martedì 19 ottobre 2010

Che fine ha fatto il protocollo di Kyoto?

Brutte notizie per il nostro Paese sul fronte ambiente. Secondo un rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente (Aea), l’Italia non riuscirà a raggiungere al 2008/2012 il taglio del 6,5% delle emissioni di gas serra rispetto al 1990, obiettivo stabilito a Kyoto. Nello specifico, secondo il documento, che analizza i valori relativi al periodo 2008/09, in questo biennio nonostante la crisi economica le emissioni italiane sono state superiori dello 0,3% in rapporto a quelle del ‘90. Il dato, già negativo di per sé, appare ancora più rilevante se confrontato alla situazione dell’Unione Europea: un rapporto della Commissione ha allargato lo sguardo rispetto al documento Aea, arrivando a fare previsioni per tutto il quadriennio 2008/2012. Dall’analisi emergono dei dati significativi: prendendo come riferimento la Ue a 15, nel solo 2009 le emissioni sono state inferiori del 12,9% rispetto al 1990, in rapporto a un obiettivo del -8% per il tutto il periodo. Continuando su questa strada, la riduzione per il 2008/2012 arriverebbe al 14,2 %, quasi il doppio rispetto alla cifra prevista.

Non è necessario essere dei matematici per notare la netta differenza tra il nostro Paese e il resto dell’Europa: l’Italia è molto indietro ed è difficile che riuscirà a recuperare nel giro di due anni. A questo punto è doveroso fare un serie di considerazioni sulle ragioni di questo gap: una di queste va inevitabilmente a toccare la questione delle fonti di energia. Il nostro Paese è ancora fortemente dipendente dalle fonti fossili, come petrolio e carbone, che costituiscono la parte più consistente del nostro mix energetico. Qual è il legame tra queste risorse energetiche e le emissioni di CO2? È molto semplice: sono le più inquinanti e dannose per l’ambiente. Il fatto, poi, che emerga una netta sproporzione con il resto dei paesi Ue è sicuramente ricollegabile a questo dato: nella maggior parte dei paesi europei si fa ricorso in misura consistente ad altre fonti, come le rinnovabili, ma soprattutto il nucleare. Con il risultato che il valore delle emissioni di anidride carbonica si è ridotto notevolmente.

Bisognerebbe chiedersi allora perché anche in Italia non si adotta una strategia simile. Nel nostro Paese, infatti, le rinnovabili sono già presenti, con forti incentivi da parte dello Stato, che ha puntato sulle energie “pulite” proprio per il loro effetto positivo sull’ambiente. Ma evidentemente non basta. Con buona pace di tutti gli ambientalisti che continuano a combattere le loro battaglie a favore delle energie “alternative” e contro le restanti fonti energetiche. Le rinnovabili possono sicuramente contribuire, ma è chiaro che il loro impatto non è decisivo per le sorti del nostro effetto serra. E'evidente che aprire al nucleare potrebbe essere una valida soluzione: una fonte di energia quasi a zero emissioni di CO2 e soprattutto realizzabile su larga scala, cosa che con le rinnovabili è molto difficile da fare. Anche L’Italia ha deciso finalmente di percorrere questa strada, puntando su un nuovo mix energetico.

Nessun commento:

Posta un commento