martedì 26 ottobre 2010

Le aziende che dicono sì al nucleare

Si è svolto ieri a Bologna il Supply Chain Meeting, evento organizzato da Enel, Unindustria Bologna e Confindustria Emilia-Romagna per illustrare alle aziende del centro – nord (Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Marche) il processo di coinvolgimento e qualificazione dell’industria nei progetti con tecnologia EPR. Sono 68 le imprese delle regioni interessate intervenute all’incontro, di cui ben 37 solo dell’Emilia-Romagna. Si tratta del quinto appuntamento dopo i quattro già realizzati nel corso dell’anno a Torino, Venezia, Brescia e Milano.

Il lavoro di mappatura delle competenze italiane in materia costituisce il primo passaggio di un percorso che porterà alla successiva fase di qualificazione delle aziende (in base a determinati requisiti tecnici, qualitativi, economico-finanziari e legali), per arrivare infine all'invito alle gare di appalto. Attualmente le imprese dell’Italia centrale e settentrionale registrate rappresentano circa il 13% del totale delle aziende italiane, a testimonianza del grande interessamento nei confronti del piano nucleare.
Nel corso dell’incontro sono state evidenziate le criticità dell'Italia sotto il profilo energetico, in primis la dipendenza dall’estero, sottolineando proprio la necessità di un ritorno all’atomo: “Nel nostro Paese - ha spiegato il presidente di Unindustria Maurizio Marchesini - viviamo un estremo paradosso. Non abbiamo centrali nucleari, ma siamo il maggior importatore di questa fonte di energia che recuperiamo da Paesi anche molto vicini ai nostri confini. Nei prossimi vent'anni il fabbisogno energetico aumenterà in maniera esponenziale e c'è l'urgenza di una sinergia tra i diversi canali di approvvigionamento. E' controproducente imbastire un'antitesi fra energie rinnovabili e atomo”.

Per questo è fondamentale investire, sia sotto il profilo economico, ma anche sotto quello della formazione, come ha sottolineato il presidente di Enel Piero Gnudi. E, a quanto pare, le nostre aziende sembrano pronte per la sfida. Il fatto che ci sia stata una grande partecipazione indica proprio la conoscenza dei vantaggi che il nucleare può portare sia in termini di profitto che occupazionali. A riguardo, si prevede che la realizzazione di ciascuno dei 4 reattori EPR determini l’impiego di 2.500 persone nella fase di cantiere (circa 5 anni), mentre, una volta in esercizio, si stima che ogni impianto darà occupazione stabile, diretta e indiretta, a circa 500 persone per i 60 anni di vita utile. Inoltre, dal ritorno al nucleare, si attendono almeno 2.000 nuovi posti di lavoro qualificati per i tecnici nucleari italiani entro il 2013.
È importante, ora, che questa consapevolezza già presente nella nostra classe imprenditoriale si inizi a diffondere anche tra chi, invece, è ancora scettico sulle potenzialità del nucleare.

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