martedì 5 ottobre 2010

Piero Angela e le questioni energetiche

Stamattina ho letto sull’Unione Sarda un'intervista a Piero Angela riguardo il tema dell’energia in generale e dell'atomo. E lo fa da giornalista e uomo di scienza: con imparzialità ed oggettività, elementi con cui innegabilmente ha sempre svolto il proprio lavoro; al punto da farne un marchio di fabbrica.

D’altronde, il suo è uno stile conosciuto e riconosciuto un po’ da tutti, anche per la dote dell’equilibrio. E con il medesimo equilibrio si esprime sulla possibilità che l’Italia torni all’energia nucleare. Partendo dalla premessa che esiste un’ineludibile necessità di energia, che poteva essere affrontata (almeno parzialmente) già prima e meglio: coibentando le case, adottando il risparmio energetico e migliorando l’efficienza, dalle linee di trasmissione fino agli stessi elettrodomestici. Tutti propositi che si possono realizzare, ma che non sono in grado di risolvere il problema generale: serve più energia. Molta di più. Perché non si tratta solo di far avere corrente a tutti e non rischiare dei black out, ma di avere abbastanza energia da non rallentare lo sviluppo industriale e manifatturiero, e di averne abbastanza da abbassare i costi per tutti, privati e imprese. Perché i primi si impoveriscono e le seconde non reggono la competizione internazionale e magari devono de-localizzare. E questo ha evidenti ripercussioni occupazionali, non occorre la scienza per capirlo.. è un circolo vizioso.

E secondo Piero Angela il nucleare è una scelta migliore di altre perché ha il vantaggio di non essere inquinante: niente CO2. E poi ci affrancherebbe da materie prime volatili e di cui non disponiamo. Piero Angela dice tutto questo, pur non esprimendo preferenze ideologiche. Semplicemente fa notare che attorno all’atomo esistono pregiudizi ancora legati al terrore post Chernobyl; giustificati, ma da superare. Esempio illuminante è il suo racconto, riferito ad un viaggio fatto a Chernobyl per girare una puntata speciale di Quark.

Non è tutto: Angela si esprime anche a favore di altre fonti, come l’eolico, senza nascondere che sarebbe solo parte della soluzione. Poi una provocazione: impianti di media e piccola taglia. Ma questi risolvono problemi locali, di media e piccola taglia.. il problema generale, e industriale, rimane. E per risolverlo occorrono grandi centrali che producano molto e che inquinino poco o pochissimo. Ben vengano quindi, anche secondo Piero Angela, tutte le soluzioni possibili.

3 commenti:

  1. Premetto che amo molto lo stile di Piero Angela perché con rigore e imparzialità riesce a far capire anche argomenti molto delicati come questo. Entrando nel merito di quello che hai scritto, volevo poi sottolineare una cosa: l’Italia, come giustamente dice Angela, ha un grande fabbisogno energetico. Ma non si può continuare a dipendere dall'estero. E le rinnovabili, oggi non sono in grado di soddisafare la richiesta di energia proveniente da grandi realtà. Oggi è impossibile che città come Roma e Milano possano dipendere completamente dalle fonti alternative. Non a caso questo esperimento è stato attuato solo in piccoli contesti. In questo senso il nucleare potrebbe essere una valida alternativa, perché riuscirebbe a soddisfare un fabbisogno maggiore.
    Sonia

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  2. ricordiamoci che in repubblica ceca stanno valutando l'ipotesi di mettere teleriscaldamento nucleare........
    http://www.world-nuclear-news.org/newsarticle.aspx?id=28271

    se anche si riuscisse a fare piacenza che dista poco + di 10km da caorso, qualche ambientalista si accorgerà dell'immenso beneficio ambientale di una eventuale centrale a caorso con questo tipo di impianto? a stoccolma riscaldavano tutto un quartiere con un reattore (che veniva utilizzato solo nei periodi freddi), ma ci immaginiamo il possibile risparmio energetico che ne deriva?

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  3. A luglio il New York Times riportava uno studio di John Blackburn, docente di economia della Duke University. Blackburn affermava che "i prezzi attuali del fotovoltaico sono inferiori a quelli delle future centrali previste nel Nord Carolina, il sorpasso è avvenuto da quando il solare costa meno di 16 centesimi di dollaro a kilowattora. Senza contare che il nucleare necessita di pesanti investimenti pubblici e il trasferimento del rischio finanziario sulle spalle dei consumatori di energia e dei cittadini che pagano le tasse". Quanto alle emissioni di CO2 gli studi che prendono in considerazione l'intero ciclo del combustibile evidenziano che, calcolando il ciclo completo, nella migliore delle ipotesi, sono il 30-50% rispetto all’uguale produzione di energia in una centrale termoelettrica, ma vanno rapidamente aumentando a seconda della qualità dei giacimenti. Per frazioni di uranio sotto lo 0,01% (circa il 10 % delle risorse) è maggiore l’energia che bisogna immettere nel ciclo che quella che se ne estrae con la fissione. Poi c'è il problema delle risorse disponibili, secondo l'opinione più comune dai 60 agli 80 anni con l'attuale consumo, ma se volessimo investire sul nucleare per sostituire gli attuali combustibili fossili x quanto ne avremo? Poi c'è la quantificazione del rischio accettabile (nel normale funzionamento, non durante incidenti + o - gravi). Non parliamo delle enormi risorse, non solo monetarie, che richiede un programma nucleare ed i tempi del suo ritorno, energetico + che economico. Tutto ciò senza entrare nel vero enorme problema del nucleare: le scorie da smaltire e il destino degli impianti a fine ciclo! Ce n'è abbastanza per andarci un po' cauti.

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