venerdì 11 dicembre 2009

Intervista all'AD di Sviluppo Nucleare Italia

Enel e la corrispettiva francese EDF, il 3 agosto scorso, hanno costituito una joint venture, con il 50% delle quote a testa, denominata "Sviluppo Nucleare Italia Srl" con sede a Roma.

Questa nuova società ha il compito di realizzare gli studi di fattibilità per la costruzione in Italia di almeno 4 centrali nucleari con la tecnologia di terza generazione avanzata EPR, come previsto dal Memorandum of Understanding firmato da Enel ed EDF il 24 febbraio scorso durante il summit Francia-Italia di Roma.

L'Amministratore Delegato di Sviluppo Nucleare Italia è Francesco De Falco al quale, e proprio a lui sono state fatte delle domande. Riporto un estratto dell'intervista, pubblicata integralmente su Ligurianotizie:

Il nucleare è un tema destinato a dividere l’opinione pubblica e suscitare molte perplessità per la sicurezza dei cittadini.
"Il nucleare è una fonte ormai assolutamente sicura, grazie alle tecnologie avanzate su cui possiamo contare oggi e grazie ai controlli costanti delle autorità indipendenti a livello europeo ed internazionale che sorvegliano con la massima attenzione e sistematicità gli impianti, il loro funzionamento, la produzione e tutto l'indotto, dalla costruzione della centrale fino alla messa in funzione. I dati oggettivi ci dicono che dal 1987, all'indomani di Chernobyl, fino ad oggi tutti i reattori nucleari in esercizio nel mondo hanno lavorato per 80 milioni di ore senza che si verificasse alcun incidente. Inoltre, a titolo di esempio, non tutti sanno che il livello radioattivo intorno alle centrali nucleari è inferiore a quello generato da un solo viaggio aereo."

Si tratta allora soltanto di un problema di informazione e di comunicazione?

"E' proprio così: dobbiamo fare un grande sforzo di comunicazione e di informazione veritiera e trasparente per recuperare un ritardo di 25 anni e superare una serie di preconcetti e di luoghi comuni che non hanno fondamenti scientifici. Si tratta di un impegno che va gestito con responsabilità e buonsenso a tutti i livelli."

Quali benefici potranno avere i cittadini dall’introduzione del nucleare?
"Sono soprattutto vantaggi di tipo economico ed ambientale. Anche qui sono i numeri a far capire la portata e la bontà della produzione di energia elettrica da fonte nucleare. Per esempio, in Francia quasi l’80% dell'energia elettrica è prodotta da fonte nucleare e questo porta i nostri cugini d’oltralpe ad avere un costo delle bollette inferiore del 30% rispetto agli standard italiani. Allo stesso modo, avviene in Germania e in Spagna. L’Italia invece importa oggi energia nucleare per il 13% del proprio fabbisogno energetico, soprattutto da Francia, Svizzera, Slovenia, e si ritrova quindi con ben 27 impianti nucleari in un raggio di 200 km intorno ai propri confini, pur non potendo beneficiare dei relativi vantaggi economici. A livello ambientale, poi, basta dire che il nucleare non produce C02, né alcun altro tipo di emissione, per capire qual è l’effetto positivo: è stato calcolato che, con una produzione elettrica proveniente per il 25% da fonte nucleare, si eviterebbe l’immissione nell’atmosfera di qualcosa come 35 milioni di tonnellate di C02 ogni anno. Della sicurezza, infine, abbiamo già detto: aggiungo che le centrali di terza generazione, così come quelle future di quarta, hanno tecnologie tali da garantire la massima sicurezza perfino in caso di eventi sismici o di attentati terroristici mediante impatto con aerei di linea."

Il nucleare però ha il problema di generare scorie radioattive: come si pensa di risolvere la questione?
"La tecnologia Epr, che verrà adottata da Enel ed EDF per le centrali da costruire in Italia, consente di ridurre al minimo la produzione di scorie. Anche in questo caso sono le cifre a confortarci: in un impianto Epr da 1650 MW le scorie cosiddette di alta radioattività, che hanno cioè tempi più lunghi per lo smaltimento, sono pari a nove metri cubi all'anno, ovvero ne viene riempito l’equivalente di un container in 7 anni, mentre le scorie relative a radioattività media e breve sono di 90 metri cubi, il che significa poco più di un container l’anno. Si tratta di quantità molto limitate e soprattutto gestibili con sistemi di stoccaggio assolutamente garantiti dal punto di vista della sicurezza e del controllo istituzionale e degli organismi indipendenti preposti al compito, a partire da Euratom."

Il nucleare può essere quindi visto come la soluzione a tutti i problemi energetici dell’Italia?
"In ambito scientifico ed accademico si sente spesso dire che il nucleare non è la soluzione ma senza nucleare non c'è soluzione. Anch’io sostengo che il nucleare non è una panacea, ma certamente è una parte fondamentale ed insostituibile della soluzione alla questione energetica ed ambientale, così come lo sono le energie rinnovabili. Il mondo ha bisogno di energia abbondante, a basso costo e senza effetti negativi sull'ambiente e sul clima: ecco perché occorre puntare su un mix energetico che metta insieme diverse fonti: dai combustibili fossili, sempre in misura minore, al nucleare fino alle energie rinnovabili, che hanno grandi margini di crescita, ma che da sole non possono bastare. La nostra è una grande sfida che, per quanto riguarda l'Italia, intende affrancare il Paese dalla dipendenza da fonti energetiche importate da zone del mondo politicamente poco stabili, così da abbattere i costi e contribuire in modo determinante a contrastare il cambiamento climatico."

Quali sono i tempi previsti per l’avvio della produzione da nucleare in Italia e quali saranno i siti prescelti per le centrali?
"Ci auguriamo di poter mettere in esercizio il primo impianto nucleare nel 2020, per poi arrivare nel giro di 4 o 5 anni a soddisfare il 12,5% del fabbisogno energetico italiano attraverso l'energia nucleare, pari al 50% dell’obiettivo stabilito per il sistema Italia. Per quanto concerne le centrali, diciamo subito che è troppo presto per parlare di siti.
La decisione su dove localizzare le centrali spetterà alle aziende, ma prima il Governo dovrà definire i criteri in base ai quali saranno selezionati i siti: geologicamente adeguati, adatti per ospitare impianti di una vita utile di almeno 60 anni, in zone a bassa sismicità e vicine a grandi bacini di acqua, necessaria per il sistema di raffreddamento. Al momento dico che i cittadini possono stare tranquilli: gli impianti, come già detto, saranno realizzati con sistemi di massima sicurezza. I territori che accoglieranno le centrali avranno inoltre importanti ricadute socio-economiche; in Francia, giusto per fare un esempio, le municipalità fanno a gara per attrarre questo tipo di investimento che porta posti di lavoro, benessere, benefici economici e ambientali."

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