giovedì 28 ottobre 2010

Perchè è sbagliato dire di no al Nucleare

Leggevo ieri un articolo pubblicato su Europa dal titolo significativo: “Perché è sbagliato dire no al nucleare”. Effettivamente si tratta di una sintesi, devo dire fatta molto bene, delle principali questioni legate al nucleare e di come non sia giusto chiudere le porte all’atomo, in virtù dei suoi tanti vantaggi.Secondo l’autore, l’ostilità del centro-sinistra (tra l’altro area di appartenenza del giornale) nei confronti del nucleare è sbagliata per tutta una serie di ragioni. Che vengono chiaramente spiegate.

A partire dal discorso costi: spesso si dice che le centrali hanno costi di costruzione troppo alti. Il prezzo di costruzione di una centrale di più di 1000 Mw è fissato dalla letteratura internazionale tra i 3000 e i 3500 euro a kwh per i reattori più innovativi. Tuttavia, “il costo di una centrale nucleare è per oltre il 70% costituito da impianti e costi fissi (capital cost). Cioè di fattori che non risentono nel tempo di alcuna volatilità. Nelle fonti fossili, al contrario, il 70% del costo è dovuto al prezzo del combustibile (tra il 5 e il 10% nel nucleare) che è volatile e imprevedibile.E nelle fonti rinnovabili (ma nessuno lo dice) il capital cost raggiunge il 90%: superiore, quindi, a quello del nucleare. Inoltre una centrale nucleare oggi ha un ciclo di vita di 60 anni (la media delle fonti fossili e rinnovabili è 30 anni)”.

Ai costi di costruzione vanno, poi, sommati altri fattori (esercizio, combustibile) che insieme determinano il costo di generazione del kwh, che determina la competitività delle fonti energetiche. Anche in questo caso il nucleare risulta più conveniente, alla luce di alcuni aspetti, come la lunga vita dei reattori (il doppio delle altre fonti); l’alto fattore di capacità (la resa energetica per unità di combustibile), il numero elevato di ore di funzionamento (oltre 8000 ore anno); il basso livello di “costi esterni” (emissioni, incidenti, rifiuti prodotti) comparato con le fonti fossili”. Risultato: il costo medio del kwh nucleare è quantificabile oggi tra i 40 e 65 euro a Mwh, quello del Mwh a ciclo combinato a gas è del 37% più alto del nucleare e quello delle centrali ad olio è il 53% in più. Per le rinnovabili si parla, invece, di 80 euro per il Mwh eolico e 140 per il fotovoltaico.

I punti di forza del nucleare non sono, però, legati solo ai costi, ma anche alla sua capacità di attirare investimenti nazionali ed esteri e di creare occupazione. Sul primo aspetto l'energia atomica “incoraggia investimenti esteri perché i possessori delle tecnologie nucleari chiave sono grandi gruppi multinazionali; richiede, però, una filiera di offerta nazionale che dovrà consorziarsi e aumentare le sue dimensioni di impresa”.

Sui risvolti occupazionali basta dire che, limitandosi solo alla fase della costruzione (7-9 anni), una centrale nucleare di nuova generazione porta circa 9000 posti di lavoro per cinque anni nella fase costruttiva e 1300, tra diretti e indiretti, in quella di esercizio. Cifre che vanno ovviamente moltiplicate per 8, quanti sono gli impianti che si prevede di realizzare in Italia.
Facendo qualche conto, chi ne guadagnerebbe se non tutto il nostro Paese?

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