Energia a modo mio
giovedì 17 luglio 2014
La seconda vita delle bottiglie
Sedici tappi per sedici usi diversi delle bottigliette vuote di Coca Cola. Il nuovo video pubblicato su Youtube dal colosso americano ha lanciato una campagna dalla parte dell'ambiente per dire no all'eccesso di rifiuti e all'usa e getta globale.
Protagoniste sempre le bottiglie anche a Pechino. A inizio anno infatti, la metropoli cinese ha visto la comparsa di alcune biglietterie automatiche che funzionano secondo il principio del Reverse Vending: in pratica è possibile attivare uno sconto sul biglietto dei mezzi pubblici in cambio della raccolta di bottiglie in plastica vuote. Anziché destinarli al cestino dei rifiuti, basta inserire i contenitori Pet nell’apposita biglietteria per ottenere una ricarica della tessera, pari a 7 centesimi di yuan per ognuno. Per viaggiare gratuitamente e coprire quindi il costo di un intero biglietto sono necessarie 15 bottiglie, quantitativo utile a diffondere e incentivare la corretta gestione dei rifiuti domestici.
martedì 15 luglio 2014
Italia "campione del mondo". E non si parla di calcio
L'Italia vince battendo francesi, olandesi e tedeschi. Non si tratta del finalechevorrei# per un mondiale calcistico appena concluso, ma del "Solar Decathlon", la competizione dell'architettura green promossa dal Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti. A salire sul gradino più alto del podio proprio il team azzurro, presentando un edificio con le migliori prestazioni dal punto di vista dell'efficienza, della bellezza e della qualità architettonica.
"E' un successo non solo nostro ma di tutta l'Italia che sa produrre innovazione e bellezza e in particolare del gruppo di imprese di eccellenza che ci ha aiutato a realizzare una casa capace di rispondere alla sfida indicata: vivere in modo più ecologico in città sempre più densamente popolate", commenta Chiara Tonelli, la docente di architettura a Roma Tre team leader della squadra di 40 docenti e studenti che hanno realizzato il prototipo RhOME for denCity. "Abbiamo puntato a costruire non un sogno per pochi, ma un edificio sobrio, che si può replicare a prezzi contenuti, fornisce molta più energia di quella che consuma e stimola attività di vicinato rafforzando la coesione sociale"
venerdì 4 maggio 2012
Bollette su, stipendi giù?
In un momento in cui il costo dell’energia continua ad
aumentare e in cui, complice la crisi economica, in Italia si sta scatenando il
dibattito sugli “stipendi d’oro” di politici e manager pubblici, certe notizie
saltano all’occhio.
Mi riferisco alla raccomandazione che il Tesoro ha fatto a
Enel affinché siano limitati remunerazioni e bonus dei vertici aziendali. In
realtà, la vera notizia non è tanto il monito del Ministero, quanto che Enel
sembra orientata ad accogliere la richiesta. Il che, a mio parere, non è poco.
In particolare, il riferimento è soprattutto ai compensi di
Fulvio Conti, amministratore delegato, di Paolo Andrea Colombo e di Piero
Gnudi, rispettivamente presidente ed ex presidente del Gruppo. Che, ricordo, è
a partecipazione statale per oltre il 30%.
L’azienda ha già fatto notare, attraverso le parole di
Fernando Napolitano – presidente del
comitato remunerazioni di Enel – che gli stipendi in questione sono già “al di
sotto della media” rispetto ai principali competitor italiani ed esteri.
Tuttavia, come ho
detto poc’anzi, l’orientamento aziendale è quello di accogliere le richieste
del Tesoro e rivedere l’ammontare delle buste paga più pesanti. Un’azione
concreta, in linea con l’austerity da più parti invocata ma che fino ad oggi ha
colpito molto più i semplici cittadini che non la classe dirigente. Certamente
non sarà questa mossa a sollevare il bilancio nazionale né a far abbassare le
nostre bollette, ma è comunque un segnale chiaro e, a mio avviso positivo. Nella
speranza che presto anche altri seguano questo esempio.
giovedì 31 marzo 2011
Barack Obama è per il nucleare e le energie rinnovabili
Diminuire di un terzo, nei prossimi dieci anni, l’importazione di greggio dall’estero. Arrivare al 2025 con un’America sempre meno dipendente dall’oro nero, dalle crisi politiche mediorientali, dall’aumento del prezzo del petrolio per guerre e speculazioni varie. Questo uno degli obiettivi di Barack Obama.
Il presidente ha esposto il suo ambizioso programma in un discorso alla Georgetown University. Un’agenda energetica che potremmo definire controcorrente. Non solo perché rilancia gli investimenti sulle energie rinnovabili, ma anche perché, mentre tutto il mondo s’interroga sul destino dell’atomo, fa riemergere con forza l’idea che gli americani debbano puntare sulle centrali nucleari per avere l’energia necessaria per il futuro.
Nonostante Fukushima, nonostante il dramma della centrale atomica giapponese abbia posto quesiti a tutti i governi sulla sicurezza dell’energia nucleare, il presidente americano non cambia la rotta tracciata fin dalla (ormai) lontana campagna elettorale e ribadita in diverse occasioni, ultima delle quali il Discorso all’Unione dello scorso gennaio, quando annunciò l’obiettivo di passare dall’attuale 40% di energia prodotta da fonti pulite all’80% entro il 2035.
E, tra queste, oltre al vento, al sole e all’idrogeno, Barack Obama colloca l’energia nucleare. “Credo nella sicurezza degli impianti americani” - ha detto il presidente alla Georgetown University. E nelle potenzialità dell’atomo, fonte energetica che, nonostante il dramma giapponese, non possiamo togliere dal tavolo”.
Per lui, la priorità è diminuire la dipendenza dal petrolio. Farlo, non solo per evitare di essere appesi agli instabili equilibri del Medio Oriente, ma anche per lasciarsi alle spalle l’incubo della Macchia Nera del Golfo del Messico; le pressioni della lobby del greggio per avere i permessi di trivellazione in paradisi naturali come l’Alaska; per evitare l’altalena del prezzo della benzina, che ora ha raggiunto il quasi record di 3 dollari e 58 al gallone.
Da Panorama
Il presidente ha esposto il suo ambizioso programma in un discorso alla Georgetown University. Un’agenda energetica che potremmo definire controcorrente. Non solo perché rilancia gli investimenti sulle energie rinnovabili, ma anche perché, mentre tutto il mondo s’interroga sul destino dell’atomo, fa riemergere con forza l’idea che gli americani debbano puntare sulle centrali nucleari per avere l’energia necessaria per il futuro.
Nonostante Fukushima, nonostante il dramma della centrale atomica giapponese abbia posto quesiti a tutti i governi sulla sicurezza dell’energia nucleare, il presidente americano non cambia la rotta tracciata fin dalla (ormai) lontana campagna elettorale e ribadita in diverse occasioni, ultima delle quali il Discorso all’Unione dello scorso gennaio, quando annunciò l’obiettivo di passare dall’attuale 40% di energia prodotta da fonti pulite all’80% entro il 2035.
E, tra queste, oltre al vento, al sole e all’idrogeno, Barack Obama colloca l’energia nucleare. “Credo nella sicurezza degli impianti americani” - ha detto il presidente alla Georgetown University. E nelle potenzialità dell’atomo, fonte energetica che, nonostante il dramma giapponese, non possiamo togliere dal tavolo”.
Per lui, la priorità è diminuire la dipendenza dal petrolio. Farlo, non solo per evitare di essere appesi agli instabili equilibri del Medio Oriente, ma anche per lasciarsi alle spalle l’incubo della Macchia Nera del Golfo del Messico; le pressioni della lobby del greggio per avere i permessi di trivellazione in paradisi naturali come l’Alaska; per evitare l’altalena del prezzo della benzina, che ora ha raggiunto il quasi record di 3 dollari e 58 al gallone.
Da Panorama
mercoledì 23 marzo 2011
Stress test per le centrali europee
In seguito all'incidente nella centrale giapponese di Fukushima Daiichi, l'Unione Europea ha deciso di procedere a nuovi controlli di sicurezza sulle proprie centrali: nei 143 reattori in attività nell'Unione Europea saranno condotti "stress test", cioè verifiche per valutare la resistenza degli impianti in condizioni estreme. Gli stress test sono stati al centro del consiglio straordinario dei ministri dell'energia dei 27 Paesi membri, il 21 marzo a Bruxelles.
La proposta dei test è venuta dal commissario europeo all'energia Günther Oettinger e ha ricevuto l'apprezzamento di tutti i Paesi: «Per il momento tutti i Paesi hanno detto che parteciperanno, perché è interesse di tutti», ha dichiarato Oettinger.
Non è stato però raggiunto un accordo sull'obbligatorietà dei test, che saranno dunque facoltativi. Oettinger si è detto però ottimista sulla possibilità che tutti gli Stati membri intraprendano i test nella seconda metà del 2011.
I criteri in base a cui eseguire i test non sono stati ancora stabiliti, a causa delle profonde differenze tra i singoli Paesi sia dal punto di vista delle politiche nucleari, sia per quanto riguarda le tipologie degli impianti.
«Tutti mirano a standard comuni di sicurezza per minimizzare i rischi. Nelle prossime settimane, i Paesi membri e la Commissione elaboreranno un elenco dei criteri generali per la sicurezza con cui andremo nelle 143 centrali nucleari dei Paesi dell'Unione Europea per le verifiche», ha affermato Oettinger, esprimendo l'auspicio che i controlli siano effettuati anche nelle centrali dei Paesi confinanti con l'Unione Europea, come la Svizzera e l'Ucraina.
Gli aspetti relativi alla sicurezza dovranno comunque comprendere la progettazione dei diversi modelli di reattori, la loro durata di vita, i sistemi di emergenza, la resistenza a terremoti, inondazioni, attacchi terroristici e addirittura impatti di aerei.
Al termine dell'incontro il presidente del Consiglio energia, il ministro ungherese Tamás Fellegi, ha ricordato l'importanza cruciale dell'informazione al pubblico e della trasparenza: «La comunicazione è parte integrante della politica energetica. Tutto quanto facciamo in questo campo deve essere trasparente, i cittadini devono essere informati sulla situazione reale, perché mantenere la fiducia è importante non solo a livello di singoli Paesi ma a livello europeo: i rischi potenziali non si fermano ai confini».
Nuclear News
La proposta dei test è venuta dal commissario europeo all'energia Günther Oettinger e ha ricevuto l'apprezzamento di tutti i Paesi: «Per il momento tutti i Paesi hanno detto che parteciperanno, perché è interesse di tutti», ha dichiarato Oettinger.
Non è stato però raggiunto un accordo sull'obbligatorietà dei test, che saranno dunque facoltativi. Oettinger si è detto però ottimista sulla possibilità che tutti gli Stati membri intraprendano i test nella seconda metà del 2011.
I criteri in base a cui eseguire i test non sono stati ancora stabiliti, a causa delle profonde differenze tra i singoli Paesi sia dal punto di vista delle politiche nucleari, sia per quanto riguarda le tipologie degli impianti.
«Tutti mirano a standard comuni di sicurezza per minimizzare i rischi. Nelle prossime settimane, i Paesi membri e la Commissione elaboreranno un elenco dei criteri generali per la sicurezza con cui andremo nelle 143 centrali nucleari dei Paesi dell'Unione Europea per le verifiche», ha affermato Oettinger, esprimendo l'auspicio che i controlli siano effettuati anche nelle centrali dei Paesi confinanti con l'Unione Europea, come la Svizzera e l'Ucraina.
Gli aspetti relativi alla sicurezza dovranno comunque comprendere la progettazione dei diversi modelli di reattori, la loro durata di vita, i sistemi di emergenza, la resistenza a terremoti, inondazioni, attacchi terroristici e addirittura impatti di aerei.
Al termine dell'incontro il presidente del Consiglio energia, il ministro ungherese Tamás Fellegi, ha ricordato l'importanza cruciale dell'informazione al pubblico e della trasparenza: «La comunicazione è parte integrante della politica energetica. Tutto quanto facciamo in questo campo deve essere trasparente, i cittadini devono essere informati sulla situazione reale, perché mantenere la fiducia è importante non solo a livello di singoli Paesi ma a livello europeo: i rischi potenziali non si fermano ai confini».
Nuclear News
giovedì 10 marzo 2011
Romani e Conti accelerano sul nucleare
La crisi libica e l'impennata del petrolio riportano la necessità di diversificare le fonti di energia al centro del dibattito. E rilanciano la necessità del nucleare, in Italia osteggiato, ma allo stato attuale uno dei migliori modi per sfuggire alla dittatura dell'oro nero. Ieri l'ad di Enel Fulvio Conti ha ribadito la necessità di non mollare i progetti italiani per il ritorno dell'atomo. «L'Italia non è fuori tempo massimo per vedere la prima centrale nucleare realizzata entro il 2020: ma da adesso in poi, per raggiungere l'obiettivo, non sarà più possibile indugiare e bisognerà stringere sia sull'Agenzia per la sicurezza che sugli adempimenti amministrativi» ha detto Conti, davanti alla Commissione Bilancio della Camera. L'ad del gruppo elettrico ha anche messo però qualche paletto. «Se entro fine anno sarà completata la parte amministrativa e ci sarà la piena funzionalità dell'Agenzia per la sicurezza nucleare sarà ancora possibile avere la prima centrale entro il 2020, come previsto», ha spiegato Conti, assicurando quindi che «nonostante il ritardo accumulato, non siamo fuori tempo massimo». Certamente, gli adempimenti da portare a termine non sono pochi. E proprio ieri il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ha parlato di «accelerata», ricordando che è stato approvato il regolamento per la scelta dei siti per recepire la recente sentenza della Corte Costituzionale che coinvolge le Regioni: «Gli operatori chiederanno alle Regioni la possibilità di individuare il sito e le Regioni, con il ministero e l'Agenzia, diranno se quel sito va bene o male», ha spiegato il ministro. È proprio questo il tema su cui concentrarsi l'anno prossimo, ha sottolineato Conti, secondo cui, per rispettare la tabella di marcia, è vitale che gli iter autorizzativi partano entro il 2012.
Fonte - Il Tempo
Fonte - Il Tempo
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