lunedì 25 ottobre 2010

Il nucleare, costi e studi a confronto

Con il nucleare i costi delle nostre bollette potrebbero aumentare. Ad affermarlo è uno studio presentato dal presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile ed ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, nel corso di un incontro che si è tenuto a Montalto di Castro, nel Lazio. Secondo l’'indagine, l'elettricità prodotta da centrali nucleari costa 72,8 euro a Megawattora (MWh), il 16% in più di quella prodotta da centrali a gas (61 euro/MWh) e il 21% in più di quella delle centrali a carbone (57,5 euro/MWh). Ronchi ha poi concluso che “il nucleare sarà significativamente più costoso e non regge la concorrenza né delle centrali a gas, né di quelle a carbone”.
I dati, rimbalzati velocemente su diversi quotidiani e testate web, sono stati subito contestati dal consigliere regionale del Lazio Francesco Pasquali (Pdl), che ha criticato la metodologia che ha portato ai risultati.“ Prendendo studi come quelli citati, costruiti su assunti diversi tra di loro, anche a livello di prezzi dei combustibili, e facendo una media poco trasparente tra cose molto diverse non si riporta un dato scientifico ma si prendono in giro le persone”.
Tralasciando il botta e risposta politico, che probabilmente continuerà anche nei giorni successivi, bisogna essere un po' ’cauti prima di trarre conclusioni affrettate da queste cifre e di parlare di “nucleare più costoso di altre fonti energetiche”.Innanzitutto perché Ronchi non cita altre fonti, come le rinnovabili, che godono di cospicui incentivi statali, destinati, tra l’altro, ad aumentare. Pochi giorni fa, infatti, il presidente dell’Autorità per l’energia e il gas Alessandro Ortis ha previsto che queste cifre, attualmente pari a 3,4 miliardi di euro, arriveranno prevedibilmente a 3,9 nel 2011. A farne le spese saranno, ovviamente, gli utenti finali, che pagano non poco una fonte energetica con un’incidenza limitata sul fabbisogno energetico nazionale.
Poi, anche volendo limitare il discorso alle sole fonti “tradizionali”, c'’è comunque qualcosa che non va: anche senza il nucleare l’Italia è “maglia nera” in tutto il continente europeo per i costi dell’'energia elettrica. A sostenerlo è uno studio della società di consulenza americana Nus Consulting, riferito al periodo giugno 2009-giugno 2010, ripreso da Repubblica lo scorso settembre. Secondo l’'analisi, la differenza più forte tra le cifre delle forniture elettriche emergeva proprio dal confronto con la Francia, che ha all’attivo 60 centrali nucleari, grazie alle quali copre circa il 76% della propria generazione elettrica (dati IAEA 2009). A segnare il divario, quindi, sono proprio le altre fonti energetiche, che risentono dei costi di importazione, che ovviamente verrebbero meno nel caso di un nostro ritorno al nucleare.
A questo punto risulta un po’' complicato concludere con certezza che sarà proprio il nucleare la causa dell’'impennata dei costi della nostra elettricità.

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