
Non è necessario essere dei matematici per notare la netta differenza tra il nostro Paese e il resto dell’Europa: l’Italia è molto indietro ed è difficile che riuscirà a recuperare nel giro di due anni. A questo punto è doveroso fare un serie di considerazioni sulle ragioni di questo gap: una di queste va inevitabilmente a toccare la questione delle fonti di energia. Il nostro Paese è ancora fortemente dipendente dalle fonti fossili, come petrolio e carbone, che costituiscono la parte più consistente del nostro mix energetico. Qual è il legame tra queste risorse energetiche e le emissioni di CO2? È molto semplice: sono le più inquinanti e dannose per l’ambiente. Il fatto, poi, che emerga una netta sproporzione con il resto dei paesi Ue è sicuramente ricollegabile a questo dato: nella maggior parte dei paesi europei si fa ricorso in misura consistente ad altre fonti, come le rinnovabili, ma soprattutto il nucleare. Con il risultato che il valore delle emissioni di anidride carbonica si è ridotto notevolmente.
Bisognerebbe chiedersi allora perché anche in Italia non si adotta una strategia simile. Nel nostro Paese, infatti, le rinnovabili sono già presenti, con forti incentivi da parte dello Stato, che ha puntato sulle energie “pulite” proprio per il loro effetto positivo sull’ambiente. Ma evidentemente non basta. Con buona pace di tutti gli ambientalisti che continuano a combattere le loro battaglie a favore delle energie “alternative” e contro le restanti fonti energetiche. Le rinnovabili possono sicuramente contribuire, ma è chiaro che il loro impatto non è decisivo per le sorti del nostro effetto serra. E'evidente che aprire al nucleare potrebbe essere una valida soluzione: una fonte di energia quasi a zero emissioni di CO2 e soprattutto realizzabile su larga scala, cosa che con le rinnovabili è molto difficile da fare. Anche L’Italia ha deciso finalmente di percorrere questa strada, puntando su un nuovo mix energetico.
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