lunedì 15 novembre 2010

Il nucleare e la questione sicurezza

Quando si parla di centrali nucleari uno dei temi tabù per l’opinione pubblica è sicuramente quello della sicurezza. A distanza di più di 20 anni, infatti, gli italiani sentono ancora l’eco di Chernobyl e vivono con preoccupazione il problema della radioattività.

Innanzitutto c’è da dire che siamo esposti quotidianamente a radiazioni (radiazioni cosmiche e terrestri): addirittura la radioattività naturale in Italia è tre volte maggiore rispetto a quella artificiale, con una dose media annua di 3,3 mSv (milli-sievert) contro 1,1 mSv. Associare la radioattività esclusivamente al nucleare è, quindi, già un primo errore.

Quanto alla sicurezza, basta dare un’occhiata alle best pratices adottate dagli altri Paesi per capire come sul tema siano stati fatti tanti passi in avanti. Iniziamo dalla Francia: il paese d’oltralpe, che ricava dal nucleare il 70% della propria elettricità, ha adottato insieme a Edf un protocollo sulla prevenzione dei rischi nelle centrali atomiche. Già la stessa struttura degli impianti, divisi in tre sezioni separate che fungono da barriere, garantisce elevati standard di sicurezza.

Spostandoci oltreoceano, è degli Stati Uniti (primo produttore mondiale di energia nucleare) l’ultimo dispositivo in materia di sicurezza. È stato ideato un robot con il compito di controllare gli impianti e di trasmettere immagini real time agli operatori, permettendo, così, di individuare intrusi, anomalie o attività sospette. Anche il Giappone non è da meno quanto a innovazioni:gli impianti presenti nel Paese sono praticamente antisismici, progettati, cioè, per sopravvivere ai frequenti terremoti che colpiscono le sue isole. Inoltre la Nuclear Safety Commission nipponica ha dato vita a un programma di riciclaggio del combustibile nucleare, che consente di utilizzarlo per un doppio ciclo. Non si può non commentare positivamente tutte queste iniziative. All’Italia, dunque, non resta altro che prendere spunto.

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