mercoledì 27 ottobre 2010

Emilia-Romagna: la regione boccia il nucleare, le aziende lo difendono

Il Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna fa muro contro il nucleare. Nella giornata di ieri è stata approvata una risoluzione del Pd che impegna la Regione a dichiarare indisponibile il territorio alla realizzazione di impianti nucleari. Il provvedimento chiede anche la conclusione dello smantellamento della centrale di Caorso, meglio nota come “Arturo”, la struttura più grande e recente realizzata in Italia. La risoluzione punta, inoltre, all’adozione di un sistema che valorizzi il fotovoltaico e le altre rinnovabili.

La decisione arriva dopo le voci che parlano dell’individuazione di siti per le nuove centrali proprio a Caorso e a Viadana, nel mantovano, ma a pochi chilometri dal confine con l’Emilia.
Bisogna constatare come ancora una volta, pur non essendo stata data nessuna comunicazione “ufficiale”, siano già partite le polemiche, alimentate, come spesso accade, dallo scontro politico. E come di nuovo si rinnovi l’opposizione nucleare - rinnovabili, concepite come alternativa più sicura e “pulita” all’atomo. In questa circostanza la cosa che sorprende di più è, però, un’altra: solo lunedì ben 37 imprese della Regione hanno manifestato il proprio interesse per l’energia atomica nel corso del Supply Chain Meeting, organizzato da Enel, Unindustria Bologna e Confindustria Emilia - Romagna per organizzare la riqualificazione industriale in vista del ritorno al nucleare.

Durante l’incontro, più di una volta si è parlato dell’importanza dell’atomo sotto il profilo economico e occupazionale. Ieri, invece, la Regione ha detto “no” all’ipotesi centrali. Da un lato, quindi, la fiducia in un’opportunità di crescita e di progresso, dall’altra un deciso stop al nucleare. È giusto che ognuno abbia una propria opinione sull’argomento, ma sarebbe anche opportuno che si riflettesse un po’ di più prima di chiudere le porte a una possibilità di sviluppo per la Regione e per tutto il Paese.

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