giovedì 30 settembre 2010

Qualcuno salvi il nucleare dalla cattiva informazione

La scorsa settimana la Sogin, società di gestione degli impianti nucleari controllata dal ministero dell'Economia, avrebbe dovuto pubblicare l'elenco dei siti per il deposito nazionale di stoccaggio dei rifiuti nucleari. Il lavoro è stato svolto in modo accurato ed entro i tempi previsti. Tuttavia il ministro ad interim dello Sviluppo Economico ha preferito procrastinarne la pubblicazione in mancanza del definitivo varo dell'Agenzia Nazionale della Sicurezza. Il rinvio, tuttavia, rischia di trasmettere un senso di insicurezza nella popolazione, di cui subito hanno approfittato i "professionisti della disinformazione".
È bastato che trapelassero i nomi della cinquantina di siti potenziali per far scatenare le prese di posizione da parte di amministratori locali allarmati, ambientalisti oltranzisti e oppositori in servizio permanente effettivo. È evidente allora che l'inizio del nuovo programma nucleare italiano non può prescindere da un'adeguata campagna d'informazione rivolta al grande pubblico e volta a dare una convincente risposta alle sacrosante preoccupazioni dei cittadini. Operazione da svolgere parallelamente al lavoro tecnico di individuazione delle aree potenziali di stoccaggio dei rifiuti nucleari.
In caso contrario, si rischia di lasciare il campo libero a un'informazione ideologica e artatamente falsata. Il cui unico obiettivo finale sembra essere soltanto mantenere viva la fiamma del terrorismo psicologico che ha già portato più di venti anni fa a uscire inopinatamente dal mondo dell'energia atomica. Con le conseguenze sulla bolletta energetica ancora oggi tangibili.
Il pregiudizio è ormai talmente radicato da non risparmiare anche gli opinion maker solitamente più accorti, come nel caso del vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini. Che in un suo recente editoriale a sostegno delle ragioni degli antinuclearisti è riuscito a infilare una serie non invidiabile di errori marchiani. O come nel caso del rigoroso Riccardo Iacona, che nel suo Presa Diretta ha spinto eccessivamente sul tono minore della presentazione, dipingendo a tinte troppo fosche i risultati di uno studio epidemiologico sulla popolazione attorno alle centrali nucleari in Germania.
Si dirà, è solo l'inizio di un appassionato dibattito. Può darsi, ma in realtà i due fronti contrapposti sembra che non riescano a trovare neanche un linguaggio comune. Basta pensare a tutti gli studi che dimostrerebbero il crossover di costi tra fotovoltaico e nucleare, in realtà finanziati da lobby ambientaliste e basati su una contabilità piuttosto stravagante, che include anche gli incentivi offerti dallo Stato. Davvero difficile replicare se non c'è un minimo di disponibilità da parte dell'interlocutore. Peggio:se c'è il pregiudizio ideologico, che fa saltare a piè pari ogni minima regola di serietà professionale. Segno di quanto sia necessario partire al più presto con una campagna informativa seria. Sfruttando tutte le potenzialità aggregative offerte dalla rete. Si può discutere a lungo e approfonditamente. E poi, però, finalmente, prendere una serena decisione.

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1 commento:

  1. L’analisi dell’articolo è lucida. In Italia il tema del nucleare sembra l’oggetto di una contesa tra due fazioni opposte, che si scontrano all’interno della politica, ma anche del mondo dell’informazione, che sempre più spesso ne è lo specchio. Allora succede che qualsiasi argomento, che sia il nucleare o tanti altri, si svuota dei suoi contenuti e diventa solo il pretesto per attaccare l’avversario. Per cui si dà importanza ad aspetti marginali, si diffondono notizie false o incomplete e il risultato è la disinformazione che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni.
    E’ora che si inizi a capire che il nucleare è un tema troppo impegnativo e fondamentale per il nostro futuro e non può essere affrontato in questo modo, ma come dice l’autore dell’articolo, bisogna fare una “campagna informativa seria”. Che permetta a ciascuno di noi di farsi una propria idea e non di aderire all’una o all’altra fazione in maniera passiva e soprattutto senza alcun tipo di conoscenze.

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