giovedì 1 aprile 2010

L’energia nucleare è economicamente competitiva

L’energia nucleare è un’opzione altamente competitiva per la produzione di elettricità. Lo afferma il rapporto “Projected Costs of Generating Electricity”, prodotto dalla Nuclear Energy Agency (NEA) e dall’International Energy Agency (IEA).

Il documento, presentato il 25 marzo a Parigi dal direttore esecutivo dell’IEA Nobuo Tanaka e dal direttore generale della NEA Luis Echavarri, ha preso in esame i dati più recenti relativi a 190 centrali elettriche in 21 Paesi: 17 dell’OCSE (che comprende i Paesi industrializzati dell’Occidente) più Brasile, Cina, Russia e Sudafrica.

Il documento analizza i costi delle diverse fonti energetiche: carbone, gas naturale, nucleare, idroelettrico, eolico on-shore e off-shore, biomasse, solare, onde, maree e cicli combinati. Per una valutazione comparativa però è decisivo il prezzo dei permessi per le emissioni di anidride carbonica. In assenza di una tassa sufficientemente elevata il carbone resta un’opzione competitiva.

In generale, secondo lo studio, il nucleare, il carbone e il gas sono al momento «abbastanza convenienti», come pure l’eolico e l’idroelettrico sotto opportune condizioni. Gli autori sottolineano però che «la competitività dipende più che da ogni altra cosa dalle specifiche caratteristiche di ogni mercato: il futuro vedrà quindi una competizione fra le diverse tecnologie, che sarà decisa in base alle preferenze dei singoli Paesi e dei vantaggi a livello locale».

Nessuna fonte infatti è preferibile a tutte le altre da tutti i punti di vista: ognuna ha lati positivi e altri negativi. Per quanto riguarda il nucleare, il vantaggio principale è la produzione di elettricità a bassissime emissioni di anidride carbonica e a prezzi stabili nel tempo. Gli svantaggi sono i costi del decommissionamento e della gestione delle scorie, oltre alle preoccupazioni dell’opinione pubblica sulla sicurezza e la proliferazione.

«I risultati di questo studio dimostrano che il nucleare gioca, e continuerà a giocare, un ruolo fondamentale nel mix energetico europeo. Queste conclusioni appoggiano la scelta di vari Paesi europei di investire in nuove centrali o di estendere la durata dell’attività di quelle esistenti», ha commentato Santiago San Antonio, direttore generale del Foratom, l’associazione delle industrie nucleari europee.

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