martedì 17 agosto 2010

Germania: rimandare di 14 anni il phase out per diventare più verde?

Il trampolino per giungere all’agognata era delle energie rinnovabili si chiama nucleare? Così secondo Guido Westerwelle, ministro degli Esteri e vice cancelliere del governo Merkel , il quale, la scorsa settimana, ha riconosciuto che una moderata estensione della vita utile delle centrali tedesche, programmate per essere spente entro il 2022, è il passaggio necessario per conseguire un mix energetico con fonti pulite e sostenibili.
La sua dichiarazione, a margine di un gabinetto dei ministri che ha approvato il Piano Nazionale per le Energie Rinnovabili che dovranno balzare entro il 2020 al 20% del fabbisogno nazionale rispetto al 18% programmato partendo dall’attuale 10%, ha fatto il giro delle agenzie internazionali. Ha anche riacceso l’infuocato dibattito interno che, in prospettiva, potrebbe avere delle ripercussioni sui delicati equilibri di governo. In effetti, l’allungamento della vita utile delle centrali nucleari, ha spaccato l’esecutivo della Merkel, la quale finora ha sempre evitato di prendere pubblicamente una posizione netta. Da un lato, Norbert Röttgen, Ministro per l’Ambiente ed esponente del CDU, si oppone a un’estensione superiore agli 8 anni. Paradossalmente, gli oppositori a Röttgen, sono i suoi stessi colleghi di partito che guidano il governo regionale dei ricchi Stati del Baden- Württemberg e della Bavaria i quali, assieme al Free Democratic Party (guidato da Westerwelle), spingono invece per rimandare di altri 14 anni il phase out deciso dai Social Democratici e Verdi nel 2002. Secondo il settimanale Der Spiegel, il braccio di ferro sulla durata dell’estensione avrebbe una portata politica che travalica la scelta energetica federale ma determinerebbe addirittura l’assetto della prossima coalizione di governo. Diversi osservatori accusano Röttgen di preparare un suo futuro salto di barricata in un’ipotetica alleanza tra Social Democratici (SPD) e Verdi, la coalizione che tra 3 anni potrebbe spazzare l’attuale raggruppamento CDU, CSU e FDP.

Un compromesso potrebbe realizzarsi – secondo le indiscrezioni pubblicate dal quotidiano Rheinische Post – con la chiusura anticipata all’anno prossimo dei 2 o 3 impianti più vecchi compensata da un sostanziale prolungamento di vita delle rimanenti centrali accompagnato da un inasprimento delle norme di sicurezza.

Per ora queste speculazioni sono seguite con molta attenzione (e apprensione) da E.ON AG, RWE AG, Vattenfall Europe and EnBW AG, le 4 principali utilities che gestiscono reattori nucleari in Germania. Lo show down è atteso per il 27 agosto quando un comitato scientifico si esprimerà sulla road map energetica del governo Merkel.

Fonte: Newclear.it

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