
La classifica è stata ottenuta sulla base del valore dell’IGE (Indice di Green Economy), calcolato a partire da nove indicatori: energia elettrica ottenuta da fonti rinnovabili, energia elettrica ricavata da fonti idriche, energia elettrica derivante da fonti non idriche, quota di rifiuti solidi urbani che viene differenziata, frazione organica della raccolta differenziata, quota di rifiuti solidi urbani destinati a discarica, numero totale di operatori nel biologico ogni 100mila abitanti, incidenza delle coltivazioni destinate al biologico sul totale della superficie agricola utilizzata, efficienza energetica.
In particolare, per quanto riguarda la produzione energetica, l’associazione ha calcolato anche l’incidenza nelle regioni della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (distinguendo tra fonti idriche, eoliche, fotovoltaiche, geotermiche e biomasse). Le regioni con il mix migliore sono Sardegna, Molise e Basilicata. In riferimento alle singole tipologie di rinnovabili, le fonti idriche sono presenti soprattutto al Nord, mentre quelle eoliche e le biomasse prevalgono soprattutto al Centro e nel Sud; fotovoltaico e geotermico sono, invece, ancora poco diffusi.
Dallo studio si vede chiaramente innanzitutto che la mappa della green economy tocca Nord e Sud senza distinzioni. Le stesse rinnovabili, poi, seppur in modo non omogeneo, sono ormai presenti in tutta la penisola. Dimostrazione che la consapevolezza per il rispetto dell’ambiente è presente ovunque, così come la tendenza a orientarsi verso fonti energetiche più “pulite” rispetto a quelle tradizionali. La strada verso un mix energetico “eco-friendly” sembra ormai avviata.
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