lunedì 29 marzo 2010

Chi è informato sul nucleare lo sostiene. In tutto il mondo

Chi è bene informato sul nucleare è favorevole al suo uso per la produzione di energia elettrica. E questo vale, con qualche piccola differenza, in tutti in Paesi industrializzati.
Lo rivela un sondaggio commissionato dall’Areva e condotto dalla società specializzata francese TNS Sofres in 7 Paesi occidentali, con storie e politiche nucleari molto diverse: Italia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, Belgio e Stati Uniti.
In tutti i Paesi i bene informati sono in netta maggioranza “favorevoli” o “tendenzialmente favorevoli” al nucleare: si va dal 62% degli italiani all’84% degli inglesi. Solo i tedeschi, con il 51%, si distaccano leggermente da questo orientamento.

Il motivo principale è economico: il 70% degli italiani informati sono convinti che con il nucleare si può produrre elettricità a costi inferiori, e in tutti gli altri Paesi questo dato è più alto, con un picco dell’82% in Spagna. Anche la preoccupazione per il riscaldamento globale gioca un ruolo importante. In questo caso il valore massimo è quello degli Stati Uniti: il 91% degli americani informati ritengono l’energia nucleare promettente perché produce bassissime emissioni di anidride carbonica. Il dato italiano è del 70%, inferiore a quello di tutti gli altri Paesi tranne la Germania (66%).

Infine, in tutti i Paesi è ben presente la convinzione che il problema principale da risolvere è quello delle scorie: il 96% dei tedeschi informati sono preoccupati della radioattività sul lungo periodo, mentre la questione è sentita meno dagli italiani (82%).

Le altre questioni sono nettamente meno sentite: il rischio di proliferazione preoccupa solo il 48% degli italiani e il 62% dei tedeschi, mentre il timore che gli investimenti nel nucleare vadano a scapito delle energie rinnovabili sono sentiti soprattutto in Italia (60%) e poco in Belgio (45%).

venerdì 26 marzo 2010

Francia: parte il dibattito pubblico sul prossimo reattore Epr

La Francia, dopo il reattore Epr in costruzione a Flamanville (Normandia), ne ha progettato un secondo a Penly (sempre in Normandia). Una fase preliminare consiste in un dibattito pubblico, aperto a tutti, sul nuovo reattore.

Il dibattito, che si è aperto ufficialmente il 24 marzo e durerà 4 mesi, si articolerà intorno a un documento di 150 pagine redatto dall’EDF, la società che gestirà la centrale.

Il dibattito sarà gestito da un’apposita commissione locale e consisterà in 12 riunioni pubbliche e un sito internet dedicato. L’iniziativa si inserisce nel cosiddetto processo partecipativo che coinvolge la popolazione: è la strategia suggerita dagli esperti della comunicazione, e usata in alcuni dei Paesi più avanzati, per arrivare a decisioni condivise fra autorità, esperti e residenti, evitare manifestazioni di protesta e finalmente arrivare alla scelta più indicata da tutti i punti di vista.

«Il dibattito verterà sull’opportunità, gli obiettivi e le caratteristiche principali del progetto», ha spiegato Philippe Deslandes, presidente della Commission nationale du débat public, nel corso di una conferenza stampa nel capoluogo Rouen.

Se al termine del dibattito EDF confermerà il progetto, la costruzione potrà iniziare nel 2012 e terminare nel 2017, per un costo totale di 4 miliardi di euro. Sarà il terzo reattore della centrale, e il secondo di tutta la Francia (dopo Flamanville) di terza generazione avanzata.

giovedì 25 marzo 2010

Nuovo record degli americani filo-nucleari: ora sono il 62%

Gli americani sostengono con sempre più convinzione l’energia nucleare. La percentuale di cittadini favorevoli ha segnato un nuovo record, toccando il 62%. Fra questi, il 28% si sono detti “fortemente a favore”. Solo il 33% sono invece contrari. Sono i risultati di un sondaggio condotto dalla società di statistica Gallup.

Per quanto riguarda gli schieramenti politici, nonostante il forte slancio nucleare del presidente Obama, sono i repubblicani che, come da tradizione, si dichiarano più favorevoli: 74% contro il 51% dei democratici.

martedì 23 marzo 2010

La maggioranza degli svedesi sono favorevoli al nucleare

Più della metà degli svedesi ritengono che il governo debba continuare a usare le centrali nucleari, e che i reattori attuali, quando smetteranno l’attività, dovranno essere sostituiti da reattori nuovi. Sono i risultati di un sondaggio condotto dalla società di statistica TNS Sifo per conto della SKGS, l’associazione che rappresenta le industrie elettriche svedesi.

Più precisamente, il 52% degli svedesi sono a favore della prosecuzione dell’uso del nucleare. Di questi, il 30% sono a favore della costruzione di nuove centrali in sostituzione di quelle che termineranno la loro attività, e il 22% pensano che dovrebbero essere costruiti anche reattori in aggiunta a quelli esistenti. Il 45% sono invece per l’addio al nucleare, ma solo il 9% si sono espressi per la chiusura al più presto delle centrali.

«Nonostante il sondaggio sia stato condotto in un momento di prezzi alti per l’elettricità, è forte il sostegno popolare per l’energia nucleare. Ed è ragionevole pensare che sarebbe stato ancora più forte in un altro momento», ha commentato Kenneth Eriksson, presidente della SKGS.

«La questione dell’energia è troppo importante per ridurla a un’arma politica. La Svezia deve sviluppare, e non smantellare, tutte le forme di energia a basse emissioni di gas serra, compreso il nucleare», ha aggiunto Eriksson.

La Svezia, Paese fra i più sensibili alle tematiche ambientaliste, ha compiuto una parabola paradigmatica nell’orientamento sul nucleare: nel 1980 con un referendum aveva deciso di abbandonarlo, ma in seguito è ritornata sulle sue decisioni, e i sondaggi hanno mostrato da allora un favore crescente per il nucleare. Nel febbraio 2010 poi il governo ha approvato un emendamento per consentire la sostituzione dei reattori esistenti quando termineranno l’attività.

venerdì 19 marzo 2010

Nasce l’Istituto europeo per la formazione sulla sicurezza

Per rinsaldare e migliorare le conoscenze sulla sicurezza nucleare in Europa è stato creato l’European Nuclear Safety Training and Tutoring Institute (ENSTTI), un Istituto europeo per la formazione sulla sicurezza.

L’Istituto è un’iniziativa congiunta di 4 istituti di altrettanti Paesi europei: l’Institut de Radioprotection et de Sûreté Nucléaire francese, la Gesellschaft für Anlagen- und Reaktorsicherheit tedesca, l’Istituto di ricerche nucleari ceco UJV e l’Istituto dell’energia lituano LEI. Hanno partecipato al progetto anche enti internazionali come l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.

L’Istituto offrirà ai laureati e ai lavoratori del settore corsi della durata di vari mesi o sessioni applicate di 6 settimane. Gli argomenti trattati saranno le conoscenze necessarie per analizzare e valutare i rischi radiologici in Europa e nel mondo. Tutti i corsi prevedono anche gruppi di lavoro, simulazioni, visite tecniche e discussioni aperte. La prima sessione si terrà a Monaco (Germania) nel luglio 2010 e la seconda a Fontenay-aux-Roses (Francia) nel settembre 2010.

martedì 16 marzo 2010

James Hansen: “Il nucleare il male minore”

James Hansen, climatologo della Columbia University e direttore del prestigioso Goddard Institute for Space Studies (GISS) della NASA, è stato ospite a Roma ieri per una “lecture” del WWF Italia e della Fondazione Aurelio Peccei. La conferenza, dal titolo “L’impatto umano sul sistema climatico”, è stata anche l’occasione per presentare il primo libro di Hansen (Storms of my grandchildren” (“Le tempeste dei miei nipoti. La verità sulla catastrofe climatica che verrà e la nostra ultima possibilità per salvare l’umanità”). James Hansen è una figura storica degli studi sul riscaldamento globale. Nel 1988 la sua testimonianza alla Commissione Energia del Senato USA è rimasta nella storia come uno dei primi atti di uno scienziato che esplicitava il legame esistente tra i cambiamenti climatici in atto e l’attività umana.

DOMANDA. Professore, andiamo subito al sodo: mai come in quest’ultimo periodo alcuni scienziati hanno contestato le tesi dei cambiamenti climatici. Come possiamo essere sicuri che l’emergenza sia reale e che non si tratti della diatriba di due lobby concorrenti?

RISPOSTA. «Beh, se si trattasse di opinioni, potrebbe essere. Ma qui abbiamo davanti a noi i fatti. Secondo le più importanti organizzazioni scientifiche del mondo, per evitare effetti disastrosi e insospettati su tutti i sistemi economici e sociali e sui sistemi naturali che sono alla loro base, la concentrazione di CO2 in atmosfera non dovrebbe oltrepassare le 350 pari per milione, ma siamo già a 388 e la differenza tra l’energia solare che entra nel nostro sistema climatico e quella che ne esce non dovrebbe superare 1 watt per metro quadro, ma siamo già a 1,6».

D. E ora che abbiamo superato i confini climatici, che possiamo fare?
R. «Dobbiamo agire subito. Senza riserve».

D. Certo, dopo il fallimento di Copenhagen è difficile avere speranze…
R. «Dobbiamo proprio partire da quelle ceneri, e dare il buon esempio. Ma agendo in fretta. Coinvolgendo i Paesi in via di sviluppo,. Bisogna assolutamente ridurre le emissioni».

D. Professore, gli ambientalisti spesso sono visti come i fautori dei no a prescindere…
R. «Non sono tra quelli. Tra una centrale a carbone e il nucleare non propenderei certo per il carbone».

D. Lester Brown, fondatore del World Watch Institute, ci ha illustrato il suo piano B, che parte dalle azioni dei singoli. Visto che i governi non riescono a definire le strategie e i piani, possiamo noi cittadini essere più incisivi?

R. «Certo, le nostre scelte sono fondamentali. Ma come possiamo pensare che si adottino i pannelli fotovoltaici se non ci sono incentivi statali corposi? Non può ricadere tutto sulle spalle del cittadino. Il problema è che i nostri politici sono vecchi. Non riescono a vedere il futuro, nemmeno quello più prossimo. Dobbiamo mandarli a casa, e far governare chi ha a cuore il dopodomani».

di Stefania Divertito
Dal quotidiano gratuito Metro del 16 marzo 2010

lunedì 15 marzo 2010

Ferruccio de Bortoli intervistato da Fabio Fazio














Tra i protagonisti della puntata di "Che tempo che fa", andata in onda sabato 13, era presente Ferruccio de Bortoli, che intervistato da Fazio su argomenti di politica e attualità, ha anche espresso in modo eloquente la propria posizione a favore del nucleare.

Sul sito di Rai TV la video intervista

mercoledì 10 marzo 2010

Zichichi: “Ritorno al nucleare passo fondamentale per l’Italia”

Centrali nucleari per liberarsi dalla schiavitù energetica. E’ l’appello del professor Antonino Zichichi, oggi a Savona per un incontro presso la sala convegni dell’Unione Industriali. In quattro anni si potrebbero costruire centrali e ne basterebbero una decina per soddisfare il fabbisogno nazionale, a patto di una “politica forte”.
Realizzare le centrali nucleari in Italia, ha detto Zichichi, significa “liberarsi dalla schiavitù in cui l’Italia è piombata quando ha rinunciato alla grande invenzione di Fermi. Anche perché se scoppiasse una crisi energetica mondiale, saremmo costretti a tornare all’età della pietra”.

Per evitare disastri come quello avvenuto a Chernobyl, secondo lo scienziato è necessario assegnare la gestione a persone competenti, spezzando il sistema della raccomandazione politica (“il direttore della centrale di Chernobyl era un raccomandato politico ma incompetente”) ed ha sottolineato come l’energia nucleare dei nostri posteri non sarà a fissione, ma a fusione.

“Quando finiranno le fonti di approvigionamento energetico tradizionale legate al carbone e al petrolio l’Italia che farà? Tornerà all’età della pietra?” si chiede Zichichi. Il problema per il noto professore è solo di carattere culturale: “Noi conosciamo il nucleare solo per Hiroshima, Nagasaki e l’incidente di Cernobyl. Quest’ultimo provocato da un errore umano da parte di raccomandati politici che lavoravano nella centrale sovietica”.

“Quindi il nucleare sì, perché è energia pulita e a basso costo. A patto però che la sua gestione venga affidata a scienziati veri e a personale capace”.

martedì 9 marzo 2010

Er Piotta in Crociera Greenpeace

Tommaso Zanello, in arte "Er Piotta", è diventato un giornalista di Repubblica, visto che ne gestisce un "blog d'autore". Wow. Er Piotta, per chi non lo sapesse, è questo cosmo biografico.
Il suo blog antinucleare si chiama invece "Diario di bordo". In esso il rapper e scrittore descrive la sua navigazione a bordo del Rainbow Warrior, per una crociera "antinucleare" e politica partita dal porto di Civitavecchia.

Er Piotta scrive cose pregnanti, come:
"Finalmente siamo a bordo. La Rainbow Warrior respira davvero odore di storia e da domani e per tutta la settimana andrà a scrivere un altro importante capitolo della sua saga: NO AL NUCLEARE in ITALIA !
La nave è spartana ed il capitano in spagnolo ci ha appena dato tutti i ragguagli necessari: disciplina, pulizia (cucina e cessi compresi), no suonerie del cellulare, cuffie per la musica e logicamente tutte le info sulla sicurezza per i casi d'emergenza perché non è che stiamo in crociera sul Nilo ad agosto ma in mare aperto in pieno d'inverno, e con previsione di forte vento in arrivo."

Veramente la Rainbow Warrior II parte male. Affondata (vergognosamente) dal governo socialista francese la prima Rainbow Warrior, la seconda nave non è poi così verde come le quattro vele lasciano pensare. In realtà di tratta di una nave dotata di motore e di un ponte portaelicotteri, quindi siamo a livelli di consumo di nafta pur sempre micidiali, nonostante tutti gli accorgimenti per il risparmio energetico applicati.
Di converso le molte navi a propulsione nucleare che circolano nei mari del mondo non hanno emissioni così alte, non causano nemmeno un bruciore di stomaco, e non mostrano il segno del tempo.
E' questa la pecca maggiore dell'avventura del Piotta, al quale comunque auguro di non incappare nei rigori del clima e del mare e di tornare a rappare, ma sulla terraferma.

P.S. Se Greenpeace già prima della posa del primo atomo delle centrali italiane, si lancia in crociera col Piotta, cosa ci dovremo aspettare dopo la posa del primo atomo? Si temono bombardamenti di cd di Jovanotti sui cieli delle città italiane. Ci sarebbe un fallout radiopassivo micidiale.

Fonte: La pulce di Voltaire

La doppia svolta di McEwan

Energie alternative «Soltanto l'energia atomica è capace di far funzionare le nostre città in una notte di febbraio senza vento».
È il romanzo del cambiamento, il nuovo Solar di Ian McEwan, appena uscito per Random House nei Paesi di lingua inglese, e lo è non soltanto perché si occupa di cambiamenti climatici ed energie alternative. Come ha annunciato il quotidiano inglese «The Guardian», che ha pubblicato una lunga intervista con l'autore, McEwan «ha cambiato il manoscritto già terminato del suo nuovo libro (...) per rispecchiarvi il fallimento della conferenza di Copenaghen sul clima».

L'idea di occuparsi dei cambiamenti climatici è venuta a McEwan, come ha raccontato lo stesso scrittore, durante un viaggio al Circolo Polare Artico, nel 2005, insieme a un gruppo di scienziati e di artisti. È stato però in seguito al fallimento della conferenza sul clima di Copenaghen, lo scorso anno, che lo scrittore si è convinto a rivedere alcuni punti del romanzo, ha affermato nell'intervista, «introducendo una parte che rispecchiasse lo spirito di tristezza» e il pessimismo dell'autore: «Tutto collassa intorno al protagonista e Copenaghen sarà il posto per lui.

McEwan ha affermato che il suo lavoro sul clima lo ha costretto a riconsiderare la sua opinione contraria all'energia nucleare: una nuova presa di posizione che va ad aggiungersi ad altre recenti affermazioni scomode dello scrittore inglese, come per esempio la difesa dell'amico Martin Amis dall'accusa di razzismo, quando McEwan si dichiarò recisamente contro «il modello di società predicato dall'islamismo, basato sulla mancanza di libertà per le donne, intolleranza verso l'omosessualità e così via, lo sappiamo bene».

E ora, arriva anche la svolta «nucleare», almeno in mancanza di altre soluzioni, come ha lasciato intendere lo scrittore. «Non abbiamo altro che possa far funzionare le nostre città in una notte senza vento in febbraio» ha affermato McEwan, che si è mostrato scettico sull' utilità di altre opzioni virtuose, come il riciclo («Certo che ricicliamo. Chi non lo fa? E sono del tutto favorevole al taglio del 10 per cento del nostre emissioni di carbonio. Tutto ciò che diminuisce il nostro consumo è utile. Ma alla fin fine non credo che riciclare bottiglie possa tirarci fuori da questa situazione. Ed essere virtuosi, nemmeno. La civiltà avrà bisogno di un' altra fonte di energia»). Anche se ha aggiunto, forse con ironia: «Sono tentato qualche volta di essere un catastrofista. C'è qualcosa di intellettualmente delizioso in tutto questo superpessimismo». A meno che la futuribile invenzione del professor Beard, annunciata nel romanzo, non si trasformi in realtà.

Da Corriere.it

lunedì 8 marzo 2010

La nave della bugie di Greenpeace ancora in azione

Greenpeace ha subito a dicembre scorso un attacco da parte del gruppo di attivisti del CFACT , che si occupa di far luce sul reale scopo dell'attuale movimento ambientalista, che sta assumendo le sembianze di una religione con miti, bugie ed esagerazioni sull'argomento del riscaldamento globale antropogenico.

Uno dei fondatori di Greenpeace, intervistato anche nel documentario "Not Evil Just Wrong", spiega le motivazioni del suo abbandono di Greenpeace, che nel corso degli anni ha subito una sorta di infiltrazione per spostarlo verso modalità operative affini agli interessi corporativi dei colossi finanziari, petroliferi e industriali. Ricordiamo anche come l'attuale leader del movimento avesse ammesso di aver rilasciato dati falsi sul riscaldamento globale giusto pochi mesi fa, come testimoniato in questo articolo.
Così la nave Rainbow Warrior (guerriero arcobaleno, ndt) diventa "Propaganda Warrior", la "nave delle bugie".

E proprio oggi, leggo che la nave è salpata da Civitavecchia con a bordo er Piotta. Almeno hanno smesso di arrampicarsi sui muri delle centrali, ma avranno spiegato al Piotta e colleghi come funziona una centrale e che significa per l'Italia investire sul nucleare?
Questo solo per dire che quello che vuole fare Greenpeace sul nucleare lungi dall'essere informazione: questi ambientalisti raggiungono consensi sfruttando le paure irrazionali e facendo solo e a vari livelli, disinformazione.

Il rinascimento nucleare parte dalla Cina

Il rinascimento nucleare è iniziato. E fin qui nessuna novità: è da tempo che se ne parla, e sono molti i Paesi che stanno tornando al nucleare o stanno avviando un programma per la prima volta. «Gli scettici che negano l’idea del rinascimento nucleare ignorano la tendenza attuale: ci sono 53 reattori in costruzione nel mondo, e molti di questi saranno operativi entro la metà di questo decennio», ha dichiarato Jerry Grandey, presidente della Cameco, una delle più importanti società minerarie dell’uranio.

Secondo Grandey però il dato nuovo è lo spostamento verso est del baricentro: i programmi nucleari più ambiziosi sono quelli dei Paesi asiatici, a partire dalla Cina che vuole costruire 20 nuove centrali entro il 2020. E la Corea del Sud sta diventando sempre più aggressiva sul mercato globale dei reattori.

Grandey esibisce come controprova del rinascimento i dati della sua società: il 2009 è stato un anno da record per la Cameco, con guadagni netti di 1,1 miliardi di dollari (800 milioni di euro); le 5 miniere che gestisce hanno fatto registrare una produzione superiore alle aspettative.

E per il futuro, Grandey si aspetta affari ancora più ricchi: «Il nostro scopo è raddoppiare la produzione annuale, per sostenere il rinascimento nucleare in atto».

venerdì 5 marzo 2010

Ogni anno l’Italia paga alla Francia l’equivalente di un reattore

C’è un motivo innanzitutto per essere a favore del nucleare: l’enorme spesa dell’Italia per importare energia. Lo conferma Franco Battaglia, chimico-fisico e docente all’Università di Modena, in un’intervista al quotidiano “L’opinione delle libertà”.

Battaglia osserva infatti che «l’Italia ha un contratto da 6.000 MW elettrici con la Francia: alla quale ogni anno paga l’equivalente di un reattore. Lo “scherzo” dura da 20 anni: un quarto del parco nucleare francese l’hanno pagato i contribuenti italiani».

Per quanto riguarda i timori sul rischio sismico, Battaglia fa l’esempio del Giappone: «Il Giappone ha una densità di popolazione doppia dell’Italia e una sismicità che non ha nulla da “invidiare” all’Italia: in Giappone ci sono più di 50 reattori nucleari in sevizio».

Infine, secondo Battaglia, un altro motivo per introdurre il nucleare è l’eccessiva dipendenza dell’Italia dal gas e dal petrolio: «Il gas (come il petrolio) è un bene prezioso che andrebbe riservato alla chimica e all’autotrazione. Bruciare gas (e anche petrolio) per produrre energia elettrica è un crimine. Stati Uniti e Regno Unito lo fanno per il 20%, la Germania per il 10%, la Francia per il 5%; ma noi lo facciamo per il 55%!».

Su L'Opinione si può leggere tutta l'intervista

giovedì 4 marzo 2010

Il nucleare: la maggioranza degli americani è a favore

La maggioranza degli americani è a favore del piano di rilancio del nucleare del presidente Barack Obama: lo afferma un sondaggio del sito Angus Reid Global Monitor secondo cui il 48 per cento degli americani è favorevole alla costruzione di nuove centrali contro il 34 per cento di contrari. Secondo il sondaggio le spinte nucleariste sono più forti dalla parte dei Repubblicani, il 60 per cento dei quali si dichiara favorevole.

Anche secondo gli ultimi dati della Pew Research (centro di ricerca indipendente che sforna periodicamente indagini statistiche) si restringe il margine tra l’opinione pubblica contro e quella a favore della scelta del governo di promuovere un maggior uso dell’energia nucleare. 52% americani sostengono la linea del governo mentre il 41% è contrario.

mercoledì 3 marzo 2010

Nucleare sostenibile?

Giovedì 4 marzo Enel promuove a Roma un incontro con il Presidente e consulente scientifico di Greenspirit Strategies, Patrick Moore, sul tema: “Perché il nucleare è una scelta che rispetta l'ambiente e quali sono le atre politiche energetiche sostenibili?”. Partecipa Elena Comelli (CorriereEconomia).

Da rilevare che Patrik Moore è uno dei fondatori storici di Greenpeace. Uno dei tanti ambientalisti antinucleari convertitosi che, sulla base di analisi oneste dei dati e dei fatti, è divenuto un convinto nuclearista in contrapposizione ai suoi vecchi compagni di militanza. In un intervento supplicato su Repubblica dello scorso 26 novembre 2009, Moore scriveva quanto segue:
« Consideriamo attentamente gli argomenti contro il nucleare.

1. L’energia nucleare è costosa. In realtà: è una delle fonti di energia meno care. Uno studio comparativo pubblicato nel gennaio 2008 dal Brattle Group per lo stato del Connecticut stimava che l’energia nucleare (a $4.038 per kW) può avere il più alto costo di capitale, ma produce l’elettricità meno costosa.

2. Le centrali non sono sicure. In realtà: Chernobyl è stato l’unico caso di reattore nucleare civile che abbia provocato vittime tra gli abitanti. E fu un incidente annunciato. Quel vecchio modello di reattore non aveva vasi di contenimento, era mal progettato. Il forum su Chemobyl delle Nazioni Unite segnalò nel 2006 che solo 56 morti potevano essere attribuite direttamente all’incidente, nulla a confronto con i più di 5.000 morti l’anno nel mondo per incidenti nelle miniere di carbone.

3. Le scorie saranno pericolose per migliaia di anni. In realtà: tra 40 anni, il combustibile usato avrà meno di un millesimo della radioattività che aveva quando fu rimosso da un reattore. E non è corretto definirle scorie, perché il 95 % dell’energia potenziale è ancora contenuto nel combustibile usato dopo il primo ciclo. Ora è possibile usare quell’energia e ridurre la quantità di scorie da smaltire.

4. I reattori sono vulnerabili agli attacchi terroristici. In realtà: il vaso di contenimento di cemento armato spesso due metri protegge il contenuto. E anche se un jumbo-jet dovesse infrangersi contro un reattore, questo non esploderebbe. Ci sono molte strutture più vulnerabili, tra cui gli impianti di gas naturale liquefatto.

5. II combustibile nucleare può essere deviato per costruire armi nucleari. In realtà questo non è un argomento che ne giustifichi la messa al bando. Una combinazione di energia nucleare, idroelettrica, biomassa e geotermica è un modo sicuro e amico dell’ambiente per soddisfare i bisogni di energia del mondo».

martedì 2 marzo 2010

Video intervista a Obama


"L'energia nucleare ha il grande vantaggio di non produrre emissioni ad effetto serra. Chi ha cuore il cambiamento climatico deve riconoscere che paesi come Francia, Giappone sono stati aggressivi nelle loro politica nucleare e hanno ottenuto un grande successo. Al punto di sviluppare senza incidenti e danni un'ampia piattaforma nucleare,facendo attenzione a problemi di stoccaggio, della sicurezza e del combustibile usato. Questa è la strada da intraprendere se vogliamo affrontare seriamente il problema del cambiamento climatico."

By Barack Obama

lunedì 1 marzo 2010

L’ENEA è pronto per il nucleare

La riorganizzazione dell’ENEA è rivolta a «fornire servizi avanzati e qualificati in tutti i settori dell’energia e in particolare in quello del nucleare». Lo ha dichiarato il commissario dell’ENEA Giovanni Lelli alla commissione Attività Produttive della Camera.

Saranno dunque consolidati i programmi di ricerca nazionali e internazionali, e l’ENEA manterrà il ruolo di coordinamento del programma italiano nell’ambito dell’Euratom e per la realizzazione di Iter, il primo reattore sperimentale a fusione.

Saranno potenziate anche le applicazioni delle tecnologie nucleari a scopi diversi dalla produzione di energia, in primo luogo nel settore biomedico per la diagnostica.

Infine Lelli ha ricordato il contributo principale che l’ENEA può dare alle imprese che parteciperanno al nucleare italiano: servizi per le prove di qualificazione nucleare di componenti e sistemi da installare nei futuri impianti nucleari.

Ne ha parlato anche Chicco Testa su Newclear