giovedì 26 novembre 2009

Il nucleare necessario

È di oggi la notizia dell'intervento del presidente del Senato, Renato Schifani, in occasione del convegno ''Energia nucleare: sporca o pulita?'', alla Biblioteca Spadolini del Senato. Ebbene, vent'anni dalla consultazione referendaria che decretò l'abbandono dell'energia nucleare in Italia, oggi, dichiara Schifani, il ritorno a quella forma di produzione di energia è ''ineludibile e necessaria'' per riaprirsi al nucleare ''con spirito costruttivo e innovativo, nella cornice della tutela massima del cittadino e dell'ambiente".

Ricordando ''l'intensa mobilitazione e una campagna giornalistica per sensibilizzare, anche con toni forse accesi, i cittadini sui rischi che potevano derivare dall'impiego di questa forma di energia'' e ''l'onda emotiva del terribile disastro di Chernobyl'', che indusse l'Italia a rinunciare decisamente al nucleare, Schifani ha sottolineato come oggi ''i tempi siano cambiati''. L'evoluzione della tecnologia renderebbe secondo Schifani ''impossibile'' una seconda Cernobyl ai giorni nostri'', e del resto anche motivi di ordine economico e produttivo inducono ad un opportuno ed urgente ripensamento: oggi l'Italia ''fra i componenti del G8 e' l'unica nazione a non avere il nucleare''. Ancora, il nostro paese attualmente ''e' dipendente dal punto di vista energetico per circa l'80% da combustibili fossili e fonti costose come gas naturale e petrolio e la domanda energetica continua a crescere''. Senza tralasciare il fatto che ''gli italiani pagano oggi una bolletta dell'elettricita' che e' 3 volte superiore rispetto a quella dei francesi, i quali hanno optato da anni per il nucleare che copre l'80% del loro fabbisogno''.
Su Asca per leggere tutto l'articolo.

Di qualche giorno fa, invece, una notizia pubblicata sul Sole24ore, che affrontava il tema del nucleare dal punto di vista del lavoro e delle competenze individuali (e non), necessarie per inaugurare l'investimento sull'atomo.

II piano atomico italiano potrebbe chiedere circa 2mila posti di lavoro. Senza contare l'indotto.
Il programma nucleare, nelle stime del governo, prevede di costruire almeno quattro reattori, probabilmente collocati in tre diverse centrali (un reattore da 1.600 megawatt con la tecnologia Epr in una centrale in Alta Italia, uno nel Mezzogiorno e nell'Italia Centrale, forse a Montalto di Castro, una centrale più grossa con due reattori Epr). Capofila del programma è l'Enel, che ha un patto con la francese EdF (Electricité de France) sostenuto da un accordo tra i due governi. Ma non si esclude che al piano italiano possano aggregarsi altre aziende, in raggruppamento con Enel ed EdF oppure con un progetto alternativo.

Un programma del genere chiede competenze specializzate che oggi in Italia in apparenza sembrano latitare. In apparenza. Nella realtà il presidio di cultura atomica non è stato spazzato dal referendum del novembre 1987, quando gli italiani ancora terrorizzati dall'evento di Cernobyl votarono contro l'energia atomica. L'eredità di Enrico Fermi e Bruno Pontecorvo con il gruppo di fisici di calibro mondiale raccolti attorno ai “ragazzi di via Panisperna” è stata mantenuta viva in alcune università.

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