venerdì 14 maggio 2010

Meglio il nucleare

Il mondo dipende troppo dal petrolio perché l’ulteriore incidente che lo riguarda, l’esplosione di una piattaforma con conseguente travaso in mare di milioni di galloni, susciti qualche cosa di più dell’ennesimo processo mediatico. Certo ci saranno ricorsi, tribunali al lavoro, richieste d’indennizzo, pubblici mea culpa. Ma il potere dell’oro nero, prima ancora di quello delle grandi compagnie che lo estraggono, è troppo grande nel mondo contemporaneo, perché possa essere messo in discussione.

Le profezie sul prossimo esaurimento del petrolio sono cominciate con le prime crisi degli anni '70. Da allora il suo utilizzo continua ad aumentare. È certo che un giorno finirà, come tutte le cose, ma quanto sia lontano quel giorno nessuno lo sa. Il suo potere, oltre che dalle quantità enormi di cui necessitiamom, è moltiplicato dal suo valore. Ed il paradosso è che, normalmente, incidenti come questo lo accrescono, creando una situazione di momentanea crisi, su cui si innestano facilmente le speculazioni finanziarie.

Nel frattempo il sogno di energie alternative continua a rimanere nel cassetto. Nei numeri, che dicono la verità, se non nei cuori pieni di desideri scambiati per realtà. Nella soddisfazione del fabbisogno energetico del mondo, oltre al petrolio, la fanno da padroni il carbone e il gas. Questi ultimi, in particolare, continuamente in aumento nella produzione di energia elettrica. Responsabili di un inquinamento questo sì mortale e calcolato dall’ Organizzazione mondiale della Sanità in circa 1.000.000 di decessi all’anno. Questa dipendenza è anche il problema energetico principale dell’Italia, che deve ai combustibili fossili il 90% dei suoi consumi. Per questo il ricorso a una certa quota di energia nucleare, che da sola certo non risolve il problema, dovrebbe essere visto con favore. Anche con realismo. In compenso lo strabismo verde si mobilita con forza emotiva adeguata solo quando c’è in ballo l’energia nucleare. Nel frattempo, come sempre, vincono i “cattivi”: i combustibili fossili.

Fonte: Il Riformista

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