mercoledì 10 giugno 2009

Nucleare e rinnovabili: una convivenza... conveniente


A tutti quelli che vedono il nucleare una minaccia per lo sviluppo delle rinnovabili, invito a riflettere sul modello francese e sulla rivoluzione verde di Sarkozy...


Per ogni euro speso per il nucleare, spenderne uno per le energie rinnovabili. Obiettivo minimo del 23 per cento di energie rinnovabili entro il 2020. Fiscalità ridotta per prodotti ecologici. Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha lanciato la rivoluzione verde, paragonando la svolta a quella che il generale de Gaulle fece negli anno Sessanta, proprio dotando la Francia di energia nucleare.
Non è immaginabile un’uscita dal nucleare da parte di un paese che si è conquistato la quasi autosufficienza energetica con 58 centrali ed esporta un patrimonio ci competenze e tecnologie.
Tuttavia, aver pensato di non aver bisogno di energie rinnovabili grazie al potenziale nucleare “è stato un errore”, ha detto Sarkozy. L’obiettivo della “parità” fra atomo ed energie rinnovabili è un compromesso sostenibile che dovrebbe preservare il consenso al nucleare e soddisfare coloro che si oppongono. Il successo e la presenza dei verdi in Parlamento europeo darà più voce e forza a una strategia che è condivisa da tempo a Berlino e comincia ad essere apprezzata in Francia. In questo quadro il dibattito si apre in Italia, considerando i tempi tecnici e la valutazione dei costi per riaprire la strada all’atomo.

Da La rivoluzione verde di Sarkozy: dopo l’atomo, energia rinnovabile/ Corriere della sera 10 giugno


Supponiamo che in Italia parta l’era del nucleare, le nuove centrali che verranno costruite nel non saranno necessariamente alternative all’eolico, solare, ma anche al gas. In futuro, bisognerà necessariamente fare una scelta tra rinnovabili e fossili, con un evidente vantaggio dell’energia pulita…

venerdì 22 maggio 2009

La video intervista a Renato Angelo Ricci - 2 parte

Renato Angelo Ricci sul nucleare - 1 parte

Presidente dell'Associazione Italiana Nucleare, fisico nucleare e professore ordinario di Fisica Generale all'Università di Padova, Renato Angelo Ricci approfondisce uno dei temi più sentiti in questo periodo, su cui l'opinione pubblica è divisa: il nucleare.
Ne parla in modo semplice e comprensibile, evidenziando i benefici della sua adozione e le sue potenzialità. Nella sua video intervista, Ricci propone di sdrammatizzare certi problemi che sono più immaginari che reali, affrontare i problemi reali (quelli veri) e rieducare i cittadini su base scientifica, anziché ideologica.


mercoledì 13 maggio 2009

Il turismo musicale si fa sostenibile



Visto che è quasi tempo di vacanza, segnalo questo interessante articolo pubblicato su Yes life dedicato ai festival ecologici.

Due degli Eco-Festival più importanti del continente si tengono in Irlanda: si tratta dell’Electric Picnic e dell’Oxegen. Il primo, giunto alla sesta edizione, si tiene dal 4 al 6 settembre a sud-ovest di Dublino e nel 2008 è stato premiato con il Greener Festival Award, un premio indipendente di riconoscimento al festival musicale più rispettoso per l’ambiente. A questo festival va il merito di essere stato il primo ad aver introdotto il carpooling, nel 2008, allo scopo di ridurre la congestione del traffico e l’emissione di CO2. Tra le altre eco iniziative è anche possibile rifocillarsi in bar interamente alimentati da energia solare, o utilizzare nei bagni solo prodotti riciclabili o biodegradabili.

L’Oxegen invece è un festival che dal 2000 si tiene nel nell’ippodromo di Punchestown, contea di Kildare. L’edizione 2009, in programma dal 10 al 12 luglio, vedrà avvicendarsi sul palco Blur, Killers, Bloc Party, Kings of Leon e molti altri. La componente ambientalista dell’Oxegen si rivolge soprattutto alla concreta diminuzione dell’impatto ambientale del festival che, come sappiamo, ha bisogno di dosi massicce di energia e mezzi di trasporto. L’Oxegen, definito l’evento irlandese “100%CarbonNeutral” e vincitore del “Green N Clean Award”, organizzerà spostamenti in autobus in collaborazione con il trasporto pubblico, servizi di carpooling e l’iniziativa park&ride.

Uscendo dall’Irlanda anche lo storico Isle of Wight Festival quest’anno conferma l’approccio ambientalista sperimentato nella passata edizione. Dal 12 al 14 giugno l’Isola di Wight ospiterà musicisti del calibro di Prodigy e Pixies, oltre a circa 100 mila persone provenienti da tutta Europa. Tra le "eco iniziative" già annunciate un forte incremento di treni e trasporto pubblico per raggiungere l’area, possibilità di affittare biciclette all’interno dello spazio del festival, incremento dei punti di riciclo della spazzatura, energia eolica per alimentare i punti di ricarica cellulari, incremento della percentuale di generatori alimentati da biofuel, aumento del numero di tendoni ecologici ad energia solare destinati ai bar e alle esibizioni degli artisti.


Insomma perché non concedersi una vacanza all'insegna della musica e del risparmio energetico?
Fonte: Yeslife

venerdì 24 aprile 2009

Nucleare, spunti e riflessioni


Appena finito di leggere l'articolo sull'Espresso (che ho riportato ieri), ho dato un'occhiata ai commenti che hanno popolato la discussione "torna il nucleare, cosa ne pensi?"
Ecco le cose che emergono:

- La sfiducia totale nei confronti del governo di saper gestire in sicurezza un ritorno al nucleare.

- Le centrali sono "antieconomiche e pericolosissime".
Invece su circa 450 centrali attualmente in servizio nel mondo, l'unico incidente grave che si ricordi è ancora quello di Cernobyl. Al confronto, gli incidenti che hanno riguardato l'industria chimica, siderurgica, aeronautica, mineraria per non parlare dell'edilizia, sono gravi allo stesso modo. Eppure a nessuno è venuto in mente di farne a meno.

- Sul fattore economico, posso dire che attualmente sono in costruzione circa 40 nuove centrali in 14 paesi del mondo: dalla Francia alla Finlandia, dalla Cina alla Slovacchia, dalla Russia al Giappone. E che paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti hanno appunto avviato un "rinascimento" nucleare perché considerano questa fonte indispensabile per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e abbattere le emissioni di gas a effetto serra. Anche paesi notoriamente pacifici e attenti all'ambiente come la Svezia e la Svizzera hanno annunciato la ripresa di investimenti in questo settore. Così come paesi ricchi di petrolio come gli Emirati Arabi e la Libia.

- Altro punto "caldo" è il referendum italiano di 22 anni fa.
Di fatto ha solo abolito alcuni articoli di legge: del resto, non si poteva certo chiedere di votare per l'uscita dell'italia dal nucleare per tutti i tempi a venire. Ricordiamo che i quesiti ai quali gli italiani hanno detto sì erano: Volete che venga abrogata la norma che consente al Cipe di decidere sulla localizzazione delle centrali nel caso in cui gli enti locali non decidono entro tempi stabiliti? Volete che venga abrogato il compenso ai comuni che ospitano centrali nucleari o a carbone? Volete che venga abrogata la norma che consente all’ENEL di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all'estero?

L'Italia è stato l'unico paese europeo a rinunciare a questa fonte, mentre paesi anche più vicini a Cernobyl come la Germania hanno mantenuto il loro parco nucleare di cui continuano ad allungare la vita utile e che genera circa il 30% dell'elettricità tedesca contro lo 0,5% del fotovolatico di cui pure Berlino è leader mondiale.
Prendiamo esempio...

giovedì 23 aprile 2009

Intervista a Pierre Gadonneix, capo di Edf


Trovo molto interessanti le parole di Pierre Gadonneix, un punto di vista francese sull'Italia e la questione del nucleare

Presidente, come sta procedendo il ritorno al nucleare dell'Italia?
"L'Italia, che è stato il primo paese europeo a sviluppare il nucleare, ha dovuto rinunciarvi per l'incidente di Chernobyl e il successivo referendum. In questi anni il Paese ha costruito la sua forza sul gas e sul carbone, ma come tutti i paesi del mondo in questo periodo sta prendendo coscienza di due grandi problemi: la sicurezza degli approvvigionamenti di materie prime e la necessità di ridurre le emissioni di CO2. Entrambi conducono alla riconsiderazione del nucleare".

Che cosa prevedono gli accordi di Edf con il governo italiano?
"I negoziati sono iniziati 4-5 anni fa. Il governo ci propose un partenariato con l'Enel per preparare un eventuale ritorno del nucleare in Italia. Nel 2007 l'accordo è stato confermato da Prodi e un mese fa è stato ulteriormente rilanciato in un summit franco-italiano che ha definito le condizioni di questa collaborazione".

Quali sono queste condizioni?
"Enel detiene il 12,5 per cento della centrale di Flamanville, in costruzione nel Nord della Francia. E l'accordo prevede che possa mantenere questa quota non per questa sola centrale, ma per cinque. Per le prossime, Enel potrà avere accesso alla governance, se lo vorrà, e ha già opzionato la centrale di Penly, sulla Manica. È previsto che per la sua partecipazione Enel possa disporre di una quantità di energia pari al 12,5 per cento della produzione della centrale, che dovrebbe entrare in funzione nel 2017. Ma intanto stiamo anticipando alla società la fornitura elettrica, per permetterle di costituirsi un portafoglio di clienti in Francia. In cambio Enel dovrà consentire a noi di entrare in progetti europei o italiani di pari livello. Che vuol dire progetti nucleari, ma non solo. Anche perché sappiamo che il rilancio del nucleare in Italia non sarà veloce".
Ma secondo lei ci sarà?
"Diciamo che sarebbe logico che ci fosse, e che noi ce lo auguriamo. Ma è una decisione esclusivamente politica nella quale non possiamo entrare".

E se alla fine il nucleare in Italia non si dovesse fare? Che fine farà l'accordo con Enel?
"Attualmente il nucleare in Italia non c'è, ma la nostra partnership procede in modo molto soddisfacente. Enel ha inviato 50 ingegneri a lavorare a Flamanville, tutti di altissimo livello. Siamo estremamente soddisfatti. Per noi l'Italia è un mercato potenziale estremamente interessante, nel quale operiamo del resto già da tre anni attraverso la nostra partecipazione in Edison. Se non si aprirà, potremo comunque collaborare con Enel in altri paesi".

In ogni caso, gli ingegneri dell'Enel intanto fanno esperienza.
"Direi che si formano, è più preciso. Non necessariamente e non solo per lavorare in Italia. Il vostro Paese aveva un enorme patrimonio di competenze sul nucleare, ma l'ha parzialmente perso e ora è costretto a imparare di nuovo da chi invece è andato avanti".

Che altro prevede l'accordo per l'Italia?
"Abbiamo costituito una joint venture con Enel al 50 per cento, con la missione di studiare i progetti per la costruzione di quattro centrali nelle quali noi avremmo una partecipazione e anzi saremmo insieme ad Enel i due principali partner dell'operazione, che sarebbe comunque aperta anche ad altri investitori".

Anche allo Stato?
"Non ho sentito parlare dell'ipotesi che lo Stato italiano sia partner economico della costruzione delle centrali".

Chi le costruirà?
"Nella prima centrale, sarà Edf il leader delle operazioni di costruzione. Per le seguenti, trasferiremo tutta la competenza a Enel. Il nostro partenariato prevede che noi apporteremo le competenze per la costruzione, ma Enel ne apporterà altre, per esempio quella per la scelta dei siti".

In Italia abbiamo diverse centrali nucleari chiuse, da Trino a Caorso, fino a Montalto di Castro. Le nuove centrali si faranno dove già esistono quelle vecchie?
"Probabilmente. Il sito nucleare deve avere solo due caratteristiche: essere vicino a una fonte d'acqua, che può essere un fiume o anche il mare (ne abbiamo fatte diverse sul mare ultimamente) ed essere allacciato alle linee di alta tensione. Quindi è perfettamente possibile che una nuova centrale sia costruita a fianco di altre esistenti, anche termiche. Ma meglio ancora e più veloce sarebbe mettere le nuove centrali a fianco di quelle vecchie, per le quali i siti erano già stati scelti con cura molti anni fa".
Come per esempio Montalto di Castro?
"L'Enel non ha ancora scelto i siti, ma ha al vaglio un elenco e stiamo visitando alcuni tra quelli ritenuti più interessanti".

Siete stati anche a Montalto?
"Sì. Mi ha molto colpito vedere una centrale pronta per essere accesa, e mai messa in funzione".
Si potrebbe rimetterla in funzione?
"No, andrà completamente smantellata, e ci vorrà del tempo. Il nucleare è comunque sempre una scelta di lungo periodo. Dovranno trascorrere ancora dei mesi per capire che piega prenderà il tutto e quali saranno le scelte definitive del governo, perché prima si dovranno creare un sistema legislativo e una regolamentazione in proposito".
Alcuni dicono che non servirà una legge ad hoc.
"In ogni caso ci sarà bisogno di un quadro di regolamentazione che istituisca un'Autorità di sicurezza, indipendente e capace di definire le condizioni per l'approvazione dei diversi progetti".

Sembra una pratica lunga.
"Il governo ha detto che per guadagnare tempo l'Italia si potrebbe ispirare al modello francese. Da noi l'Autorità per la sicurezza del nucleare funziona da anni, si potrebbe semplicemente copiarne la struttura legislativa e regolamentare. È solo un'idea, perché questa chiaramente è una competenza del governo, in cui noi non possiamo entrare. Certo, alcune cose andrebbero modificate in funzione della legislazione nazionale, ma la parte principale della regolamentazione potrebbe rimanere quella, perché l'Autorità italiana sarebbe chiamata a valutare la sicurezza del reattore Epr, che è lo stesso che l'Autorità francese ha già autorizzato in Francia. Questo farebbe risparmiare tempo. Ma anche questa è una scelta politica, in cui noi non possiamo entrare. Da voi il nucleare è un argomento molto sensibile e il governo ne è ben consapevole. Sarà necessario in prima istanza ottenere il parere favorevole dell'opinione pubblica, poi avviare il dialogo con le collettività locali quando si tratterà della scelta dei siti. Ma nucleare vuol dire energia elettrica più a buon mercato, e questo è un buon argomento".

INTERVISTA DI Alessandra Viola - fonte Espresso