lunedì 30 novembre 2009

Il nucleare non passerà, i luoghi comuni di Beppe Grillo

Ritorno sull'argomento per "rilanciare" quanto scritto da Chicco Testa sul proprio blog, che trovo molto interessante e pienamente condividibile. Di seguito un estratto:
Con un titolo vagamente minaccioso “Il nucleare non passerà” il blog di Beppe Grillo si occupa di nucleare civile. L’essere contro è una costante del dibattito energetico: siamo anti- petrolio, anti- atomo, anti-biofuels, anti- vento, anti-dighe, ecc. Ma non possiamo permetterci di essere contro tutto e soprattutto non possiamo esserlo a prescindere, senza conoscere numeri e situazione.
Premesso che io non credo che il nucleare sia privo di problemi ma ritengo che ne abbia meno dei combustibili fossili e chiarito che non sono contro le rinnovabili ma penso che siano complementari, non posso che sobbalzare quando leggo alcune delle affermazioni del blog di Grillo.

Da canto suo Grillo muove una serie di accuse ad ampio raggio. Afferma:
Non esistono centrali nucleari sicure. Non esiste una sola assicurazione al mondo che abbia accettato di assicurare una centrale nucleare. I dati ci dicono che dal 1987, all’indomani di Chernobyl, fino ad oggi tutti i reattori nucleari in esercizio nel mondo hanno lavorato per 10mila anni/reattore oppure 8o milioni di ore senza che si verificasse alcun incidente. Mentre secondo i dati OMS, ogni anno si registrano un milione di morti per inquinamento da fonti fossili.

Non è stato trovato un sistema sicuro per smaltire le scorie radioattive. Le scorie radioattive sono trattate da svariati decenni in Francia, Gran Bretagna, Usa, tra gli altri. La tecnologia Epr, che verrà adottata da Enel ed EDF per le centrali da costruire in Italia, consente di ridurre al minimo la produzione di scorie. Anche in questo caso sono le cifre a confortarci: in un impianto Epr da 1650 MW le scorie cosiddette di alta radioattività, che hanno cioè tempi più lunghi per lo smaltimento, sono pari a nove metri cubi all’anno, ovvero ne viene riempito l’equivalente di un container in 7 anni, mentre le scorie relative a radioattività media e breve sono poco più di un container l’anno. Inoltre, la ricerca avanza velocemente per ridurre dei volumi e la vita media delle scorie radioattive facendola scendere da molte migliaia di anni a qualche centinaio. Con l’avvento della IV generazione si produrrà energia bruciando le scorie, e oggi nei reattori ad acqua leggera si impiega il MOX, combustibile generato dal riprocessamento dal combustibile bruciato in altri reattori. A fine trattamento, lo scarto da stoccare, a questo punto è veramente rifiuto inutilizzabile ma anche estremamente ridotto: rappresenta il 6% (di cui 0,001% ad alta reattività) del volume iniziale del ciclo di vita del combustibile.

Il nucleare è antieconomico. La questione dei costi finisce per essere una querelle più politica che economica. Esistono diversi studi sulla valutazione dei costi del nucleare, qualcuno anche in questo sito, e la forchetta del costo per kWh va da 4 ai 9 cents di euro. Decisamente più conveniente dell’attuale FV ma non necessariamente competitivo con le fonti fossili e soprattutto del carbone e del gas, ora a quotazioni decisamente basse. Affermare che il nucleare è costoso è approssimativo, dobbiamo chiederci rispetto a che cosa e accordarci su quale valore attribuire a questo delta. Perché se la variabile costo è determinante allora tanto vale affidarci completamente ai combustibili fossili. Ma anche se non c’importa un accidente del surriscaldamento del pianeta, rimane comunque il vincolo del petrolio che, secondo lo stesso Onufrio, sta per esaurirsi, allora dobbiamo riflettere su come vogliamo sostituirlo. Prima di trovare la risposta dobbiamo però avere chiarito altri quesiti quali se le fonti rinnovabili sono sufficienti a coprire i nostri consumi di energia? Quale sarà il nostro consumo di energia una volta adottate tutte le possibili misure di efficienza? Se tecnologie molto pubblicizzate come l’idrogeno o per esempio la scelta di convertirsi al trasporto elettrico sia effettivamente un vantaggio o peggiora i termini del problema energetico. Insomma è riduttivo oltreché fuorviante determinare la scelta di una tecnologia energetica rispetto a un’altra unicamente sulla base del costo per kWh.

Il nucleare è pagato sempre dai cittadini come extra costo sulla bolletta o con le tasse. Parliamo allora di quanto pesa sulla bolletta degli italiani l’incentivazione alle rinnovabili. Attualmente siamo nell’ordine di 3 miliardi di euro all’anno (inclusi gli oneri connessi al cip6, doc Ortis). Tra 5 anni si passerà a 5 miliardi di euro all’anno. Tra 10 anni questo costo ammonterà a 7 miliardi per raggiungere 104TWh di elettricità da rinnovabili equivalenti in quella data a circa il 25% del totale della domanda di energia elettrica (380-400 ). Se facciamo un consuntivo previsionale dal 1998 al 2020 si sarà speso oltre 50 miliardi di euro, pur prevedendo una riduzione del 50% degli incentivi. Si tratta di una somma superiore all’investimento per 8 centrali nucleari da 1600MW che fornirebbero la medesima quantità di elettricità.

Il nucleare si fa con l’uranio, una risorsa a tempo che finirà entro 50 anni. L’uranio è presente in 4/5 Stati nel mondo, l’Italia non è uno di questi. Le riserve di uranio accertate sono superiori a quelle di petrolio e gas e assicurano disponibilità sufficienti a coprire più di un secolo di produzione di energia elettrica con le tecnologie e i tassi di produzione attuali. Inoltre a causa della diversificazione geografica delle miniere (essenzialmente nel mondo occidentale) l’uranio è molto meno esposto al “rischio paese”. Infine un particolare curioso: circa il 50% del combustibile utilizzato nelle centrali nucleari proviene dallo smantellamento degli arsenali militari nucleari. E’ quasi paradossale ma le centrali nucleari contribuiscono allo smantellamento delle armi atomiche.

Gli USA non costruiscono più centrali nucleari e investono nel solare e nell’eolico. Nel programma di Obama per combattere il cambiamento climatico c’è largo spazio anche per il rilancio del nucleare tant’è che a oggi sono già state presentate richieste per 27 nuove centrali.

L’Italia ha votato contro il nucleare, non è possibile andare contro la volontà popolare. Se si vogliono fare nuove centrali è necessario un nuovo referendum. Il Belgio, la Germania, la Svezia anche loro con il retaggio di un passato referendum si stanno preparando (o si sono già attivate) per una ripresa del nucleare senza il ricorso allo strumento referendario.

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