidente del surriscaldamento del pianeta, rimane comunque il vincolo del petrolio che, secondo lo stesso Onufrio, sta per esaurirsi, allora dobbiamo riflettere su come vogliamo sostituirlo. Prima di trovare la risposta dobbiamo però avere chiarito altri quesiti quali se le fonti rinnovabili sono sufficienti a coprire i nostri consumi di energia? Quale sarà il nostro consumo di energia una volta adottate tutte le possibili misure di efficienza? Se tecnologie molto pubblicizzate come l’idrogeno o per esempio la scelta di convertirsi al trasporto elettrico sia effettivamente un vantaggio o peggiora i termini del problema energetico. Insomma è riduttivo oltreché fuorviante determinare la scelta di una tecnologia energetica rispetto a un’altra unicamente sulla base del costo per kWh.

Il nucleare è pagato sempre dai cittadini come extra costo sulla bolletta o con le tasse. Parliamo allora di quanto pesa sulla bolletta degli italiani l’incentivazione alle rinnovabili. Attualmente siamo nell’ordine di 3 miliardi di euro all’anno (inclusi gli oneri connessi al cip6, doc Ortis). Tra 5 anni si passerà a 5 miliardi di euro all’anno. Tra 10 anni questo costo ammonterà a 7 miliardi per raggiungere 104TWh di elettricità da rinnovabili equivalenti in quella data a circa il 25% del totale della domanda di energia elettrica (380-400 ). Se facciamo un consuntivo previsionale dal 1998 al 2020 si sarà speso oltre 50 miliardi di euro, pur prevedendo una riduzione del 50% degli incentivi. Si tratta di una somma superiore all’investimento per 8 centrali nucleari da 1600MW che fornirebbero la medesima quantità di elettricità.

Il nucleare si fa con l’uranio, una risorsa a tempo che finirà entro 50 anni. L’uranio è presente in 4/5 Stati nel mondo, l’Italia non è uno di questi. Le riserve di uranio accertate sono superiori a quelle di petrolio e gas e assicurano disponibilità sufficienti a coprire più di un secolo di produzione di energia elettrica con le tecnologie e i tassi di produzione attuali. Inoltre a causa della diversificazione geografica delle miniere (essenzialmente nel mondo occidentale) l’uranio è molto meno esposto al “rischio paese”. Infine un particolare curioso: circa il 50% del combustibile utilizzato nelle centrali nucleari proviene dallo smantellamento degli arsenali militari nucleari. E’ quasi paradossale ma le centrali nucleari contribuiscono allo smantellamento delle armi atomiche.

Gli USA non costruiscono più centrali nucleari e investono nel solare e nell’eolico. Nel programma di Obama per combattere il cambiamento climatico c’è largo spazio anche per il rilancio del nucleare tant’è che a oggi sono già state presentate richieste per 27 nuove centrali.

L’Italia ha votato contro il nucleare, non è possibile andare contro la volontà popolare. Se si vogliono fare nuove centrali è necessario un nuovo referendum. Il Belgio, la Germania, la Svezia anche loro con il retaggio di un passato referendum si stanno preparando (o si sono già attivate) per una ripresa del nucleare senza il ricorso allo strumento referendario.

Per leggere l'articolo completo, vai al blog.

Per una Europa a emissioni zero

Bisogna mantenere e incrementare il ricorso all’energia nucleare, per ridurre il più rapidamente possibile le emissioni nell’atmosfera di gas serra. Lo afferma un rapporto di Eurelectric, l’associazione europea che raccoglie le società dell’energia elettrica.

Lo studio, condotto da Eurelectric insieme all’Università Tecnica di Atene, ha dimostrato che entro il 2050 è possibile in Europa un settore energetico a impatto zero, se si utilizzano tutte le risorse a zero emissioni possibili, compreso il nucleare.

Il rapporto confronta due scenari per il 2050: nel primo si immagina che proseguano le politiche attuali, compresa l’uscita dal nucleare di Germania, Spagna e Belgio; nel secondo si immagina che venga “autorizzato l’uso di tutte le opzioni energetiche a bassa emissione di anidride carbonica”.
In entrambi gli scenari le emissioni di anidride carbonica risultano in diminuzione, ma secondo il rapporto se si include l’opzione nucleare il taglio è molto più drastico e più rapido. Più precisamente, nel 2050 le fonti rinnovabili potrebbero produrre il 38% dell’energia, mentre dal nucleare verrebbe il 27%. Viene anche sottolineato che il nucleare può servire come punto fermo nel caso altre tecnologie si dimostrassero inadeguate o troppo costose.

Eurelectric conclude dichiarando che dovrebbero essere fatti “investimenti sostanziali” in nuove centrali nucleari, oltre che nelle fonti rinnovabili, nelle tecniche di cattura di anidride carbonica e nel miglioramento dell’efficienza.

A Roma il 1° dicembre dalle ore 16 alle 18 presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica (piazza della Minerva 38) UNEI, l’associazione italiana aderente a Eurelectric presenta lo studio completo.

Ne hanno parlato anche su Newclear

venerdì 27 novembre 2009

Magnate americano del carbone: “vincerà il nucleare”

“Il nucleare trionferà sulle centrali a combustibili fossili”: a dirlo stavolta non è un ambientalista o un costruttore di reattori, ma Jim Rogers, numero uno della Duke Energy, azienda americana terza nella produzione di energia – e anche come emissioni di anidride carbonica.

In un’intervista rilasciata il 18 novembre al Council on Foreign Relations, Rogers spiega che “il nucleare vincerà perché produce zero emissioni di gas serra, funziona per 24 ore al giorno per 7 giorni a settimana e, cosa forse più importante di tutte, crea più posti di lavoro anche rispetto all’energia solare o eolica”.

“In una centrale nucleare”, chiarisce Rogers, “ci sono 0,64 posti di lavoro per Megawatt prodotto. In una centrale eolica solo 0,3 e in una solare 0,1: se vogliamo ricostruire la classe media, il nucleare ha un ruolo chiave”. Anche perché per gli Stati Uniti non si tratta solo di posti di lavoro, ma di una posizione dominante nel settore: “Siamo stati noi i pionieri dell’energia nucleare. Noi abbiamo sviluppato le tecnologie. La gente dimentica che il 20% della nostra elettricità viene dal nucleare, e che produciamo almeno il doppio di energia elettronucleare di qualsiasi altro Paese al mondo. Non dobbiamo lasciare il primato dell’innovazione a Paesi come la Cina o la Francia”.

Secondo Rogers il rinascimento nucleare ha una dimensione globale: “L’Inghilterra sta costruendo dieci nuove centrali; la Cina tredici, più altre dieci in progettazione. L’India sta costruendo nuovi reattori, e anche in Medio Oriente iniziano a guardare al nucleare. I tedeschi hanno cambiato idea e mantengono aperte le loro centrali”.

Per quanto riguarda le centrali a combustibili fossili, Rogers si dichiara a favore di quote di emissioni, ma chiede meccanismi più flessibili.

Per saperne di più Online.wsj.com

giovedì 26 novembre 2009

Intervista a Gwyneth Cravens

Gwyneth Cravens è autrice del libro "Il nucleare salverà il mondo, la verità nascosta su un'energia pulita", in cui spiega come sia passata dall'essere un'oppositrice dell'energia nucleare all'essere fautrice di questa tecnologia. Riprendo dal blog newclear il video dell'intervista. È molto interessante...

Il nucleare necessario

È di oggi la notizia dell'intervento del presidente del Senato, Renato Schifani, in occasione del convegno ''Energia nucleare: sporca o pulita?'', alla Biblioteca Spadolini del Senato. Ebbene, vent'anni dalla consultazione referendaria che decretò l'abbandono dell'energia nucleare in Italia, oggi, dichiara Schifani, il ritorno a quella forma di produzione di energia è ''ineludibile e necessaria'' per riaprirsi al nucleare ''con spirito costruttivo e innovativo, nella cornice della tutela massima del cittadino e dell'ambiente".

Ricordando ''l'intensa mobilitazione e una campagna giornalistica per sensibilizzare, anche con toni forse accesi, i cittadini sui rischi che potevano derivare dall'impiego di questa forma di energia'' e ''l'onda emotiva del terribile disastro di Chernobyl'', che indusse l'Italia a rinunciare decisamente al nucleare, Schifani ha sottolineato come oggi ''i tempi siano cambiati''. L'evoluzione della tecnologia renderebbe secondo Schifani ''impossibile'' una seconda Cernobyl ai giorni nostri'', e del resto anche motivi di ordine economico e produttivo inducono ad un opportuno ed urgente ripensamento: oggi l'Italia ''fra i componenti del G8 e' l'unica nazione a non avere il nucleare''. Ancora, il nostro paese attualmente ''e' dipendente dal punto di vista energetico per circa l'80% da combustibili fossili e fonti costose come gas naturale e petrolio e la domanda energetica continua a crescere''. Senza tralasciare il fatto che ''gli italiani pagano oggi una bolletta dell'elettricita' che e' 3 volte superiore rispetto a quella dei francesi, i quali hanno optato da anni per il nucleare che copre l'80% del loro fabbisogno''.
Su Asca per leggere tutto l'articolo.

Di qualche giorno fa, invece, una notizia pubblicata sul Sole24ore, che affrontava il tema del nucleare dal punto di vista del lavoro e delle competenze individuali (e non), necessarie per inaugurare l'investimento sull'atomo.

II piano atomico italiano potrebbe chiedere circa 2mila posti di lavoro. Senza contare l'indotto.
Il programma nucleare, nelle stime del governo, prevede di costruire almeno quattro reattori, probabilmente collocati in tre diverse centrali (un reattore da 1.600 megawatt con la tecnologia Epr in una centrale in Alta Italia, uno nel Mezzogiorno e nell'Italia Centrale, forse a Montalto di Castro, una centrale più grossa con due reattori Epr). Capofila del programma è l'Enel, che ha un patto con la francese EdF (Electricité de France) sostenuto da un accordo tra i due governi. Ma non si esclude che al piano italiano possano aggregarsi altre aziende, in raggruppamento con Enel ed EdF oppure con un progetto alternativo.

Un programma del genere chiede competenze specializzate che oggi in Italia in apparenza sembrano latitare. In apparenza. Nella realtà il presidio di cultura atomica non è stato spazzato dal referendum del novembre 1987, quando gli italiani ancora terrorizzati dall'evento di Cernobyl votarono contro l'energia atomica. L'eredità di Enrico Fermi e Bruno Pontecorvo con il gruppo di fisici di calibro mondiale raccolti attorno ai “ragazzi di via Panisperna” è stata mantenuta viva in alcune università.

martedì 24 novembre 2009

Tesi e contro-tesi sul nucleare

Sul blog di Grillo, si legge:
"Chi vuole il nucleare appartiene a due categorie: o è male informato o ci guadagna sopra".
Ebbene è esattamente il contrario. Secondo una ricerca ISPO presentata dall’AIN, il tasso di favorevoli al nucleare aumenta al crescere dell’informazione.
E poi: "Non esistono centrali nucleari sicure". Se per “sicurezza” intendiamo il senso assoluto del termine, possiamo affermare che esistono “centrali sicure”? Perché allora cosa dire di tutti gli incidenti causati dal gas? Ad esempio nel 1984 a San Juanito (in Messico) esplosero diversi serbatoi di gas liquido uccidendo 550 persone e ferendone 7 mila. Per non parlare del Vajont, dove è stato registrato uno dei disastri più gravi nella storia di impianti idroelettrici con quasi 2 mila morti. O del petrolio che ha causato innumerevoli disastri (Nigeria 1998, Seul 1994). Nessuno in questi disastri si è però interessato di controllare le sostanze cancerogene emesse nell’atmosfera, né di calcolare le presunte vittime a distanza di tempo…

"Non è stato trovato un sistema sicuro per smaltire le scorie radioattive". Precisiamo:
Due sono le alternative a disposizione una volta completato il ciclo di vita del combustibile:
la prima, definita “a ciclo aperto”, prevede lo stoccaggio nelle piscine presso le centrali nucleari per i primi 5-10 anni. Successivamente, viene collocato in depositi temporanei. Vengono condizionate (trattate incorporandole in cemento o altri materiali solidi) e posti in appositi contenitori che garantiscono l’integrità del contenimento per un lungo periodo di tempo assicurando la separazione fisica dalla biosfera. Poi, sono disposti in depositi superficiali presso le Centrali o trasferiti presso delle discariche superficiali o sub-superficiali qualificate, normalmente centralizzate a livello nazionale. Alcuni paesi utilizzano invece gli stessi siti utilizzati per le scorie ad alta radioattività. L’opzione dei depositi centralizzati è stata seguita da gran parte dei Paesi europei: Svezia (2 depositi: Oskarshamn e Forsmark), Germania (3 depositi: Konrad, Morseleben e Gorleben); Francia (2 depositi: La Manche e L’Aube); Spagna (El Cabril); Svizzera (ZWILAG).

"Il nucleare è antieconomico". Perché le altre fonti che utilizziamo sono economiche? Il mix di produzione Italiano è sbilanciato verso le fonti più costose, gas naturale e petrolio. Il costo di generazione da carbone e nucleare è minore del 20% rispetto a quello dei cicli combinati a gas).

"Il nucleare si fa con l'uranio, una risorsa a tempo che finirà entro 50 anni. L'uranio è presente in 4/5 Stati nel mondo, l'Italia non è uno di questi." Non è vero. Le riserve di uranio accertate sono superiori a quelle di petrolio e gas e inoltre la diversficazione geografica dell’uranio è superiore rendendolo così meno soggetto al “rischio paese”. Carbone e Uranio assicurano disponibilità sufficienti a coprire più di un secolo di produzione di energia elettrica con le tecnologie ed ai tassi di produzione attuali.

"Gli USA non costruiscono più centrali nucleari e investono nel solare e nell’eolico". Nel programma di Obama per combattere il cambiamento climatico c'è largo spazio anche per il rilancio del nucleare tant'è che a oggi sono già state presentate richieste per 27 nuove centrali (la NRA prevede entro il 2011 saranno presentate richieste in Usa per 33 nuove unità).

"L'Italia ha votato contro il nucleare, non è possibile andare contro la volontà popolare."
Non è vero. Sul referendum, ho scritto meglio qui.

Infine, Beppe Grillo – pur ospitando l’intervento di ambientalisti come Greenpeace - non ha evidenziato l’aspetto più importante in termini di impatto ambientale del nucleare:
Il nucleare non emette in pratica CO2 nel corso dell’esercizio delle centrali
Nell’ipotesi di produrre 100 TWh/anno con centrali nucleari anziché con cicli combinati a gas, l’Italia potrebbe ridurre le emissioni di CO2 di circa 35 milioni di tonnellate l’anno .

lunedì 23 novembre 2009

Referendum 1987: l'Italia unica a uscire dal nucleare

Con il referendum del 1987 gli italiani non poterono dire no al nucleare. Non era quella, infatti, la domanda che trovarono sulla loro scheda. I quesiti erano tre. Volevano abrogare la legge che attribuiva al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) il potere di determinare le aree dove insediare le centrali elettronucleari, nel caso non lo facessero le Regioni? Volevano abrogare la legge che autorizzava l' Enel a versare contributi a Regioni e Comuni in proporzione all' energia prodotta sul loro territorio con centrali nucleari o a carbone? Volevano abrogare la legge che consentiva all' Enel di «promuovere la costruzione» di impianti elettronucleari «con società o enti stranieri» o anche «assumere partecipazioni che abbiano come oggetto la realizzazione e l' esercizio di impianti elettronucleari» all' estero? Gli elettori dissero sì, a grande maggioranza, e la loro risposta ebbe l' effetto di cancellare quelle norme.

Ma il governo avrebbe potuto costruire centrali con altre regole, diverse da quelle abrogate, e avrebbe dovuto, a giudizio di molti osservatori, completare la costruzione degli impianti in corso d' opera. Avevamo investito molto denaro e creato le condizioni per la nascita di imprese che avrebbero dato un notevole contributo al nostro progresso tecnologico. Ma la classe politica preferì cavalcare pigramente e pavidamente le paure di Cernobyl, smantellare il lavoro già fatto, e buttare via spensieratamente, insieme a parecchio denaro, una somma difficilmente quantificabile di esperienze scientifiche. Naturalmente il prezzo di quella sconsiderata decisione venne pagato dai contribuenti soprattutto con le bollette dell' Enel. L' 8 novembre 1987 fu il giorno in cui un' alleanza tra la demagogia e la paura mise in ginocchio contemporaneamente l' economia, la scienza e la politica del Paese. Quanto dura la validità legale di un referendum? Per quanto tempo siamo tenuti a rispettarne le conclusioni? Mi sembra di comprendere che giuristi e costituzionalisti hanno su questa materia pareri diversi. Mi limito a osservare che ogni consultazione referendaria riflette le tendenze e le condizioni prevalenti in una precisa circostanza storica. Nel 1987 votammo dopo la caduta del prezzo del petrolio e all' ombra del disastro di Cernobyl. La situazione oggi è alquanto diversa. Conosciamo meglio le potenzialità e i limiti delle energie alternative. Sappiamo quanto sia pericoloso dipendere da fornitori stranieri. Siamo circondati da centrali nucleari, spesso costruite con nuove tecnologie. Importiamo energia nucleare a buon prezzo dai Paesi vicini per una quantità pari al 20% del consumo nazionale. Viviamo in un mondo in cui il nucleare è all' ordine del giorno anche per coloro che, come la Gran Bretagna, se n' erano allontanati.

Fonte: Romano Sergio - Corriere della Sera

Si può fare a meno dell’energia nucleare?

Nel Vecchio Continente (UE e altri Paesi europei, Russia compresa), vi sono grandi centrali elettriche per circa 500.000 MW che nei prossimi 20-25 anni dovranno essere messe fuori servizio per anzianità. E quindi sostituite da nuove centrali per una potenza equivalente (senza qui considerare l’ulteriore potenza necessaria a soddisfare la nuova domanda, che, pur in presenza di politiche di risparmio e di efficienza energetica, è prevista in notevole crescita).
Si tratta in gran parte di centrali “di base” (soprattutto nucleari e a carbone) il cui servizio è cioè indispensabile tutto l’anno, di notte e di giorno, in giornate ventose e senza vento, per cui è impensabile che possano essere sostituite da fonti rinnovabili, se non in minima parte.

Chi è convinto che si possa rinunciare al nucleare in Italia dovrebbe anche dire quale alternativa ci sia alla sostituzione di queste centrali. Anche in considerazione dei vincoli di competitività, di sicurezza degli approvvigionamenti, di inquinamento locale e di emissioni di gas serra che sono già forti oggi e che saranno di anno in anno crescenti.

Ovviamente non è né logico né razionale ipotizzare che tutta questa potenza venga sostituita da nuove centrali nucleari. Ma certo è difficile immaginare un futuro senza un rilevante ruolo anche per il nucleare, è che l’unica fonte che offre grandi potenze unitarie a prezzi competitivi, senza accrescere la dipendenza da altri Paesi , senza emettere alcun tipo di inquinante (ossidi di zolfo e di azoto, polveri, diossine e altri inquinanti chimici) e senza impatto sul clima globale.

E ancora. Sulla Terra vivono 6,7 miliardi di persone, di cui “i ricchi” (1,2 miliardi, pari al 18% circa) consumano quasi il 50% di tutta l’energia primaria prodotta e il 60% di quella elettrica. Dei rimanenti 5,5 miliardi, che si dividono il restante, circa un miliardi e mezzo di persone non ha nemmeno accesso all’elettricità.

Inoltre continuiamo ad aumentare di numero: tra poco più di 30 anni saremo 9 miliardi, con un incremento di popolazione tutto a carico dei Paesi oggi in via di sviluppo, che quindi raggiungeranno la cifra di 7,5-8 miliardi, mentre noi “occidentali” resteremo più o meno 1,2 miliardi. Ebbene, è lecito e giusto sperare che quei 7-8 miliardi di “altri” possano avere un consumo di energia elettrica adeguato a soddisfare dignitosi livelli di vita. Diciamo: un consumo, tra 30-40 anni, pari alla metà di quello medio oggi in Europa (e quindi ad a un quarto di quello medio americano).

Nell’auspicabile modesta ipotesi appena fatta, i consumi di energia elettrica nel mondo dovranno molto più che raddoppiare rispetto ad oggi. Il che vuol dire che occorrerà reperire una quantità enorme di energia supplementare, da utilizzare nel rispetto dell’ambiente e senza impatti sul clima globale.

In questo caso un ruolo di primo piano, forse determinante, potrà sicuramente essere svolto dalle fonti rinnovabili. Ma per la copertura della grande domanda di base proveniente da Paesi sempre più urbanizzati e sempre più industrializzati sarà comunque indispensabile una larga quota di energia prodotta da grandi centrali di potenza.
E dunque, di nuovo, si pone la domanda: si può fare a meno dell’energia nucleare?

giovedì 19 novembre 2009

Tu da che parte stai?

Un commento anonimo mi chiede se sono "di parte", perchè non condivido le iniziative di Grillo.
E allora a proposito del stare o non stare dalla parte di qualcuno, o di qualche idea, o ideologia, riporto l'estratto di questo post. Per chi ha tempo, merita di essere letto per intero:

"...Potrei andare avanti a lungo sugli esempi di negazionismo e revisionismo associati ai soli problemi energetici e ambientali: sembra che il revisionismo sia il grande sport del ventesimo e ventunesimo secolo applicato a molti aspetti della vita civile. Direi della vita “incivile” perché il progresso richiederebbe una grande operazione di ricerca della vera-verità anche nel campo scientifico e tecnologico e la fine del chiacchiericcio che esplode intorno ad ogni nuovo o vecchio aspetto, amplificato dai giornali, dalle televisioni e da Internet spesso disposti a credere chiunque sia in cerca di qualche visibilità con idee anche strampalate.
Io da che parte sto?


Stiamo vivendo in un’epoca in cui, come diceva Mao, al buio tutti i gatti sono grigi. Ci deve essere allora qualche guida che aiuta a districarsi nella selva di semi-verità e di semi-menzogne. Purtroppo la risposta non va cercata nei computers, nelle riviste o nei trattati, ma nella propria testa, nello sforzo di conoscenza e di approfondimento diretto dei fatti, nella verifica delle notizie alla luce dei valori che ciascuno porta nel proprio cuore...
"

Scritto da Giorgio Nebbia su Rinnovabili.it

Energia, prepariamoci ad un futuro difficile

Interessante l’intervento su il Gazzettino di Padova del 15 novembre di Gianni Genghini, presidente dell’Associazione Ambiente e Società di Padova. Il quale, a proposito di ritorno dell’energia nucleare in Italia, afferma che è una scelta certamente difficile, ma altrettanto certamente necessaria.
Lo spunto è la costatazione (basata anche su esperienze locali: il rigassificatore di Rovigo, le prime avvisaglie di difficoltà nell’approvvigionamento di gas dalla Russia, le crescenti opposizioni locali agli impianti a fonti rinnovabili), che è necessario intraprendere nuove strade per la produzione di energia.

Ecco quindi l’esigenza di incentivare le energie sostenibili, e con decisione. Ma, pur con i migliori sforzi possibili, quanto riusciremo a produrre con le energie alternative? Forse un 15-20% del nostro fabbisogno, osserva Genghini. E il rimanente 80-85%?.

Tra le nuove strade da imboccare Genghini sottolinea anche il risparmio e l’efficienza energetica. Anche solo modificando le abitudini personali e riducendo gli sprechi nelle abitazioni sono possibili risparmi davvero rilevanti. Ma certamente anche questo non basterà. Allora?
Allora, per mitigare la nostra dipendenza dal petrolio e dal gas – conclude Genghini - dovremo per forza puntare anche sul nucleare: «sarà inevitabile che l’era del nucleare ritorni nel nostro Paese». Cosa non facile, in Italia, ma necessaria. Ma.

mercoledì 18 novembre 2009

Terra Reloaded: Beppe Grillo ci prova ancora

Se l'avventura politica di Beppe Grillo si è conclusa con un fallimento perché il partito per cui si era candidato lo ha rifiutato, è stata sicuramente una mossa vincente per ridare un po' di verve alla sua immagine e popolarità. Infatti, da quando Grillo ha inaugurato il suo blog (2005) e ed è sceso nelle piazze a far comizi, il diagramma del suo reddito è salito costantemente (fonte e foto da Panorama). Effettivamente, le serate dei tour sono a pagamento (e anche care!) e anche i video e libri annessi certo non li regala (potrebbe farlo in nome di una battaglia pro informazione!?). Dunque, ogni sua decisione sarà pure dettata da una personale battaglia per cambiare il sistema, ma ancora di più dal denaro e dalla voglia di riempirsi le tasche.

A luglio scorso, infatti, i commenti al proprio blog stavano pericolosamente diminuendo (il 10 luglio sono stati poco meno di 700, 50; numeri lontanissimi dalla media di inizio 2009) e anche i meet-up, i circoli dei grillini avevano un saldo negativo (oltre 500 nel 2008, 434 il 15 luglio 2009).

Come riprendere a fare crescere celebrità e fatturato? Ecco la strategia: il 12 luglio arriva Grillo si candidatura a segretario del Pd (il partito ha rifiutato la sua iscrizione) e l’annuncio, sul sito, scatena l’entusiasmo del popolo grillino in letargo, raccogliendo quasi 5.700 commenti.

A notare questa mossa alquanto astuta, sono in molti e soprattutto i blogger, che si sentono un po' traditi. Infatti alla "BlogFest 2009" di Riva del Garda, meeting dei blogger italiani, lo spazio online di Grillo, considerato da anni uno dei migliori (e premiato solo lo scorso anno come miglior blog), quest’anno ha ricevuto dai votanti su Macchianera.net il poco ambito premio per il “miglior blog andato a puttane“.
Si sa che, nel magico mondo di Grillo, il numero dei fan è direttamente proporzionale agli incassi degli spettacoli e del merchandising. Anche se il suo manager, Davide Marangoni, preferisce non diffondere dati ufficiali, la verità è che i fasti del tour Reset, quello del 2007, l’anno del Vaffa day (8 settembre) e dei 200 mila in piazza Maggiore a Bologna, sembrano irripetibili. Proprio a Bologna a ottobre, Grillo è stato contestato da una folla di "ex fan".

Oggi, un’altra trovata: Grillo presenta il nuovo dvd Terra Reloaded, realizzato in collaborazione con Greenpeace. Sulla sua sincerità nel voler cambiare il sistema, (come afferma Grillo nell’intervista) ho dei dubbi, perché lui nel sistema che tanto critica ci è entrato con tutte le scarpe. Ma su una cosa però ha ragione: è necessaria maggiore informazione. I cittadini devono essere informati, e oggi con internet hanno molta più possibilità di farlo. Su tutto il resto credo che sia solo l'ennesimo prodotto per riempire le tasche del comico, anzi politico, anzi blogger, o meglio regista... insomma del genovese.

Guai a contestare Grillo

martedì 17 novembre 2009

Greenpeace contro tutti: difendiamoci informandoci

Greenpeace è un'organizzazione ambientalista con caratteristiche particolari. È conosciuta per lo più per le manifestazioni contro l'industria chimica, per gli attacchi alle piantagioni biotech, per le tecniche spettacolari e aggressive utilizzate contro imprese che sarebbero la causa di "inquinamento". Slogan duri, campagne pubblicitarie vaste e diffuse, una grande capacità di apparire sui mezzi di comunicazione di massa, azioni dimostrative e un organizzatissimo ufficio stampa: questa è la forza di Greenpeace. Sulla base di questa capacità di "fare notizia" Greenpeace ha costruito un vero e proprio impero finanziario con decine di sedi e milioni di dollari.

Il nome di Greenpeace è associato sempre ai "grandi marchi". Greenpeace contro la Apple, contro la Porche, contro la Bayer, la Philips. Se è vero che più le aziende sono grandi e più potrebbero inquinare, è anche vero che non ci sarebbe gusto per questi "green" attaccare aziende poco conosciute. Semplicemente per il fatto che non avrebbero la stessa notorietà.

In particolare per il nucleare, dopo le bollette finte, ecco la trovata della farmacia. E ancora prima di queste due iniziative un altro volantino su cosa fare in caso di un ipotetico incidente.
Tre iniziative costruite "ad hoc" per fare leva sulle persone che, non istruite a sufficienza sul nucleare, (e questo è un problema di mancata informazione a cui il governo dovrebbe rimediare) ci “cascano con tutte le scarpe”.

Immaginate la vecchietta che riceve un volantino che riporta la bolletta elettrica con un importo triplicato e il ragazzo di greenpeace che la istruisce: signora, se non vuole pagare cara l'energia, deve dire NO al nucleare! O immaginate la signora che va al mercato e si imbatte sulla “farmacia nucleare”, proprio in questo periodo, poi che la gente è già spaventata dall’influenza suina e di vaccini. (l’importanza della riuscita di una protesta è anche dovuta la contesto in cui si manifesta: se questo è favorevole, la protesta ha più chance di attirare attenzione). Quindi, parlare di pillole e medicine in questo momento, facilita gli ambientalisti nella loro missione di accrescere ansie e timori sulle persone che non hanno abbastanza conoscenza per controbattere.

Queste pillole vengono distribuite in Francia alle famiglie che vivono entro 10 KM da una centrale nucleare, parchè in caso di incidente, l'ingestione delle compresse di iodio stabile è un modo semplice ed efficace per proteggere la tiroide contro gli effetti dello iodio radioattivo.
Queste pillole rientrano semplicemente in un sistema di sicurezza, molto ben strutturato e organizzato quando c'è di mezzo un impianto nucleare. Anzi se per ogni altro impianto e centrale ci fosse una gestione della sicurezza a questi livelli, non accadrebbero incidenti, che nonostante la loro gravità, passano in sordina.
Insomma, solo una cultura e conoscenza reale possono combattere queste iniziative "partorite" da una strategia di comunicazione di un impero finanziario come quello di greenpeace.

Per Approfondire qui la vera storia di Greenpeace

lunedì 16 novembre 2009

La politica energetica della Gran Bretagna














Che l'Inghilterra stia pianificando la produzione di energia anche da fonte nucleare è una cosa ormai nota. Tuttavia, l'elemento introdotto dalla politica inglese è che ogni progetto di costruzione di un nuovo impianto sarà caratterizzato da una "stretta relazione" con il territorio coinvolto. Ogni discussione a livello locale, resterà tale, senza entrare nel merito delle infrastrutture nazionali. Il tutto sarà gestito da un organo indipendente (IPC), (e non da un ministro), debitamente consultato e approvato dal Parlamento.

Infine, sono stati individuati 10 siti idonei per le nuove centrali. Tra questi, quello di Dungeness è stato respinto, perchè accolte le obiezioni sollevate da parte di Natural England. Insomma, come riferito da Ed Miliband in parlamento: "Dire di no ovunque (in Ighilterra) non è nell'interesse nazionale".

Di seguito la fonte:

A new planning regime was proposed to aid the installation of nuclear reactors as well as large wind farms and their transmission lines. The key change here is that local hearings will debate only local issues and not question the national infrastructure needs. Those issues are to be handled by an independent Infrastructure Planning Commission (IPC) takign guidance from these National Policy Statements duly consulted and approved by parliament. Announcing the drafts in parliament, energy and climate change secretary Ed Miliband said: "Saying no everywhere would not be in the national interests."

venerdì 13 novembre 2009

Cosa pensano gli italiani del nucleare

Cresce la percentuale degli italiani favorevoli al ritorno al nucleare (44%), ma ancora molto resta da fare sul fronte dell’informazione alla popolazione. E’ quanto emerge da un’indagine commissionata dall’Associazione italiana nucleare all’Ispo di Renato Mannehimer presentata il 12 novembre nel corso di una giornata di studio dedicata all’energia dall’atomo e alle problematiche connesse con la costruzione e la gestione del consenso sul nuovoprogramma elettronucleare nazionale.
Secondo quanto emerge dalla ricerca dell’Ispo su un campione di 800 persone gli italiani sono sempre più sensibili al problema energetico. Dal 2005 oggi, si è progressivamente diffusa la consapevolezza che le centrali attualmente impiegate in Italia, per la produzione di energia elettrica, sono davvero troppo inquinanti. Ne è convinto il 92 per cento degli intervistati (+10 per cento rispetto a quattro anni fa), il costo dell’energia elettrica è diventato davvero troppo alto per il 99 per cento del campione (+4 punti percentuali rispetto al 2005) e che è importante pensare fin da ora a fonti diverse da quelle oggi utilizzate. Ne è consapevole il 95 per cento degli intervistati (+6 punti percentuali).

La cosa più impressionante è che il tasso di persone favorevoli al nucleare aumenta al crescere del livello di informazione sulla materia. Questo conferma quanto di ideologico c'è dietro ai NO al Nucleare.

Fonte: Agenzia stampa Il Velino

mercoledì 11 novembre 2009

La corsa inglese verso l'atomo

Dopo il caso della Svezia e del suo Pimby (please in my backyard), e della Francia, in crisi con 18 reattori in meno, oggi è la volta dell'Inghilterra e della sua corsa verso il nucleare.
Nel Regno Unito, infatti, il nucleare è una fonte su cui investire perché è energia pulita, sicura, a basse emissioni di CO2 e il suo impiego crea molti posti di lavoro.
Secondo Ed Miliband, ministro inglese dell'Energia e dell'Ambiente, "...Non ci sono alternative: la Gran Bretagna ha bisogno dell'energia nucleare e per questo il Governo ha deciso di accelerare il programma di costruzione di nuove centrali dando il via libera ufficiale a dieci progetti”.

E così, di seguito un breve estratto della notizia apparsa su tutti i quotidiani di ieri.
Un piano da dieci-dodici centrali nucleare per raggiungere l’obiettivo di produrre, entro la fine del 2020 circa il 30 per cento di energia elettrica dal nucleare, contro meno del 20 per cento di oggi. È il piano annunciato dal segretario all’energia inglese Ed Miliband alla Camera dei Comuni per il futuro energetico della Gran Bretagna: uno dei piani più ambiziosi dell’intera Europa che mira ad accelerare la pianificazione e le autorizzazioni di nuove centrali e di altri grandi progetti infrastrutturali. Miliband, secondo quanto riporta il sito on line del Financial Times ha sottolineato in particolare la necessità di passare a un mix di generazione elettrica che preveda, oltre al nucleare, anche carbone pulito e rinnovabili. Tra le misure che il governo sta studiando, ha ricordato il segretario all’energia, c’è l’eolico onshore e offshore, nuove linee di trasmissione e siti di stoccaggio del gas.

Grande attenzione anche sugli impianti “carbon capture and storage”, sul quale stanno lavorando due consorzi: uno guidato da Scottish Power e l’altro da E.ON. Nelle sue dichiarazioni Miliband ha sottolineato che per i nuovi reattori nucleari sono già stati individuati 10 siti perlopiù vicini a impianti già esistenti. Le nuove centrali saranno realizzate entro il 2025 (il primo impianto dovrebbe vedere la luce ntro il 2017) e saranno localizzati in Inghilterra (Essex, Cumbria, Lancashire, Somerset, Gloucestershire e Suffolk) e Galles.


Fonte italiane:
Il Sole24ore e Il Velino

martedì 10 novembre 2009

Quanto è figo essere Green!


Un articolo sul Corriere della Sera di ieri riporta:

"Da ecochef a stilista «verde»: I 100 lavori salva ambiente".
"Come trovare un impiego (nuovo) con effetti positivi sul clima. Oggi i posti in Italia sono 850 mila"...

In breve..."ogni lavoro può essere verde: lo stilista sostenibile coniugherà l’estetica con l’ambiente e i diritti (un po’ come Stella McCartney con il suo prêt-à-porter ecologico); l’avvocato ambientale sfrutterà il fatto che molte aziende avranno bisogno di consulenze in materia; il marketing ambientale diventerà strategico; l’ecodiplomazia sarà un settore fondamentale nei rapporti internazionali; le aree protette attireranno turisti, che chiederanno prodotti locali e biologici e quindi sproneranno l’attività del settore agricolo. Uno studio uscito negli Stati Uniti a inizio 2009 da Fast Company, che si occupa di tendenze economiche, metteva il contadino al primo posto tra i 10 lavori del futuro per il mercato..."

A leggerlo tutto mi sa un po' del "mondo ideale" o il mondo che vorrei e mi chiedo: cosa c'è dietro questa moda dell'"essere green"? L'eco parrucchiere o lo stilista sostenibile non è che poi lascia le luci accese, non spenge il motore della macchina quando è in sosta e se ne frega del risparmio energetico? (ma è tanto figo essere Green...)!

Corriere della Sera

lunedì 9 novembre 2009

Quando il nucleare è dettato da pregiudizi

Con le più elementari regole di sicurezza, ampiamente utilizzate in Occidente, l’energia nucleare si rivela una forma di energia sicura ed affidabile. In cinquant’anni di nucleare quello successo nella centrale sistemata in vicinanza della cittadina ucraina, è il più grave che si sia mai verificato. Nel frattempo gli incidenti nelle centrali in cui si fa uso dei combustibili fossili hanno provocato oltre 15.000 morti e perfino il sicuro ed ecologico idroelettrico ne ha causati 4.000. Se il nucleare avesse avuto lo stesso numero di vittime delle altre fonti energetiche la sua utilizzazione come fonte di energia sarebbe finita da un pezzo.

Bisogna inoltre tener conto dei rischi che si corrono nella estrazione dei combustibili fossili rispetto all’estrazione dei minerali di uranio. Lavorare in una miniera di uranio, fonte di energia nucleare, è dieci volte meno pericoloso che lavorare in una miniera di carbone, poiché quest'ultimo è in assoluto la fonte di energia che provoca più morti: 6-7 mila all’anno senza contare le vittime della silicosi che colpisce tutti i minatori.

Anche il gas naturale rappresenta un pericolo. Nel 1984 si verificò in Messico l’esplosione di diversi serbatoi di gas liquido che uccisero sul colpo 550 persone e ne ferirono 7000, sicché il suo trasporto potrebbe provocare il peggior incidente immaginabile. Qualora una nave metanifera che trasporta gas liquefatto a bassissima temperatura, in vicinanza della costa, per un incidente, dovesse spezzarsi e riversare in mare anche solo parte del suo carico, si provocherebbe una enorme nuvola fredda e densa di gas che spinta dai venti sulla terraferma potrebbe esplodere liberando una potenza paragonabile a quella di una bomba atomica.

Anche il petrolio ha causato ingenti danni che non sono solo quelli, peraltro gravissimi per l’ambiente, provocati dalle petroliere che hanno riversato in mare il loro contenuto sporcando le coste e uccidendo gli uccelli marini che, con il corpo imbrattato di catrame, non riuscivano più ad alzarsi in volo. Ai disastri ambientali vanno accostate anche le migliaia di morti avvenuta per l’esplosione di oleodotti e depositi con conseguenti incendi che hanno interessato le abitazioni poste in vicinanza dei grossi serbatoi di carburante. Perfino l’idroelettrico, può creare catastrofi imputabili a dissesti idrogeologici.

Fonte: Comunicati.net

venerdì 6 novembre 2009

Nucleare: due generazioni a confronto

Delle centrali di III generazione non ne esiste ancora una in servizio. Dopo quasi 20 anni di studi e ricerche sono ora in costruzione i primi esemplari. È dunque del tutto falso presentarle come progetti obsoleti: si tratta in realtà di tecnologie nuove e d’avanguardia.

Tra tutte le obiezioni al nucleare, quella che non si debbano fare centrali di III generazione perché a breve ci saranno quelle di IV, più sicure e con meno problemi di rifiuti da smaltire, è quella che più seriamente assomiglia ad una stupidaggine. Esattamente come se qualcuno, pur avendo la necessità di cambiare la propria auto, si rifiutasse di scegliere uno dei modelli in commercio perché "tra qualche anno verranno realizzati modelli innovativi, quindi meglio aspettare". In realtà noi compriamo macchine e prodotti, quando ne abbiamo bisogno scegliendo il migliore "prototipo" disponibile sul mercato attuale.

Le centrali di IV generazione fanno ancora parte del mondo dei buoni propositi. Non solo non esistono, ma non ne sono ancora state definite le caratteristiche tecniche. Nella migliore delle ipotesi, se cioè la ricerca avrà il successo che ci si auspica, vedremo i primi prototipi per il 2030, e la prima centrale in servizio commerciale per il 2040 o giù di lì.

Le centrali di III generazione sono una evoluzione dei reattori esistenti. Certamente presentano qualche punto interrogativo (ancora da verificare sperimentalmente), ma offrono un livello di sicurezza enormemente maggiore dei circa 440 reattori attualmente in servizio nel mondo. Con i reattori di IV generazione, invece, è un po’ un salto nel buio. A livello internazionale sono stati individuati 6 tipologie di reattori meritevoli di appartenere alla IV generazione, ma non sappiamo se si potranno realizzare le caratteristiche che sono state ipotizzate nel concepirli. In particolare, nei casi in cui è prevista la messa a punto di combustibili di nuova concezione, che richiedono tempi molto lunghi con risultati non garantiti, le probabilità di insuccesso sono tutt'altro che remote.

mercoledì 4 novembre 2009

Le preoccupazioni francesi sul nucleare che si ferma (per manutenzione!)

Nel giorno della notizia dei dubbi sollevati dalle autorità di sicurezza nucleare sui sistemi di “comando/controllo” dei reattori EPR, in Francia i blogger di cosa discutono?
Ebbene, i blogger d’oltralpe si mostrano preoccupati. Ma – sorpresa! – il loro rammarico è dovuto a un’altra notizia, che ha suscito molto più clamore : La France va devoir importer massivement de l'électricité pendant plus de deux mois cet hiver. Ossia, la Francia dovrà importare energia dall’estero per un periodo più lungo di due mesi nel prossimo inverno.
Il motivo? 18 reattori nucleari sui 58 di cui dispongono non saranno più operativi perché sottoposti a manutenzione.
Eh si, perché come si legge qui "Le parc nucléaire assure plus de 76 % de la production d'électricité de la France...", i francesi con il loro nucleare riescono quasi a soddisfare la richiesta di energia e non gli va proprio giù questa loro dipendenza “momentanea”!

Insomma, i francesi sono preoccupati, come riportato qui , qui e infine qui dove in un commento, se la prendono anche con gli scioperi avvenuti in primavera che hanno fatto slittare i lavori di manutenzione proprio in inverno, quando l’energia era più richiesta:
"Merci aux écologistes et à geen-pisse : ils ruinent peu à peu la France qu’ils veulent ramener à l’ère préhistorique !" E se i francesi parlano di preistoria … cosa dovremmo dire noi ?

martedì 3 novembre 2009

Si sta lavorando per un nucleare sicuro: ecco la prova

Le autorità di sicurezza nucleare di Finlandia, Regno Unito e Francia hanno sollevato dei dubbi in merito alla sicurezza garantita dai sistemi di “comando/controllo” dei reattori EPR attualmente in costruzione in Finlandia, in Francia e progettati in Gran Bretagna (quindi parliamo di prototipi). In altre parole, secondo le tre Autorità, i sistemi di emergenza della centrale hanno ancora delle parti in comune con i normali sistemi di gestione, cosa da evitare per avere il massimo di sicurezza in caso di incidente. Pertanto le tre Autorità «hanno chiesto ai gestori e al fabbricante di migliorare la concezione iniziale dell’EPR» e, precisa il comunicato «i gestori e Areva (la società che ha progettato e realizza le centrali – ndr) hanno convenuto di effettuare modifiche all’architettura del progetto dell’EPR, che saranno esaminate dalle Autorità di Sicurezza».

Una notizia che si è subito prestata a sostenere affermazioni generiche del tipo: “I reattori EPR non sono abbastanza sicuri”, o addirittura “Autorità di sicurezza di 3 Paesi bocciano il reattore EPR” (Apcom), tralasciando, quello che per me è il nocciolo della questione: l’industria nucleare è estremamente attenta alla sicurezza e sta lavorando per accrescerla.

Inoltre, questa vicenda testimonia ancora una volta come quello nucleare sia in assoluto il settore industriale con il maggior livello di garanzie. Le normative sulla sicurezza e sulla radioprotezione che lo regolano sono sviluppate da organismi internazionali e sono applicate a tutti i livelli in un contesto di controllo continuo. Non solo: in Italia, dove è prevista l’adozione di reattori EPR per il rilancio del nucleare, non avremo i problemi che stanno risolvendo francesi e finlandesi, garantendoci così ulteriormente sul piano della affidabilità di esercizio e della sicurezza generale. E anche dandoci una mano a ridurre i costi.

Insomma, quale altro settore industriale si avvicina ad un tale livello di garanzie? Anche in fase di esercizio, qualunque malfunzionamento o evento anomalo che si verifichi presso un qualsiasi impianto nucleare di qualsiasi Paese del mondo deve essere immediatamente notificato alle Agenzie internazionali di controllo, che hanno il potere di disporre accertamenti indipendenti da quelli disposti in sede nazionale.