martedì 18 maggio 2010

Il difetto degli italiani è che non pensano al futuro

Se molti italiani sono contrari al nucleare, dipende anche da un vizio "tipico" nazionale: la tendenza a guardare i benefici a breve termine e non sul lungo periodo. È l'opinione di Carlo Jean, esperto di geopolitica e docente di studi strategici all'Università Luiss di Roma.

In un articolo pubblicato sul Messaggero il 14 maggio, Jean, che è stato citato anche come possibile candidato per la presidenza dell'Agenzia nucleare, esamina le cause della confusione che regna in Italia sulla questione delle nuove centrali, a livello di opinione pubblica ma soprattutto di dibattito politico.
Jean spiega che «il nucleare comporta consistenti investimenti e, quindi, costi immediati, mentre i suoi vantaggi si sentiranno nel lungo termine. Ciò contrasta con le abitudini di un Paese che investe molto più sui vecchi che sui giovani». È preoccupante in particolare l'atteggiamento dei politici: secondo Jean alcuni potrebbero essersi pronunciati contro le centrali solo per la tentazione di criticare il governo su un tema scottante e sentito. «Ma il nucleare non è di destra né di sinistra».

Jean torna anche sui timori ingiustificati di una parte dell'opinione pubblica sulla sicurezza: «Il nucleare è la fonte di energia più umanitaria. Le vittime che provoca, a parità di elettricità prodotta, sono inferiori a quelle di qualsiasi fonte fossile e anche dell'idroelettrico». Per non parlare delle leggende metropolitane fiorite sul nucleare, come «i bambini con due teste o i vitelli con tre gambe a causa della radioattività nei pressi delle centrali»: quelle che Jean definisce «favole strumentali a determinare preoccupazione e panico».

Fonte: nuclearnews.it

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