venerdì 8 ottobre 2010

Quelli che.. dicono sempre NO

Da qualche anno la cosiddetta sindrome Nimby sta contagiando sempre più il nostro Paese. E non riguarda solo il nucleare, ma anche le fonti rinnovabili. Che si tratti di scorie, pale eoliche o centrali idroelettriche, la sostanza del messaggio non cambia: riprendendo il significato dell'acronimo inglese, nessuno le vuole "nel proprio cortile".
A fotografare il fenomeno era già stato un paio d'anni fa il Nimby Forum, organizzazione che tiene sotto osservazione il delicato rapporto tra le comunità e le istituzioni, le aziende e gli enti che promuovono la costruzione delle infrastrutture. Nel 2008, anno in cui questa tendenza ha iniziato a raggiungere proporzioni rilevanti, erano stati individuati 67 impianti a energie rinnovabili contestati in Italia. Su 264 proteste censite, inoltre, quelle per l'energia seguivano solo le rivolte legate all'immondizia (44,3% contro 46,2%).

Si tratta, quindi, di una guerra totale: se spesso nell'opinione comune l'intolleranza viene associata principalmente (ed erroneamente) al nucleare, i dati e gli episodi dicono tutt'altro.
Qualche esempio: le centrali a biomasse sono tra gli impianti più innocui sulla Terra. Per produrre elettricità bruciano pezzi di alberi a crescita rapida, come i pioppi, e scarti di potature: tutta roba pulita e rinnovabile. Per i contadini sarebbero un affare, perché trasformano in guadagno il costo dello smaltimento dei residui. Anche per gli abitanti dei comuni interessati potrebbero essere un'opportunità, visto che significano posti di lavoro e spesso sconti sulla bolletta della luce. Eppure, in Italia perfino le piccole e inoffensive centrali a legna sono viste con sospetto. Da Atena Lucana, in provincia di Salerno, a Zinasco, nel Pavese, sono stati numerosissimi gli impianti elettrici di quel tipo contestati.

Un discorso simile si può fare anche per le centrali idroelettriche o per l'eolico: un paio d'anni fa, ad esempio, a Poggi Alti di Scansano in Maremma, zona di produzione del Morellino, il parco eolico da 20 megawatt installato dalla tedesca Eon ha funzionato per qualche settimana, poi è stato bloccato da un solo viticoltore che si è rivolto al Tar sostenendo che le pale degli impianti disturbano gli uccelli e le lepri.
Questi casi di sindrome Nimby appaiono inspiegabili per tutta una serie di motivi.
Innanzitutto perché riguardano fonti generalmente percepite come "pulite e sicure", e, in alcuni casi, addirittura richieste e preferite ad altre. In secondo luogo anche per un'altra questione: considerando la nostra fortissima dipendenza dall'estero per quanto riguarda le fonti energetiche è sorprendete che si lotti contro risorse di energia che potrebbero essere un'alternativa a quelle fossili, oltre che una soluzione a questo problema.
Non bisogna dimenticare, infine, i costi: l'insufficienza di strutture energetiche pesa in modo rilevante.
Secondo il Nimby Forum, nel 2008 le contestazioni hanno interessato la produzione di circa 18 mila megawatt, di cui 1.400 da rinnovabili: in totale circa un quarto della produzione nazionale.
Un prezzo non di poco conto, considerando la nostra situazione attuale, che, tra l'altro, ci vede ancora privi del nucleare. Sarebbe opportuno, dunque, valutare correttamente i "pro" e i "contro" di ogni fonte energetica, prima di innescare polemiche che potrebbero danneggiare solo noi e la nostra economia.

Nessun commento:

Posta un commento