giovedì 20 maggio 2010

Nucleare, due campani firmano l'appello

Il Pd non può lavarsi le mani sul nucleare o delegare opinioni e considerazioni in merito a qualche secco "no". E' necessario che anche il centrosinistra intervenga nel dibattito e si interessi di una questione così delicata e importante. A chiederlo non sono politici o rappresentanti del gioverno, ma chi può vantare conoscenze tecniche ed esperienza in materia, gli scienziati. In una lettera aperta al leader del Pd, Pierluigi Bersani, gli studiosi criticano la bocciatura dell'opposizione al piano della maggioranza sul nucleare e chiedono di discutere con maggiore "rigore intellettuale e scientifico. E con spirito concreto". In calce all'appello anche undici firme campane, tra cui quelle di Amedeo Lepore e Massimo Lo Cicero, docenti universitari.

Una pattuglia di intellettuali che non intendono farsi sfuggiire il treno del nucleare per mere posizioni ideologiche. Aprono a questa fornte energetica Emilio Sassoni Corsi, presidente dell'Unione Astrofili Italiani; Umberto Minopoli, manager; Amedeo Lepore e Massimo Lo Cicero, entrambi docenti universitari. E ancora: Carlo Pedata, professore; Marco Valenzi, rcercatore; Francesco Romano , ingegnere, Myrta Merlino, giornalista; gli imprenditori Vincenzo Rosselli, Antonio Napoli e Maria Luisa Mello. "Riterremmo innaturale e incomprensibile - spiegano nella lettera - ogni chiusura preventiva su un tema che riguarda scelte strategiche di politica energetica, innovazione tecnologica e sviluppo industriale così critiche e con impatto di così lungo termine per il nostro Paese. L'energia nucleare, quasi ovunque, nel mondo industrializzato è vista come un'insostituibile opportunità che contribuisce alla riduzione del peso delle fonti fossili sulla generazione di energia elettrica, compatibile con un modello di sviluppo eco-sostenibile". Insomma, secondo gli intellettuali, "occorre evitare il rischio che nel Pd prenda piede uno spirito antiscientifico, un atteggiamento elitario e snobistico che isolerebbe l'Italia dalle frontiere dell'innovazione". "Dal punto di vista ambientale – scrivono - non vi è programma internazionale accreditato per la riduzione della Co2 che non preveda anche il ricorso all'energia nucleare e non vi è un solo studio internazionale che affidi alle sole rinnovabili il compito di ridurre il peso dei combustibili fossili. Ed invece tutti gli accenti che sentiamo oggi nel Pd prescindono dall'analisi di questi dati e fatti".

L'avversione al reingresso dell'Italia nelle tecnologie nucleari è ingiustificabile, secondo gli scienziati, che non intendono tappare la bocca all'opposizione, ma, al contrario esortano ad una maggiore considerazione del tema, con una puntuale sottolineatura degli errori del governo: "E' incomprensibile, invece, la sbrigatività e il pressapochismo con cui, spesso, da parte di esponenti del Pd, vengono affrontati temi che meriterebbero una discussione informata e con dati di fatto. Caro Segretario, occorre evitare il rischio che nel Pd prenda piede uno spirito antiscientifico, un atteggiamento elitario e snobistico che isolerebbe l'Italia, non solo in questo campo, dalle frontiere dell'innovazione".

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