martedì 9 marzo 2010

La doppia svolta di McEwan

Energie alternative «Soltanto l'energia atomica è capace di far funzionare le nostre città in una notte di febbraio senza vento».
È il romanzo del cambiamento, il nuovo Solar di Ian McEwan, appena uscito per Random House nei Paesi di lingua inglese, e lo è non soltanto perché si occupa di cambiamenti climatici ed energie alternative. Come ha annunciato il quotidiano inglese «The Guardian», che ha pubblicato una lunga intervista con l'autore, McEwan «ha cambiato il manoscritto già terminato del suo nuovo libro (...) per rispecchiarvi il fallimento della conferenza di Copenaghen sul clima».

L'idea di occuparsi dei cambiamenti climatici è venuta a McEwan, come ha raccontato lo stesso scrittore, durante un viaggio al Circolo Polare Artico, nel 2005, insieme a un gruppo di scienziati e di artisti. È stato però in seguito al fallimento della conferenza sul clima di Copenaghen, lo scorso anno, che lo scrittore si è convinto a rivedere alcuni punti del romanzo, ha affermato nell'intervista, «introducendo una parte che rispecchiasse lo spirito di tristezza» e il pessimismo dell'autore: «Tutto collassa intorno al protagonista e Copenaghen sarà il posto per lui.

McEwan ha affermato che il suo lavoro sul clima lo ha costretto a riconsiderare la sua opinione contraria all'energia nucleare: una nuova presa di posizione che va ad aggiungersi ad altre recenti affermazioni scomode dello scrittore inglese, come per esempio la difesa dell'amico Martin Amis dall'accusa di razzismo, quando McEwan si dichiarò recisamente contro «il modello di società predicato dall'islamismo, basato sulla mancanza di libertà per le donne, intolleranza verso l'omosessualità e così via, lo sappiamo bene».

E ora, arriva anche la svolta «nucleare», almeno in mancanza di altre soluzioni, come ha lasciato intendere lo scrittore. «Non abbiamo altro che possa far funzionare le nostre città in una notte senza vento in febbraio» ha affermato McEwan, che si è mostrato scettico sull' utilità di altre opzioni virtuose, come il riciclo («Certo che ricicliamo. Chi non lo fa? E sono del tutto favorevole al taglio del 10 per cento del nostre emissioni di carbonio. Tutto ciò che diminuisce il nostro consumo è utile. Ma alla fin fine non credo che riciclare bottiglie possa tirarci fuori da questa situazione. Ed essere virtuosi, nemmeno. La civiltà avrà bisogno di un' altra fonte di energia»). Anche se ha aggiunto, forse con ironia: «Sono tentato qualche volta di essere un catastrofista. C'è qualcosa di intellettualmente delizioso in tutto questo superpessimismo». A meno che la futuribile invenzione del professor Beard, annunciata nel romanzo, non si trasformi in realtà.

Da Corriere.it

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