lunedì 14 dicembre 2009

Chicco Testa: il nucleare si farà

Di seguito un commento e una risposta firmata da Chicco Testa all'articolo di Realacci/Ferrante sul quaderno speciale di Limes "Il clima del G2". Negare il nucleare significa sostenere i combustili fossili. L'argomento "costo" applicato alle fonti rinnovabili.

Con quali combustibili infatti deve confrontarsi il nucleare per essere definito più o meno conveniente? Naturalmente non con le rinnovabili, molto più costose, ma con olio, gas e carbone. Quindi, in sostanza, Realacci e Ferrante ci dicono che siccome è più conveniente usare soprattutto carbone e gas non è conveniente utilizzare l’energia nucleare. Francamente trovo alquanto singolare che per fare questo conto i due autori trascurino completamente l’impatto ambientale di questi combustibili fossili, il costo implicito delle cosiddette esternalità, a cominciare dal costo prodotto dalla CO2 e degli altri inquinanti, assente nella produzione nucleare.

Infatti lo stesso studio utilizzato dagli autori per confermare la loro tesi dice cose un po’ diverse da quelle citate. Si tratta di uno studio del MIT, molto recente, che aggiorna uno studio iniziato dallo stesso MIT nel 2003.

Cosa afferma questo lavoro?
In primo luogo che la voce che pesa di più sulla competitività del nucleare è il costo atteso del capitale (WACC) , ipotizzato dal MIT, dovuto non agli interessi finanziari, ma proprio ad una diversa percezione del rischio finanziario da parte degli investitori, che quindi richiedono una maggiore remunerazione del capitale di rischio. E’ importante sottolineare questo punto perché mostra che la differenza di costo non è dovuta a motivi industriali, dove il nucleare invece a costi assolutamente paragonabili a quelli del carbone, ma esclusivamente a motivi finanziari. Afferma infatti lo studio “ Se il premio per il rischio (finanziario) viene eliminato il costo dell’intero ciclo nucleare (compresi quindi scorie e smantellamento) scende da 8.4 c.$ a 6,6 e diviene competitivo con il carbone ed il gas naturale”.

Ma non è nemmeno questo il punto principale. Che è invece proprio di natura ambientale, perché gli autori si sono dimenticati di citare ciò che lo stesso studio dice e che avrebbero dovuto tenere nella massima considerazione. Vale a dire: “ … senza una tassa sulla CO2 prodotta e senza il sequestro della CO2 il nucleare è più costoso del carbone e del gas”.

In altri termini lo studio ci dice che se la produzione di CO2 degli impianti a carbone avesse un costo, come tutti chiedono e come dovrebbe essere deciso a Copenaghen, il nucleare vincerebbe la sfida.

Quindi se si riducesse il rischio costo del capitale e venissero considerati i costi esterni degli impianti a carbone e a gas l’energia nucleare sarebbe conveniente…. due volte!

Ci sono altre inesattezze nell’ articolo di Realacci e Ferrante. Quando per esempio si dimenticano di citare che se è vero che nessuna nuova centrale è in costruzione negli USA è altrettanto vero che sono in corso processi autorizzativi per 26 reattori.

O quella che afferma che “non a caso a livello internazionale (da Kyoto in poi), mai la tecnologia nucleare viene considerata fra quelle cui è necessario rivolgersi per ridurre le emissioni dei gas di serra”. Che non è affatto vero. Prima di tutto perché la stessa UE, all’epoca dell’accordo 20- 20 -20 ha dovuto accogliere le richieste francesi di riconoscimento dell’energia nucleare come energia completamente carbon – free. In secondo luogo perché tutti gli studi dell’ OCSE e dell’ AIE includono la scelta nucleare. In terzo luogo perché c’e’ una lista impressionante di paesi che ha scelto l’opzione nucleare coma antidoto contro i gas serra ( Cina, India, Uk, USA, Russia,Francia, Corea, Canada, ….).

Infine i due autori naturalmente si impegnano a dimostrare che efficienza energetica e rinnovabili potrebbero garantire quote importanti del fabbisogno energetico. Benissimo, ma quello che ancora non capisco è perché gli autori scrivano che in questo modo si potrebbe ottenere “l’equivalente di 10 centrali nucleari da 1000 MW” . Perché non propongono invece che in questo modo si potrebbero ottenere “l’equivalente di 10 centrali da 1000 MW a gas o a carbone?”. Mistero.

Né si rendono conto che applicando i loro stretti criteri econometrici ( il mercato!) le prime a saltare sarebbero proprio le fonti rinnovabili, bisognose di incentivi assai rilevanti.

Ma lo ripeto ancora è l’impressionante sottovalutazione del ruolo dei combustibili fossili, in continua crescita, che mi colpisce di più. Il nucleare, lo abbiamo detto tante volte, non costituisce e non deve costituire un’alternativa alle fonti rinnovabili. E viceversa. Il nucleare deve sostituire una parte della produzione di base oggi assicurata prevalentemente dai combustibili fossili. In Europa il nucleare contribuisce alla produzione di energia elettrica per circa il 30%. Immaginiamoci come sarebbero i conti delle emissioni se questo 30% fosse fatto con gas e carbone! E infatti gli stessi ambientalisti hanno rinunciato a chiedere la fine del nucleare a livello europeo e mondiale.

Per concludere una solo dato tratto dal recentissimo rapporto dell’ Agenzia Internazionale dell’Energia, che dimostrano in modo inequivocabile quale sia il problema.. Da qui al 2030 la crescita della domanda di energia sarà coperta per il 77% da carbone, gas e petrolio. Ma questo non sembra essere il problema principale per il mondo ambientalista.

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