James Hansen, climatologo della Columbia University e direttore del prestigioso Goddard Institute for Space Studies (GISS) della NASA, è stato ospite a Roma ieri per una “lecture” del WWF Italia e della Fondazione Aurelio Peccei. La conferenza, dal titolo “L’impatto umano sul sistema climatico”, è stata anche l’occasione per presentare il primo libro di Hansen (Storms of my grandchildren” (“Le tempeste dei miei nipoti. La verità sulla catastrofe climatica che verrà e la nostra ultima possibilità per salvare l’umanità”). James Hansen è una figura storica degli studi sul riscaldamento globale. Nel 1988 la sua testimonianza alla Commissione Energia del Senato USA è rimasta nella storia come uno dei primi atti di uno scienziato che esplicitava il legame esistente tra i cambiamenti climatici in atto e l’attività umana.
DOMANDA. Professore, andiamo subito al sodo: mai come in quest’ultimo periodo alcuni scienziati hanno contestato le tesi dei cambiamenti climatici. Come possiamo essere sicuri che l’emergenza sia reale e che non si tratti della diatriba di due lobby concorrenti?
RISPOSTA. «Beh, se si trattasse di opinioni, potrebbe essere. Ma qui abbiamo davanti a noi i fatti. Secondo le più importanti organizzazioni scientifiche del mondo, per evitare effetti disastrosi e insospettati su tutti i sistemi economici e sociali e sui sistemi naturali che sono alla loro base, la concentrazione di CO2 in atmosfera non dovrebbe oltrepassare le 350 pari per milione, ma siamo già a 388 e la differenza tra l’energia solare che entra nel nostro sistema climatico e quella che ne esce non dovrebbe superare 1 watt per metro quadro, ma siamo già a 1,6».
D. E ora che abbiamo superato i confini climatici, che possiamo fare?
R. «Dobbiamo agire subito. Senza riserve».
D. Certo, dopo il fallimento di Copenhagen è difficile avere speranze…
R. «Dobbiamo proprio partire da quelle ceneri, e dare il buon esempio. Ma agendo in fretta. Coinvolgendo i Paesi in via di sviluppo,. Bisogna assolutamente ridurre le emissioni».
D. Professore, gli ambientalisti spesso sono visti come i fautori dei no a prescindere…
R. «Non sono tra quelli. Tra una centrale a carbone e il nucleare non propenderei certo per il carbone».
D. Lester Brown, fondatore del World Watch Institute, ci ha illustrato il suo piano B, che parte dalle azioni dei singoli. Visto che i governi non riescono a definire le strategie e i piani, possiamo noi cittadini essere più incisivi?
R. «Certo, le nostre scelte sono fondamentali. Ma come possiamo pensare che si adottino i pannelli fotovoltaici se non ci sono incentivi statali corposi? Non può ricadere tutto sulle spalle del cittadino. Il problema è che i nostri politici sono vecchi. Non riescono a vedere il futuro, nemmeno quello più prossimo. Dobbiamo mandarli a casa, e far governare chi ha a cuore il dopodomani».
di Stefania Divertito
Dal quotidiano gratuito Metro del 16 marzo 2010
Se volete un punto di vista indipendente sul nucleare, leggete il rapporto del M.I.T. (Massachusetts Institute of Technology) dal titolo:
RispondiElimina"The Future of Nuclear Power"
http://web.mit.edu/nuclearpower/
Per quanto siano nuclearisti convinti, non riescono a nascondere il fatto che il nucleare sia diventato vecchio e costoso - con buona pace di Obama
Saluti