giovedì 30 dicembre 2010

Le scorie? Problema risolvibile

Molti dei cittadini che hanno scritto criticando la campagna pubblicitaria del Forum indicano le scorie nucleari come una delle ragioni principali della loro opposizione al nucleare. Essi affermano che le scorie sono sostanze estremamente pericolose, destinate a restare tali per molti secoli. Aggiungono che non possiamo lasciare questa eredità alle future generazioni.

Quello delle scorie non è certo un tema da prendere alla leggera. Anzi, si tratta di un argomento caldo di cui si discute in tutto il mondo. Ma riteniamo che l’esperienza di questi ultimi decenni abbia dimostrato che il problema può essere affrontato in modo efficiente e sicuro. Per diverse ragioni.

Fino a oggi, dopo oltre 50 anni di esperienza in molte centinaia di centrali nucleari, le scorie non hanno mai causato un solo incidente di rilievo, al contrario di quello che accade con molti rifiuti speciali, che sono in quantità estremamente maggiore e non sono regolati da norme altrettanto rigide e sperimentate.

La quasi totalità dei rifiuti radioattivi generati dalle centrali sono paragonabili a quelli prodotti nei reparti ospedalieri, sia per pericolosità sia per quantità. Si tratta di diverse decine di migliaia di metri cubi di sostanze che avrebbero bisogno di un deposito nazionale definitivo che in Italia si fa fatica a localizzare. È un problema che prima o poi andrà risolto, almeno che non si voglia che i rifiuti ospedalieri vengano stoccati nei sottoscala dei reparti di radiologia.

La quantità di scorie nucleari ad alta attività è minima: da nove a quindici metri cubi all’anno per ognuna delle centrali di ultima generazione che dovrebbero essere costruite in Italia. Per fare un paragone, ogni anno l’industria italiana produce 10 milioni di tonnellate di rifiuti speciali altamente pericolosi, spesso a vita molto lunga (una quantità 10 mila volte maggiore rispetto a quella prodotta da otto grandi reattori nucleari). Ma in nessun settore industriale esiste la cultura della sicurezza e del controllo che si è sviluppata nel nucleare in decenni di ricerca internazionale.

Per le scorie nucleari sono possibili diverse soluzioni a lungo termine. In Finlandia e Svezia è stata scelta la soluzione del deposito geologico: le barre di combustibile vengono riposte in appositi contenitori di rame spessi 5 centimetri, progettati per durare almeno 100 anni anche se immersi in acqua. In altri paesi (Francia, Giappone, Gran Bretagna, Svizzera, Belgio, Cina) è stata scelta la via del “riprocessamento”, cioè la separazione chimica degli elementi contenuti nei combustibile esausto. Negli Stati Uniti un Rapporto del Mit di Boston suggerisce di allungare la soluzione temporanea (stoccaggio in superficie) perché le scorie potrebbero tra qualche decennio costituire una riserva di combustibile di valore inestimabile recuperando l’energia ancora non sfruttata al loro interno (oltre il 99,3%).

Da Newclear

martedì 28 dicembre 2010

Il nucleare, "tema" scientifico del 2010

Anche nel 2010 l'energia nucleare è presente fra gli eventi scientifici dell'anno, soprattutto per due aspetti: da un lato come un mezzo per contrastare i cambiamenti climatici; dall'altro per la ricerca nel settore della scienza dei materiali, che si dimostra sempre di più lo strumento cruciale per le innovazioni tecnologiche in tutti i campi.

Per esempio la rivista americana Discover, classificando i 100 eventi scientifici del 2010, mette al venticinquesimo posto l'impegno del segretario all'energia americano Steven Chu, che si è adoperato per combattere il riscaldamento globale. Chu, premio Nobel per la fisica nel 1997, era stato nominato segretario per l'energia dal presidente Barack Obama, e si era subito distinto dai suoi predecessori repubblicani per un forte impegno in favore delle energie rinnovabili e per la partecipazione degli Stati Uniti agli accordi internazionali per ridurre le emissioni di gas serra. In questo impegno, il presidente Obama e il segretario Chu hanno segnato il 2010 anche per quanto riguarda l'energia nucleare.

La rivista Cosmos, invece, sceglie la ricerca, e premia fra le 10 innovazioni dell'anno i progressi ottenuti al National Ignition Facility di Livermore (California) per dimostrare la fattibilità della fusione nucleare.

Anche i centri di ricerca hanno stilato le proprie classifiche. Il Los Alamos National Laboratory (LANL) americano ha inserito una pietra miliare della ricerca nucleare nella lista delle 10 innovazioni scientifiche più importanti ottenute dai propri ricercatori: un nuovo materiale particolarmente resistente agli ambienti radioattivi, e che potrà dunque essere usato per le prossime centrali nucleari. I ricercatori del LANL sono riusciti a realizzare questa sostanza grazie alle nanotecnologie: costruendolo strato dopo strato, a livello di pochi atomi per volta, sono riusciti a ottenere doti di resistenza molto superiori rispetto allo stesso materiale realizzato con le tecniche tradizionali. È legata a questa scoperta un'altra innovazione importante compiuta dal LANL nel 2010: una sostanza in grado di autoripararsi, a sua volta promettente per la costruzione di reattori nucleari.

Da NuclearNews

lunedì 27 dicembre 2010

Tutta la verità sul referendum del 1987

Da quasi una settimana circola sulle nostre tv lo spot del Forum Nucleare Italiano. Puntualmente si sono scatenate in rete le voci di dissenso degli antinuclearisti: la maggior parte di essi ha “ripescato” il referendum dell’ ’87, con cui l’Italia abbandonò il programma nucleare, accusando il Governo di tradire con il ritorno all’atomo la volontà popolare espressa più di vent’anni fa.

Ebbene, proprio il presidente del Forum Chicco Testa ha deciso, attraverso il suo blog, di fare chiarezza. Il referendum non ha cancellato il nucleare, per quattro precise ragioni: innanzitutto l’esito della consultazione ha risentito non poco dell’onda emotiva dell’incidente di Chernobyl (causato da un errore umano e non da un malfunzionamento del reattore, ricordiamolo).

Nel giro di vent’anni, poi, il contesto è fortemente cambiato: allora non esisteva l’emergenza del cambiamento climatico, o comunque non era ancora così avvertita come oggi. E in questi anni studi e ricerche hanno dimostrato che il nucleare è di gran lunga più sicuro e meno inquinante dei combustibili fossili.
Infine, volendo essere precisi, i tre quesiti referendari non riguardavano la chiusura delle centrali (decisione presa dalla politica), ma l’abrogazione di altrettante norme secondarie: un comma che attribuiva al Cipe poteri per la localizzazione delle centrali nucleari, un secondo comma sull’erogazione di fondi per le aree dove sarebbero state installate le centrali nucleari e una norma che consentiva all’Enel di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all’estero. Ma la realtà dei fatti ha sconfessato anche queste tre decisioni: il potere sostitutivo del Cipe ancora esiste, l’erogazione dei contributi ai territori che ospitano impianti termoelettrici è proseguita nonostante l’esito referendario. E il divieto per l’Enel di assumere partecipazioni all’estero nel settore nucleare è decaduto con la privatizzazione dell’azienda.

Il famigerato referendum, insomma, non ha in concreto messo la parola fine allo sviluppo del nucleare, che nel frattempo è andato avanti. E oggi la nostra dipendenza energetica e l’emergenza ambientale dimostrano come l’atomo sia più che mai indispensabile.

giovedì 23 dicembre 2010

È arrivato il momento... degli Auguri!!!!


Tanti auguri a tutti!!

Il cammino del nucleare si avvicina al traguardo

La fine dell’anno è spesso un’occasione per fare bilanci, anche in campo energetico. Il 2010 è stato segnato dal dibattito sul ritorno del nucleare in Italia, già avviato con la cosiddetta “legge sviluppo” del 2009. Un articolo de l’Occidentale, pubblicato qualche giorno fa, sintetizza efficacemente il nostro cammino verso il nucleare.

Le ultime tappe significative sono state lo spot del Forum Nucleare Italiano, che ha scatenato le (prevedibili) polemiche del mondo ambientalista. Gli antinuclearisti si sono appellati a presunte violazioni della par condicio, mettendo in dubbio un’importante occasione di confronto: “Oggi che per la prima volta si invita l’opinione pubblica a partecipare al dibattito in materia nucleare, si chiede l’interruzione dello spot e nuove regole – si legge nell’articolo”.

L’approvazione del Cipe della delibera che stabilisce le tipologie di impianto di produzione di energia nucleare, avvenuta la scorsa settimana, dovrebbe fortunatamente accelerare il ritorno all’atomo. Manca solo il parere (non vincolante) della Conferenza unificata e delle commissioni parlamentari. Il Cipe punta tutto sulla sicurezza degli impianti: se il provvedimento non subirà modifiche di alcun tipo, saranno realizzati in Italia solo strutture che rispettino standard in termini di efficienza e sicurezza più elevati rispetto a quelle attualmente funzionanti. Nello specifico, via libera solo alle centrali di terza generazione: i reattori installabili in Italia sono al momento gli EPR (European Pressurized Reactor), gli AP1000 (Advanced Passive) di Westinghouse/Toshiba, gli ABWR (Advanced Bowling Water Reactor) e gli ESBWR (Economic Simplified Bowling Water Reactor) della General Electric. Su tutti, in vantaggio ci sono gli EPR, che “hanno costi per unità di potenza installata inferiori del 10% rispetto ai reattori di seconda generazione. Trovano un impiego più flessibile, potendo quindi adattarsi più facilmente alla variabilità della domanda. Hanno, infine, un maggior rendimento (37% contro i 30-33% dei reattori di seconda generazione)”.

Le premesse per un “lieto fine” ci sono tutte. Non ci resta che aspettare il 2011.

martedì 21 dicembre 2010

Nucleare e rinnovabili non sono soluzioni alternative

Nella giornata di oggi saranno consegnate alla Camera le firme per la proposta di legge “Sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili per la salvaguardia del clima”. Iniziativa che ha riscosso molte adesioni : il comitato “sì alle energie rinnovabili, no al nucleare”, che se ne è fatto promotore, parla di oltre 50mila firme. Tuttavia, proprio oggi leggevo un intervento del presidente Alfiero Grandi, di cui mi hanno particolarmente colpito alcuni punti.

Grandi afferma che “proporre un’alternativa al nucleare, fondata sul pieno e ordinato sviluppo delle energie rinnovabili viene avvertita come una scelta giusta, necessaria per affrontare la situazione preoccupante del clima ma anche come nucleo di un diverso sviluppo economico, di una politica di nuova e qualificata occupazione”. Innanzitutto ancora una volta si parla delle rinnovabili come un’alternativa al nucleare e non come un’opzione da affiancare tranquillamente all’atomo. Quella delle rinnovabili è sicuramente una “scelta giusta e necessaria”, ma non sufficiente. Da tempo è in atto un dibattito, su cui in questi giorni si è soffermato anche Chicco Testa, presidente del Forum Nucleare Italiano: Testa ha parlato di “limiti strutturali” di fonti come l’eolico e il solare, che dipendono dalle condizioni climatiche. È inevitabile, quindi, che le rinnovabili non siano in grado di garantire quella continuità di cui abbiamo bisogno. Ben venga, quindi, anche il nucleare.

I sostenitori dell’energia alternativa sono convinti, però, che fotovoltaico e simili siano l’unica soluzione per il Paese:“Non ci sono soldi per investire su tutto – continua Grandi. Il nucleare è alternativo alle rinnovabili e chi insiste per questa avventura pericolosa per l’ambiente e la salute dovrebbe anche chiarire come recuperare la differenza di posti di lavoro, visto che il nucleare bene che vada a parità di risultato vale non più del 10 per cento dell’occupazione creata dalle energie rinnovabili”. Sorvolando sui calcoli che hanno portato a questa cifra, colgo ancora una volta l’occasione per ricordare che le emissioni di CO2 del nucleare non sono più rilevanti di quelle delle rinnovabili e che le scorie, prodotte in quantità ridotta grazie alle nuove tecnologie e stoccate in depositi sicuri, non sono pericolose per la nostra salute. A questo punto credo che Grandi dovrebbe rivedere almeno la sua ultima affermazione.