giovedì 14 gennaio 2010

Viviamo immersi in un bagno di radioattività...

Qualche osservazione sull'articolo a firma di Bottaccioli pubblicato su Repubblica qualche giorno fa. A seguito dello studio del BsF, al quale si riferisce l'analisi del giornalista, il Ministero dell’Ambiente tedesco ha commissionato uno studio di verifica alla Commissione nazionale di Protezione Radiologica, la quale è stata categorica nell'affermare che non esiste alcuna evidenza su quanto affermato nello studio BfS. Tant'è che il Governo tedesco si è guardato bene dallo sgombrare bambini d'intorno alle centrali. Ha invece fatto quello che tutti gli chiedevano di fare. Cioè niente, a parte confermare la fiducia nella sicurezza delle centrali, di cui ha recentemente allungato di altri 20 la vita. Così come lo spagnolo Zapatero che ha preso una misura identica, od Obama e Gordon Brown che addirittura stanno promuovendo nuovi impianti.

In Italia non ci sono centrali nucleari, eppure è noto che il tasso di tumori e leucemie infantili sia da noi superiore a quello di tutti gli altri Paesi industrializzati. Una percentuale molto superiore alla media di Francia, Germania, Gran Bretagna, Svezia e Spagna, che il nucleare ce l'hanno in casa. Come mai la vita media dei francesi e dei giapponesi è allineata a quella di tutti i paesi OCSE? E come mai gli operai(e) delle centrali nucleari francesi e giapponesi hanno una vita media pari a quella di tutti i francesi e giapponesi?

Lo studio tedesco citato da Bottaccioli

Lo studio che lo smentisce

E sempre sulla radioattività ...
Viviamo immersi in un bagno di radioattività, anche se a dosi basse che variano a luogo a luogo. In India o in Brasile, la radioattività di base è dieci volte superiore a quella media italiana. In Italia la dose di radioattività naturale a cui è sottoposto annualmente ciascun individuo è pari all’incirca alla dose associata a una radiografia del torace moltiplicata per venti. Anche se non tutti se la passano allo stesso modo: Roma ha una radioattività doppia rispetto a Milano. Viterbo è tra le zone a più alta radioattività naturale.

La situazione poi volge al paradossale quando si legge della curiosa vicenda riportata da Piero Angela nel suo libro “La sfida del secolo” e accaduto in occasione delle riprese di una puntata speciale di Super Quark su Chernobyl.
“Per sicurezza tutta la troupe è stata dotata di un dosimetro, cioè un apparecchio in grado di misurare le radiazioni assorbite. Poiché per le riprese dello Speciale dovevamo entrare nella zona interdetta, cioè entro i 30 chilometri dalla centrale, ci è sembrata una precauzione necessaria . infatti, non solo abbiamo visitato e girato, la cittadina fantasma di Pripjat, la più vicina alla centrale, ma ci siamo anche avvicinati a meno di 100 metri dal “sarcofago”, dove sono rinchiuse le rovine radioattive del disastro nucleare. Ebbene, prima di partire, il direttore della fotografia, oltre al dosimetro da portare addosso , se ne era fatto consegnare un altro che aveva lasciato nella sua abitazione a Roma. Sorpresa. Quando al ritorno siamo andati a leggere i dosimetri, quello rimasto a Roma aveva registrato una dose di radiazioni maggiore di quelli che avevamo indossato per tutto il viaggio nella zona interdetta e nella visita alla centrale di Chernobyl. Almeno nella nostra esperienza, vivere a Roma comporta una dose di radiazioni più alta di quella assorbita nella zona intorno a Chernobyl.”

2 commenti:

  1. La conclusione dell’esperienza dei due dosimetri, uno a Chernobyl e l’altro a Roma, secondo la quale vivere a Roma comporta una dose di radiazioni più alta di quella assorbita nella zona intorno a Chernobyl, è ingannevole perché non sono riportati i tempi delle relative esposizione.
    Il sopralluogo a Chernobyl potrebbe essere durato poche ore mentre il tempo di esposizione del dosimetro lasciato a Roma potrebbe essere stato di diversi giorni se non addirittura di qualche mese.
    Se a pranzo bevo due litri di vino, mi ubriaco.
    Ma se in un mese ne bevo una quantità tripla (sei litri), dilazionandone la quantità a 200 g al giorno, non mi succede proprio niente!

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  2. Secondo alcuni (vedi http://www.progettoenergia.org/fen05.html) la radioattività intorno a Chernobyl è di soli 5 mSv/anno.
    Stando così le cose, effettivamente in piazza s. Pietro si assorbirebbe una radioattività maggiore che a Chernobyl.
    Ma quanto è credibile questa affermazione?
    Dal sito http://www.ukraina.it/?p=116&a=7&t=chernobyl si apprende invece che la radioattività intorno a Chernobyl è 3.000 volte più elevata di quella naturale (2,4 mSv/anno).
    Dai siti http://www.chernobylee.com/blog/sarcophagus/ e http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=810.0 si apprende ancora che il “Dipartimento per le Informazioni della centrale nucleare di Chernobyl “ il 9 giugno del 2009, nel rilasciare una nuova relazione sui lavori in corso presso la struttura della centrale, fornì il seguente rapporto sui dati della radioattività in diversi punti dell’impianto.
    - Edificio dell’amministrazione: 0,41 mSv/h (corrispondente a 3.590 mSv/anno)
    - Centro visitatori vicino all’attuale sarcofago: 6,93 mSv/h (corrispondente a 60.706 mSv/anno)
    - Area e locali nell’area dell’attuale sarcofago: 40,0 mSv/h (corrispondenti a 350.000 mSv/anno)
    Invece la troupe di Super Quark ha dedotto, senza fornire i valori delle misure effettuate, che dal punto di vista della radioattività è preferibile vivere a Chernobyl piuttosto che a Roma, dove si sa che in piazza s. Pietro la radioattività naturale, per effetto dei cubetti di porfido, raggiunge il valore di 7 mSv/anno.
    In aggiunta, dal filmato http://www.youtube.com/watch?v=101OEaksU0s&feature=related
    si può osservare come i misuratori della radioattività, a Pripjat’, (la moderna Pompei a circa 20 km da Chernobyl) registrano valori di 14,8 microSv/h (corrispondenti a 130 mSv/anno), cioè oltre 50 volte più elevati di quelli naturali!

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