giovedì 4 novembre 2010

L’Unione europea detta le regole per la gestione dei rifiuti radioattivi

La Commissione Europea ha diffuso ieri la proposta di direttiva sulla gestione dei rifiuti radioattivi prodotti dalle centrali nucleari e nell’ambito della medicina e della ricerca. Il provvedimento prevede che entro il 2015 gli Stati membri dell’Ue comunichino i programmi relativi alla costruzione dei siti per lo stoccaggio dei residui nucleari alla Commissione, che può anche modificarli se lo ritiene opportuno. Le licenze per la costruzione dei depositi dovranno essere concesse da autorità indipendenti con il compito di verificare il rispetto delle norme di sicurezza fissate dall’Aiea (Agenzia internazionale dell’energia atomica), che diventeranno giuridicamente vincolanti.

Sulla realizzazione dei siti ci sono delle indicazioni ben precise:
innanzitutto i rifiuti dovranno essere stoccati all’interno del territorio comunitario, per cui non sarà più concesso l’export verso paesi terzi, a basso costo ma con standard di sicurezza non ottimali.
I depositi non potranno trovarsi a meno di 300 metri di profondità, variabili secondo le condizioni geologiche locali, e potranno essere utilizzati anche da più Stati di comune accordo.

La scelta dell’Unione Europea sembra premiare la sicurezza, come dimostra la decisione di localizzare le scorie in profondità: i siti attualmente esistenti sono tutti provvisori e presentano delle caratteristiche che non li rendono particolarmente affidabili. Questo genere di depositi, infatti, è fondamentale per ridurre la temperatura degli elementi combustibili e diminuire l’intensità delle radiazioni, ma, oltre ad avere bisogno di manutenzione e sorveglianza continue, è esposto al rischio di incidenti, disastri aerei e terremoti. Va detto, poi, che a più di 50 anni dall’entrata in funzione del primo reattore nucleare, attualmente non ci sono ancora in Europa depositi definitivi. La realizzazione dei siti sarà preceduta da una campagna di informazione destinata ai cittadini, per coinvolgere l’opinione pubblica in tutto il processo decisionale relativo alla gestione dei residui nucleari.

Risolvere la questione “scorie” è, quindi, indispensabile, non solo perché oggi nell’Unione Europea ci sono 143 centrali nucleari, che producono 50mila metri cubi di rifiuti radioattivi, tutti in depositi provvisori, ma anche perché il problema continua ad essere particolarmente sentito, come insegna il tanto diffuso effetto Nimby. Adesso bisognerà attendere i piani dei governi europei.

4 commenti:

  1. Ho letto con molto interesse questa notiza sulla prossima regolamentazione comunitaria sui siti di stoccaggio.
    Trovo incoraggiante che siano impedite attività di export: un modo per responsabilizzare ogni singolo paese. Oltretutto, l'idea che più paesi possano utilizzare lo stesso sito sembra un premio all'eccellenza, laddove venga raggiunta. Ma potrebbe anche sembrare una contraddizione: se c'è il divieto di export, come possono due paesi servirsi del medesimo deposito? Lo si dovrebbe poter costruire al confine fra i due stati.. È l'unica soluzione che mi viene in mente. In effetti è un passaggio un po' cervellotico, ma l'idea di fondo è buona e spero ci lavorino seriamente. Trovo però preoccupante che i siti attualmente disponibili siano solo provvisori, ma almeno questa nuova legislazione 'costringerà' i paesi nucleari a porvi rimedio.. Solo su un elemento non sono del tutto d'accordo: quando dici di aspettare i piani dei vari governi in base alla normativa di prossima introduzione. I governi comunitari, in base al diritto comunitario, potranno sì muoversi con un minimo di discrezionalità; ma solo minimo, perché in genere le normative comunitarie vanno recepite e basta. Quindi i vari governi dovranno rigare dritto. O saranno sanzioni su sanzioni, a spese dei contribuenti. Che non gradiranno affatto. Ti pare?

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  2. Il divieto di export è inteso verso i paesi extra-UE. Comunque sono abbastanza scettico su questa scelta di stoccare il combustibile esaurito in siti geologici profondi. Stiamo parlando di tonnellate di preziosissimo uranio e plutonio che potrebbero in un futuro non così remoto essere utilizzati nei reattori veloci. Inoltre sempre con questa filiera di reattori si potrebbe pensare di abbattere la radioattività dei transuranici con tecniche tipo bombardamento di neutroni. Insomma mi sembra una scelta un po' frettolosa quella dei depositi definitivi. Io questi rifiuti li terrei lì per il momento, in attesa di soluzioni migliori che ora non sono tecnologicamente e economicamente fattibili.

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  3. Ciao Fabio! e benvenuto sul blog :-)
    È probabile che in futuro ci saranno usi alternativi dell'uranio e del plutonio, però credo che per il momento l'Ue abbia voluto dare un segnale forte e abbia scelto la soluzione più sicura, considerando che sono anni che i residui si trovano in questi depositi provvisori, con gli svantaggi di cui ho parlato. Saluti

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  4. @fabio: per quanto riguarda il plutonio, pochi mesi fa Obama e Medvedev si sono impegnati a 'disarmare' una elevata percentuale dell'arsenale nucleare bellico di Usa e Russia. Il fine dichiarato, oltrechè creare un clima di ancor maggiore distensione, è di riutilizzare il plutonio delle testate, immagino 'riprocessandolo' ed adattandolo all'uso per il nucleare civile. Sarebbe una significativa svolta, per loro e per la ricerca...
    Luca

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