venerdì 25 febbraio 2011

Online la nuova versione dello spot del forum nucleare

Lo spot del Forum nucleare italiano è stato sospeso, dopo che il Giurì dell'Istituto dell'autodisciplina pubblicitaria lo ha definito «comunicazione commerciale ingannevole».

Secondo il Giurì lo spot «non comunica al telespettatore gli obiettivi sociali che l'associazione inserzionista intende raggiungere»: in pratica, il Forum avrebbe dovuto dichiarare di avere una posizione a favore dell'utilizzo dell'energia nucleare.

Lo spot, in cui le posizioni a favore e contro il nucleare erano rappresentate dalle mosse di una partita a scacchi, era stato criticato dalle associazioni ambientaliste, secondo cui l'apparente neutralità era tradita da alcuni accorgimenti subliminali: il giocatore a favore del nucleare aveva i pezzi bianchi, e quello contrario i neri. Inoltre anche i toni di voce sarebbero diversi: più tranquillizzante quello del filonuclearista, più incerto e dubbioso quella dell'antinuclearista.

In realtà però il Giurì non ha criticato questi aspetti, ma solo l'assenza di una presa di posizione dichiarata. Perciò il Forum ha deciso di adeguarsi alla deliberazione, modificando il filmato, anche se solo in minima parte: ed oggi è online la versione nuova. Sfido ora a trovare le differenze con la versione precedente. E concludo che tutta questa storia mi sembra molto figlia di una situazione tipicamente italiana.

mercoledì 23 febbraio 2011

Emergenza in Libia e il petrolio s'impenna

Le tensioni in Libia per il momento non rappresentano un problema per l'Italia, ma fanno riflettere sull'eccessivo sbilanciamento del Paese per quanto riguarda le forniture energetiche. Il problema dell'eccessiva dipendenza italiana dai fornitori stranieri di gas e petrolio riapre il dibattito sul nucleare, la cui scelta potrebbe essere la via più giusta.

A causa dell’emergenza in Libia, infatti, l’Eni ha sospeso le attività legate alla produzione del petrolio e del gas naturale, e ha provveduto a mettere in sicurezza gli impianti relativi alla lavorazione di queste risorse energetiche. Inoltre sembrano ormai prossime alla conclusione le operazioni di rimpatrio dei dipendenti della multinazionale, cominciato ieri. Precisamente, mancano ancora 34 lavoratori da rimpatriare, ma l’Eni sta nel frattempo effettuando un costante monitoraggio della situazione.

Questa mattina, il “Quotidiano Energia” ha comunicato che Eni avrebbero effettuato un progressivo svuotamento del gasdotto Greenstream, che conduce il gas dalla Libia alla Sicilia, data la situazione di pericolo creatasi in Libia. La diminuzione dei flussi energetici toccherà anche il gruppo Edison, che ha ricevuto una comunicazione da parte dell’Eni, in cui la società spiega che a causa della critica situazione nel Paese nord africano, non sarà più possibile garantire tutti i flussi di gas previsti per Foro Bonaparte, che è il maggiore cliente di Greenstream.

martedì 22 febbraio 2011

Le nuove regole olandesi

L'Olanda andrà avanti con l'energia nucleare, ma con regole nuove e rigorose. Lo ha annunciato il ministro dell'economia, dell'agricoltura e dell'innovazione, Maxime Verhagen.

I reattori dovranno essere di terza generazione, con standard di sicurezza elevatissimi: la struttura di contenimento deve essere in grado di resistere all'impatto di un aereo di linea, e il rischio di fusione del nocciolo deve essere inferiore a uno in un milione di anni.

Inoltre il governo non si farà carico dei costi: saranno tutti a carico delle società elettriche, compresi quelli per la gestione delle scorie e lo smantellamento delle centrali, che dovrà iniziare appena cessata l'attività. Inoltre le società dovranno fornire in anticipo adeguate garanzie finanziarie al governo e versare una quota in favore della ricerca sulle scorie. Il governo in compenso si impegnerà a facilitare il processo autorizzativo: lo scopo è iniziare i lavori per la costruzione nel 2015.

La politica del governo olandese è in favore dell'energia nucleare, vista come un'opzione economica e affidabile nel passaggio verso un sistema energetico a basse emissioni di anidride carbonica: le nuove centrali dovrebbero chiudere nel 2080, lasciando spazio a un mix energetico basato sulle fonti rinnovabili.

Due società hanno già dimostrato interesse per il nuovo programma nucleare olandese: Delta ed Energy Resources Holding, attualmente comproprietarie al 50% della centrale di Borssele (Sud del Paese), dove è in funzione l'unico reattore commerciale olandese. Entrambe le proposte riguardano la costruzione di un secondo reattore a Borssele.

NuclearNews

giovedì 17 febbraio 2011

Si può fare a meno dell’energia nucleare?

Per rispondere alla domanda- si può fare a meno dell'energia nucleare? - ci sono numerose considerazioni da valutare.

La prima considerazione riguarda l'Europa. Nel Vecchio Continente (UE e altri Paesi europei, Russia compresa), vi sono grandi centrali elettriche per circa 500.000 MW che nei prossimi 20-25 anni dovranno essere messe fuori servizio per anzianità. E quindi sostituite da nuove centrali per una potenza equivalente (senza qui considerare l'ulteriore potenza necessaria a soddisfare la nuova domanda, che, pur in presenza di politiche di risparmio e di efficienza energetica, è prevista in notevole crescita).

Si tratta in gran parte di centrali "di base" (soprattutto nucleari e a carbone) il cui servizio è cioè indispensabile tutto l'anno, di notte e di giorno, in giornate ventose e senza vento, per cui è impensabile che possano essere sostituite da fonti rinnovabili, se non in minima parte.

Chi è convinto che si possa rinunciare al nucleare in Italia dovrebbe anche dire quale alternativa ci sia alla sostituzione di queste centrali. Anche in considerazione dei vincoli di competitività, di sicurezza degli approvvigionamenti, di inquinamento locale e di emissioni di gas serra che sono già forti oggi e che saranno di anno in anno crescenti.

Ovviamente non è né logico né razionale ipotizzare che tutta questa potenza venga sostituita da nuove centrali nucleari. Ma certo è difficile immaginare un futuro senza un rilevante ruolo anche per il nucleare, è che l'unica fonte che offre grandi potenze unitarie a prezzi competitivi, senza accrescere la dipendenza da altri Paesi , senza emettere alcun tipo di inquinante (ossidi di zolfo e di azoto, polveri, diossine e altri inquinanti chimici) e senza impatto sul clima globale.

La seconda considerazione è di carattere più generale. Sulla Terra vivono 6,7 miliardi di persone, di cui "i ricchi" (1,2 miliardi, pari al 18% circa) consumano quasi il 50% di tutta l'energia primaria prodotta e il 60% di quella elettrica. Dei rimanenti 5,5 miliardi, che si dividono il restante, circa un miliardi e mezzo di persone non ha nemmeno accesso all'elettricità.

Inoltre continuiamo ad aumentare di numero: tra poco più di 30 anni saremo 9 miliardi, con un incremento di popolazione tutto a carico dei Paesi oggi in via di sviluppo, che quindi raggiungeranno la cifra di 7,5-8 miliardi, mentre noi "occidentali" resteremo più o meno 1,2 miliardi.

Ebbene, è lecito e giusto sperare che quei 7-8 miliardi di "altri" possano avere un consumo di energia elettrica adeguato a soddisfare dignitosi livelli di vita. Diciamo: un consumo, tra 30-40 anni, pari alla metà di quello medio oggi in Europa (e quindi ad a un quarto di quello medio americano).

Nell'auspicabile modesta ipotesi appena fatta, i consumi di energia elettrica nel mondo dovranno molto più che raddoppiare rispetto ad oggi. Il che vuol dire che occorrerà reperire una quantità enorme di energia supplementare, da utilizzare nel rispetto dell'ambiente e senza impatti sul clima globale.

In questo caso un ruolo di primo piano, forse determinante, potrà sicuramente essere svolto dalle fonti rinnovabili. Ma per la copertura della grande domanda di base proveniente da Paesi sempre più urbanizzati e sempre più industrializzati sarà comunque indispensabile una larga quota di energia prodotta da grandi centrali di potenza. E dunque, di nuovo, si pone la domanda: si può fare a meno dell'energia nucleare?

lunedì 14 febbraio 2011

Nucleare: siglato un accordo tra Forum e AIN

Il Forum Nucleare Italiano e l’Associazione Italiana Nucleare (AIN) hanno siglato un accordo di collaborazione con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo della produzione di energia elettrica nucleare col massimo consenso, nel pieno rispetto delle norme e della sicurezza dei cittadini e dell’ambiente. In particolare, l’intesa vuole rafforzare la cooperazione tecnico-scientifica per la promozione di iniziative congiunte sulle caratteristiche dell’energia atomica e sul programma nucleare italiano.

L’accordo rappresenta il punto di partenza per il necessario coordinamento delle attività dei due soggetti, che opereranno in tandem su numerosi progetti volti a favorire l’informazione e il consenso in tema di nucleare: oltre ad un costante interscambio di documentazione ed expertise e alla creazione di gruppi di lavoro ad hoc, il Forum Nucleare Italiano si avvarrà della validazione scientifica di AIN sul materiale informativo prodotto, così da garantire la correttezza dei messaggi trasmessi.

“Questo accordo rappresenta la volontà di agire sinergicamente per contribuire ad alimentare il dibattito sul ritorno all’atomo in Italia – commenta Enzo Gatta, presidente di AIN – la nostra Associazione si impegna a supportare, anche attraverso il nostro autorevole Consiglio scientifico, il FNI nelle sue iniziative, allo scopo di contribuire a un’informazione scientificamente corretta in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini, delle Istituzioni e di tutti i soggetti che operano nel settore energetico. Uno stimolo ad un confronto realista e non pregiudiziale ancor più importante alla luce dell’imminente appuntamento referendario”.

“Grazie all’impegno sottoscritto con AIN, il dibattito sul nucleare si arricchisce di un contributo scientifico importante. Mai come in questo momento – sostiene il presidente del Forum Nucleare, Chicco Testa – occorre unire le forze per garantire al maggior numero di persone possibile informazioni corrette basate su criteri oggettivi. Non è possibile che il dibattito venga monopolizzato, così com’è stato negli ultimi decenni, sempre dalle stesse voci basate su argomentazioni che non hanno più niente a che vedere con la realtà sociale, economica e ambientale in cui viviamo”.

venerdì 11 febbraio 2011

Nucleare e rinnovabili: il finto dilemma

Quando si parla di scelte energetiche, sembra impossibile superare il dualismo nucleare vs rinnovabile. Ma siamo davvero convinti che il nucleare e le rinnovabili siano due soluzioni antitetiche e non integrabili? Non sembrerebbe pensarla così il presidente degli Stati Uniti Barack Obama che il 25 gennaio scorso a Washington si è pronunciato in difesa delle fonti pulite, cioè quelle a basse emissioni di gas serra. Tra le energie pulite egli menziona ovviamente le fonti rinnovabili ma, a sorpresa, anche il nucleare.

Più del 50% dell'energia che consumiamo proviene da paesi extra-UE e il tasso di dipendenza è in aumento. Una gran parte dell'energia arriva dalla Russia, le cui dispute con i paesi di transito hanno provocato negli ultimi anni ripetute interruzioni delle forniture.
Tra i paesi del G8 solo l'Italia non ha adottato il nucleare e oggi l'energia elettrica è prodotta in gran parte dall'utilizzo di fonti altamente inquinanti e costose (olio combustibile, gas e carbone) mentre solo il 13% deriva da fonti rinnovabili come l'energia eolica o solare.
Poiché le fonti rinnovabili non bastano e non sono in grado di garantire il soddisfacimento dei crescenti bisogni energetici, l'Italia si trova a dover dipendere sul piano energetico da altri Paesi che con più concretezza e meno pregiudizi ideologici hanno affrontato il problema della scelta energetica.

Il dibattito sul nucleare e sulla necessità di una sua integrazione in un mix energetico ottimale si è riaperto negli ultimi anni ed è destinato ad aumentare in vista del referendum che chiamerà di nuovo gli italiani ad esprimersi su questo importante tema. Il nuovo spot firmato dal Forum Nucleare Italiano si chiude con questa domanda: "Tu sei a favore o contro l'energia nucleare o non hai ancora una posizione? ". Se in Italia ci si pone la domanda, a livello europeo, una posizione esiste, ed è rappresentata dal documento "Energia 2020" nel quale l'UE definisce le priorità nel settore dell'energia per i prossimi dieci anni.

Fonte: Il Tacco d'Italia

lunedì 7 febbraio 2011

Il nucleare spiegato agli italiani

Di seguito un'intervista a Giancarlo Aquilanti, responsabile Area tecnica nucleare di Enel, sui motivi e le necessità di rintrodurre il nucleare in Italia.

Pensa che passare al nucleare potrebbe soddisfare il nostro bisogno energetico tanto da renderci indipendenti?
Il nucleare non darà il 100% della produzione. Non c'è nessun paese in grado di farlo, la Francia, ad esempio, sta circa al 70%. Quindi possiamo dire in generale che in Europa ci sia un mix di generazioni in cui il nucleare occupa uno spazio che va dal 15% fino al 70% della Francia. Oggi l'Italia è a zero e quello a cui dovrebbe aspirare in qualche modo è arrivare ad una percentuale di circa il 25% così da poter bilanciare la generazione nucleare con quella di altre fonti.

Il costo dello smaltimento delle scorie inciderà sui cittadini? Chi se ne occuperà?
Il costo dello smaltimento delle scorie è già incluso nello smaltimento di costo del nucleare perché uno dei criteri, previsto anche dalla legge attuale è che durante l'esercizio dell'impianto si accumula un fondo che non viene gestito dalla società, ma da una struttura pubblica che poi alla fine dell'esercizio dell'impianto avrà fondi sufficienti per lo smantellamento dell'impianto e la gestione finale anche dei rifiuti radioattivi. Questi costi dunque non influiranno sul pubblico non li pagheremo cioè in bolletta ma sarà l'ente elettrico stesso che accantonerà i fondi per poter fare questo tipo di operazioni.

Prima di procedere all'impianto di nuove centrali saranno smaltite le scorie ancora presenti sul nostro territorio?
Sono due attività che vanno in parallelo, da una parte c'è il trattamento di quello che è rimasto cioè del materiale vecchio dell'87 e dall'altra la costruzione di nuovi impianti. Sono due discorsi che non possono esser messi sequenzialmente, il problema del mix sbilanciato è un problema di oggi, quello del decommissioning richiede a tutti quanti i Paesi un certo periodo di tempo. Sono inoltre diverse anche le società impegnate in tali operazioni, noi ci candidiamo ad essere uno degli investitori sul nucleare, Sogin è quella che si occupa di fatto dello smantellamento degli impianti e del deposito finale per quanto riguarda il combustibile.

Saranno italiani a occuparsi della realizzazione degli impianti o saranno manovalanze e cervelli stranieri?
Ci saranno diversi settori, quelle 3000 persone impegnate direttamente nella realizzazione delle centrali, più le altre 6000 coinvolte indirettamente nel nucleare saranno ripartite su diverse fasce, ci sarà quella degli operai in cantiere, quella che riguarda gli operai nelle fabbriche, quella del controllo del progetto e così via. Ci sarà quindi una gradazione che andrà dall'operaio fino al manager. Per quanto riguarda la manodopera speriamo e prevediamo che possa essere locale così come per le mansioni via via più alte. In Italia il tipo di disponibilità che abbiamo sia come risorse specializzate sia come manovalanza dovrebbe essere tale per cui noi, di fatto, facciamo fronte con tutto personale nazionale, per quanto possibile. Ovviamente qualora ci fosse indisponibilità di specializzazione, si potrebbe avere un completamento all'estero.

A che punto è in Italia la ricerca sul nucleare?
Oggi la ricerca sul nucleare è ovviamente ridotta perché, di fatto, è finanziata per una parte abbastanza modesta dallo Stato e dall'altra da fondi modesti da parte dell'Unione europea, però nonostante i finanziamenti scarsi l'Italia è riuscita a mantenere tutta una serie di poli di eccellenza della ricerca che vengono molto apprezzati anche a livello europeo. Cito l’Enea, alcuni istituti di ricerca, l'industria e cito ancora naturalmente alcuni centri universitari che hanno sviluppato competenze di nicchia nel nucleare anche a livello internazionale, quindi la base c'è. Non partiamo da zero, chiaramente va sviluppata.
Cosa che d'altronde farete anche con i progetti con il Politecnico, con le borse di studio e con il master. Tutte queste iniziative hanno la funzione di attrarre giovani verso questo tipo di settore, la ricerca ha la funzione di sviluppare competenze dentro l'Università.


Non vi spaventano i problemi riscontrati durante la costruzione della centrale finlandese?
No, non ci spaventano, stiamo attentamente monitorando il cantiere, oltre ad aver mandato un certo numero di persone a osservare il progetto francese. Vogliamo imparare cosa lì non è stato fatto bene, questa esperienza può essere vissuta come fonte di paura e spingerci a ritirarci o come occasione per capire cosa deve esser fatto per migliorarci. Oltre al cantiere finlandese e a uno francese c'è un cantiere cinese che sta facendo lo stesso tipo di impianto, sono partiti dopo e siamo andati a vedere come loro se la stanno cavando con la stessa tecnologia. Se la stanno cavando in maniera eccezionale, hanno messo a frutto quello che in qualche modo è venuto fuori dalle cose da migliorare nell'impianto finlandese. Abbiamo visto, per esempio, che i ritardi non ci sono più, mentre in Finlandia c'era un ritardo di due o tre anni, loro seguono perfettamente il programma e hanno risolto inoltre i problemi di gestione dell'interfaccia dei diversi contractor. Tutto quello che si fa dunque è in qualche modo un bagaglio di esperienza che si acquisisce.

Cosa pensa degli Epr per quanto riguarda la sicurezza?
L' Epr è un impianto che oggi si colloca al massimo dal punto di vista della sicurezza. A livello internazionale è al top, è un impianto estremamente complesso, forse un po’ più costoso degli altri, ma è un prodotto sviluppato con requisiti di sicurezza molto elevati. Basti pensare che è progettato intorno ad un bunker che proteggerebbe tutto l'impianto da un eventuale impatto aereo.

Sembra che gli altri Paesi chiudano o tentino di farlo e noi...
No, non tutti i Paesi che dopo Cernobyl avevano deciso di rinunciare al nucleare lo hanno poi fatto e al contrario hanno riconsiderato la decisione, solo noi abbiamo chiuso subito.
La Germania e la Svezia che avevano deciso di chiudere gli impianti dopo un certo numero di anni, hanno esteso l'esercizio delle loro centrali e questa è una manifestazione di fiducia verso il nucleare. La Svizzera poi è in fase di approvazione di nuovi impianti. In Europa dunque la tendenza è a realizzare nuovi impianti o a mantenere in vita quelli già esistenti.


Fonte NovaSocietà

giovedì 3 febbraio 2011

È obbligatorio sentire il parere delle Regioni, non seguirlo

Per costruire una centrale nucleare il governo dovrà sentire il parere della Regione interessata. Parere che sarà obbligatorio richiedere prima di qualsiasi decisione, ma che poi non sarà vincolante.

La Consulta, chiamata a esprimersi su una serie di ricorsi presentati dalle regioni Puglia, Toscana ed Emilia Romagna sul provvedimento che disciplina la realizzazione e il funzionamento delle centrali nucleari, li ha dichiarati inammissibili o infondati per la gran parte, ma ha invece dichiarato “l’illegittimità costituzionale dell’articolo 4 del decreto legislativo del 15 febbraio 2010, numero 31”.

La Corte Costituzionale – spiega il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo – ha confermato e ampliato l’opzione della piena condivisione con il territorio delle scelte per la localizzazione delle centrali. La decisione non mette in discussione la responsabilità finale del governo, ma aggiunge di fatto un parere delle Regioni anche in sede di autorizzazione unica. Nessuno ha mai pensato di fare le centrali contro il parere delle comunità. Adesso occorre soltanto andare avanti speditamente mettendo in moto l’Agenzia per la sicurezza nucleare”.

“Si apre la strada per una positiva competizione fra le diverse regioni – commenta Chicco Testa, presidente del Forum Nucleare Italiano – fra chi saprà e vorrà assumersi la responsabilità di ammodernare il proprio sistema energetico e produttivo, riducendo l’inquinamento e la dipendenza dai combustibili fossili, e chi continuerà a seguire le vecchie strade. Meglio un consenso esplicito che una lunga e sfiancante guerriglia nei Tar di tutta Italia”.

martedì 1 febbraio 2011

Chicco Testa risponde sul nucleare e la comunicazione

Chicco Testa parla della comunicazione sui temi scottanti e complicati, internet, YouTube e i blog, i costi della futura energia elettrica e il referendum che verrà.
"Molte persone usano il web, i blog e i social network come una lavagna a cui affidare le proprie emozioni (come Beppe Grillo insegna). La maggior parte delle critiche che ci fanno provengono da utenti che non fanno altro che dire: no, no e no! Senza argomentare e senza entrare nel merito delle questioni".




Dal canale Youtube di AvoiComunicare