lunedì 18 ottobre 2010

Proteste e paure infondate: le bufale dell’energia italiana

Ormai è diventata quasi una moda. Appena in Italia si è ricominciato a parlare di nucleare, il numero dei comuni che hanno detto “no” a scorie e centrali è aumentato in maniera esponenziale. C’è di più: sempre più spesso questi comuni chiedono di diventare “denuclearizzati”.

L’ultimo è quello di Jesi, nelle Marche: il partito Sinistra ecologia e libertà locale ha, infatti, chiesto al sindaco di far entrare in vigore un ordine del giorno, approvato nel 2008, in cui impegnava l’amministrazione a installare scritte ai confini comunali, che dichiaravano la stessa città “comune denuclearizzato”. La proposta affonda le radici nel rifiuto del nucleare espresso nel 1987 per via referendaria, che oggi sarebbe stato ignorato dal piano del Governo. Un caso isolato? Nient’affatto: nella vicina Emilia - Romagna, a Castelnovo Monti, provincia di Reggio Emilia, è stata approvata in consiglio comunale una mozione che rende il territorio “indisponibile” ad accogliere impianti o scorie.

Sull’argomento ci sarebbero, però, un paio di osservazioni da fare. Limitandoci solo agli esempi elencati, se nel caso delle Marche la proposta potrebbe essere motivata dall’ipotesi di realizzare una centrale nucleare nei pressi di S. Benedetto del Tronto e un sito nella Vallesina o zone limitrofe per il deposito di rifiuti radioattivi (ipotesi comunque da verificare dato che al momento non c’è nessuna decisione ufficiale), in Emilia-Romagna la situazione è un po’ diversa.

Almeno per il discorso scorie: delle 52 aree individuate dalla lista Sogin per lo stoccaggio dei rifiuti nessuna si trova in quella Regione. La lista parla, infatti, di zone superiori ai 300 ettari e collocate in aree non sismiche, caratteristiche evidentemente non riscontrate in Emilia-Romagna. Il fatto che a sottolinearlo sia un consigliere del Pdl, poi, è significativo: “Le 52 aree geografiche idonee per lo stoccaggio di scorie non prevedono siti nel reggiano – ha dichiarato il consigliere regionale del Pdl Fabio Filippi - e il Governo non ha mai pensato a un'area del nostro territorio, come ben riscontrabile dalla mappa dell'Aiea (l'agenzia Onu per l'energia atomica). Il caso evidentemente è stato montato ad arte da un signor nessuno, particolarmente avvezzo al protagonismo. Una bufala totale».

Oltre ad essere infondate, quindi, queste proteste sono alimentate il più delle volte dalla politica, dimostrazione ulteriore di come il tema nucleare sia spesso utilizzato impropriamente come “arma” nello scontro tra partiti, piuttosto che essere analizzato nei suoi contenuti effettivi. Prima di fare proclami contro il nucleare, sarebbe opportuno, dunque, analizzare accuratamente il problema e soprattutto dare motivazioni serie alla protesta. Innanzitutto per non creare allarmismi ingiustificati, ma anche per evitare che tutto si riduca alla classica propaganda politica fine a se stessa.

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