lunedì 6 settembre 2010

Il nucleare promette prezzi più bassi e tagli alle emissioni

Prezzi dell'elettricità europei, e quindi più bassi del 25-30%. Con un contemporaneo taglio di almeno il 20% alle emissioni medie di anidride carbonica le nostre centrali elettriche, che ci aiuterà non poco a rispettare i vincoli internazionali del patto di Kyoto. Il tutto con una bella iniezione di posti di lavoro: almeno 10mila. Ecco il ritorno italiano all'energia nucleare, nuovo Eldorado non solo per le nostre martoriate bollette elettriche ma anche per l'intera economia italiana.

Parola di Enel e Edf, alleate per dare corpo a sostanza al piano del governo Berlusconi per il nostro ritorno all'atomo elettrico. Via dunque alla mobilitazione di fior di economisti e scienziati per certificare la bontà dell'operazione sotto tutti i punti di vista: economico, ambientale, sociale.

Grandi promesse quelle formulate nella ricerca "Il nucleare per l'economia, l'ambiente e lo sviluppo" commissionata al The European House-Ambrosetti e presentata oggi nella giornata conclusiva del forum di Villa d'Este. Che però contiene anche un monito: la tecnologia nucleare è materia complicata e impegnativa. Ha bisogno di un quadro di regole complesse. Che nostro governo ha ben imbastito. Ma che scontano qualche pericoloso ritardo in atti applicativi nevralgici (la stessa Agenzia per la sicurezza nucleare è ancora lontana dalla sua operatività) per dare certezze agli investitori e la necessaria dose di fiducia ai cittadini sulla corretta confezione del piano di battaglia.

Ottima sfida, garantiscono comunque gli esperti che hanno messo faccia e reputazione nella ricerca. Il ritorno a nucleare - argomentano - può regalare all'Italia corposi benefici su almeno quattro versanti. Il primo: così di generazione elettrica più bassi e stabili nel tempo. Il secondo: un ambiente più pulito grazie al significativo taglio della Co2 in un settore che ora contribuisce in maniera massiccia alle emissioni inquinanti. E anche questo garantisce vantaggi economici importanti visto che le quote aggiuntive di anidride carbonica vanno compensate con l'acquisto a caro prezzo i diritti di emissione.

Terzo punto: le ricadute economiche e occupazionali degli investimenti per costruire impianti. Quarto punto: la sicurezza del sistema energetico nazionale che sarà garantita dall'affidabilità ormai assoluta – giurano gli estensori della ricerca – delle centrali nucleari, e da una diversificazione delle fonti di approvvigionamento davvero indispensabile per il paese che più al mondo importa energia e che dipende dall'estero per l'86% del fabbisogno primario affidandosi per tre quarti (un record anche qui) ai combustibili fossili.

Fonte: Il Sole 24Ore

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