lunedì 4 ottobre 2010

In Francia si brinda, nonostante il nucleare

Leggevo ieri su Italia Oggi un interessante articolo che parla di vino e di nucleare in Francia. Cosa c’entrano? Questione di "primati", visto che la Francia è tra i maggiori produttori di nucleare al mondo, ma lo è anche per quanto riguarda il vino. E da molto tempo prima. Mi spiego, a beneficio di chi ancora nutrisse dei dubbi sulla sicurezza di questa tecnologia: vi sembra possibile che un paese con secoli di onorata tradizione vinicola metta a repentaglio la propria reputazione nel mondo, e una fetta non trascurabile di economia nazionale, pur di assecondare il capriccio di produrre energia atomica? Voi credete che i produttori di vino non siano saltati sulla sedia 40-45-50 anni fa quando il tutto prese il via, e che non lo farebbero oggi, se vi fosse pericolo di contaminazione di, nell’ordine: terra, viti, uva e infine vino stesso?

Essendo sempre stati molto seri, e anche inclini ai ‘sommovimenti’ quando qualcosa non li convince, i francesi non avrebbero mai accettato l’energia atomica, se questa avesse incluso la possibilità anche di un minimo detrimento del loro orgoglio (il vino), della loro reputazione nel mondo e della loro economia (frutto di reputazione e di vino di altissima affidabilità e qualità).

E pensare che diverse centrali sorgono proprio nella zona di Bordeaux, (ad esempio a Tricastin) dove si produce uno dei rossi migliori al mondo: tant’è che si chiama proprio Bordeaux.. certo, nell’articolo leggo che qualcuno ha cambiato le etichette del vino affinché non avesse lo stesso nome di una centrale nucleare del luogo. Ma questa decisione va incontro ai pregiudizi, è scelta obbligata, se vogliamo. Però la produzione, pur con nome diverso, è proseguita e il vino francese gira per il mondo con successo.

Insomma, i due mondi produttivi hanno imparato a convivere evitando inutili contrapposizioni e confronti prolungati. Sicuramente gli oltre 500 posti di lavoro prodotti dall'impianto di nucleare hanno giocato un ruolo significativo nel migliorare la convivenza tra le due dimensioni produttive.

Nessun commento:

Posta un commento